La crisi delle grandi famiglie di Ezio Mauro

La crisi delle grandi famiglie AL CONGRESSO SI SONO SPACCATI I DUE BLOCCHI STORICI DELLA PC (POROTEI E FANFANIANI) La crisi delle grandi famiglie Cadute le tradizionali etichette, già si prevedono tre soli grandi gruppi: una sinistra con l'area Zac; una destra con Forlani e i suoi sostenitori; e un centro, un supergruppo con Piccoli, Andreotti e Fanfani HOMA — «Ci siamo — dice Roberto Mazzotta guardandosi attorno —; come t Buddenbrook dopo la crisi della Borsa, le grandi famiglie stanno crollando'. Nella de, le grandi famiglie sono i fanfaniani e i dorotei: e questo è il congresso della loro crisi, con divisioni, spaccature, lamenti sotto gli occhi di tutti. Fanfani è da una parte, Forlani dall'altra. Piccoli pilota Gava e Gaspari su De Mita, ma Bisaglia alza anche lui una ban diera dorotea e la porta nel campo di Forlani. I due grandi blocchi storici si spaccano a metà e i delegati, in platea, assistono disorientati alla duplicazione delle parole d'ordine, al raddoppio del richiami di scuderia, alla moltiplicazione delle vecchie etichette di corrente. , «£' un gran brutto giorno, un giorno doloroso — geme Giampaolo Cresci, fedelissimo di Fanfani, dopo aver constatato che il professore e Forlani hanno ormai imboccato due strade diverse —. Dopo trenfanni, la famiglia si divide e il figlio maggiore se ne va. Per noi è un trauma. Ma io preferisco seguire il vecchio padre e le sue ìntuisioni piuttosto che il pragmatismo del figlio». Ma è una brutta giornata anche per gli altri, gli uomini di Forlani, che si sentono traditi da AmintoreFanfani. «La scelta di votare per De Mita è una tipica impennata fan faniana, uno scarto da cavallo di rossa, che però questa volta ha spaccato la corrente — si lamenta Rodolfo Tambroni, sottosegretario alle Finanze, che ha deciso di seguire Forlani —. Domenica notte, siamo rimasti fino alle due riuniti al Parco dei Principi, e alla fine Fanfani ha assicurato che avrebbe appoggiato l'Arnaldo. Se dovessero nascere difficoltà, ha aggiunto, ci riconvocheremo e discuteremo ancora. Poi, stamattina, ecco la sua uscita e la scelta di passare dalla parte di De Mita. Faccia pure, ma se riconvocherà la corrente, per la prima volta io non ci andrò più. E' una rottura dolorosa, dopo trenfanni: ma tra il rispetto per il professore e l'affetto per l'Aryicldo, io scelgo Forlani». «Basta guardarli in faccia, per capire che i fanfaniani sono sotto shock, eppure la spiegasene dì questa spaccatura è semplice — aggiunge Gianni Prandini, che con il suo due e mezzo per cento dei voti si è schierato con Forlani —. Qualche volta, capita che i re non si accorgano che è il momento di abdicare, o almeno di organissare la successione. E allora, succede che i principi ereditari scappino con il trono e con tutta la corte». Invecchiamento dell'oligarchia? Guerra di successione? Lotta di corte per il potere? In realta, la spiegazione della crisi delle grandi famiglie è più semplice, e meno sugge stiva!- «^(l'origine delle<spac catare ci sono divaricazioni di [ linea politica, ormai inconci¬ liabili», spiega Andrea Borruso, che ha vissuto dalla parte di Piccoli la scissione dorotea. Due anni di esperienza a piazza del Gesù hanno convinto Piccoli che non si può governare il partito e collaborare con 11 psi lasciando Andreotti e la sinistra fuori dalla stanza del bottoni, svincolati da obblighi e da responsabilità. Una strategia che Blsaglia non condivide, per preoccupazioni di coerenza di linea politica, e che ha portato alla divisione delle truppe. «Noi starno tranquilli — confida Antonio Gava, il regista di tutte le operazioni dorotee —; con Piccoli sicuramente più della metà della corrente doroteavoterà per De Mita». Ma giù dal catino del Palasport, dove si muove ormai allo sbando una platea di delegati sottoposta a spinte e controspinte, richiami e contrordini, salgono al vertice segnali di ribellione. Saltato il vecchio ordine delle correnti è difficile ricostituirne un altro. CI sono fanfaniani che ancora non sanno se rimarranno con il professore o daranno la loro delega a Forlani, e nessuno oggi — nemmeno i luogotenenti disorientati — è in grado di fare un conteggio preciso sul voti della corrente. Ci sono dorotei che entreranno in lista con Piccoli per il Consiglio nazionale, ma poi voteranno dove batte 11 vecchio cuore moderato del doroteismo, e con Bisaglla diranno, no a De Mita per Forlani. E' il caso di mezzo Piemonte doroteo, quello che fa capo a Sarti e Mazzola: «Noi stiamo con Piccoli — spiega Mazzola —. Ma da quando Forlani ìia deciso di candidarsi, non abbiamo avuto dubbi: chiediamo di essere liberi, e di poter votare per lui». La crisi delle grandi famiglie genera questa domanda di libertà: «Saltano i vecchi steccati — spiega Rolando Plcchlonl, colombiano —, e vengono alla luce altre divisioni, nascoste sotto la superficie del partito: quelle tra i bramini e i paria della de, sempre più difficili da controllare». «In fondo, è proprio questa la ragione della crisi dei dorotei e dei fanfaniani — racconta il ministro Enzo Scotti —; la base non ubbidisce più a scatola chiusa, soprattutto quando mancano i capi carismatici, e le correnti non riescono più a trasmettere ordini, impulsi e vincoli agli iscritti, come un vecchio flipper impassito». «Non solo — aggiunge un altro andreottiano, Paolo Cirino Pomicino —: le due grandi case dorotea e fanfaniana hanno retto finché avevano una linea politica da sostenere (il centrosinistra) o da combattere (la solidarietà nasionale), e fincliè potevano gestire il grande potere della de. Oggi manca tutto: non c'è una linea politica precisa, e si è dissolto il potere. Così, eccoli saltare in aria». Sarà vero? Oppure siamo davanti ad una semplice moltiplicazione dei capi, e dopo il Congresso avremo due correnti dorotee, e due tronconi del vecchio ceppo fanfania- no? «Storie — assicura Antonio Gava —. Siamo davanti a una scomposislone dei vecchi equilibri, e a una nuova, più ampia ricomposisione. La nuova de, dopo il Congresso, avrà meno etichette, e tre soli grandi gruppi: una sinistra, con l'area Zac; una destra, con Forlani e i suoi sostenitori; e un centro, dove ci saremo noi, un supergruppo con Piccoli, Andreotti e Fanfani». Muore il dorotetsmo, dunque, non muore la vecchia abitudine di rincorrere e occupare il centro del partito, perché di 11, secondo l'ipotesi dorotea, si governala de. Ezio Mauro CITTA' DEL VATICANO — Un corteo silenzioso di protesta, cui hanno partecipato oltre 1100 dipendenti laici, si è svolto ieri sera in Vaticano. E' la prima volta che ciò avviene nella storia del piccolo Stato.

Luoghi citati: Piemonte