Simone Weil, l'intellettuale che cercò la verità alla catena di montaggio

Simone Weil, l'intellettuale che cercò la verità alla catena di montaggio Nell'opera della scrittrice francese tutti i conflitti di un'epoca Simone Weil, l'intellettuale che cercò la verità alla catena di montaggio E9 venuta l'ora di Simone Weil? Non una sconosciuta, certo, però affidata sui qui a Iniziative sporadiche presso vari editori: dalle lontane traduzioni di Comunità, affidate a Franco Fortini, ad altre più recenti presso Boria, Rusconi, GribaudL L'impegno, ora preso da Adelphi, e di ottimo auspicio e ripropone al pubblico una figura meritevole non solo di letture, ma di Ìntime riflessioni: una povera donna turbata, un'eroina ferma, una pensatrice acutissima. E' in fondo più facile sintetizzare la vita della Weil in qualche formula personale, spigolando nei numerosi fogli dei suoi manoscritti, anziché percorrerne le tappe esteriori, per quanto intense e anch'esse sintomatiche. Quando volle essa stessa, negli ultimi mesi della sua esistenza, esporla all'amico padre Perrin, lo fece attraverso una «autobiografia spirituale» eh'è traccia più efficace di qualsiasi delle biografie successive, quelle rapide di Marie-Magdalelne Da vy o quella più ampia della compagna di scuola Simone Pétrement (si veda anche la recente italiana Simone Weil, biografia di un pensiero, a cura di Gabriella Fiori, edizioni Garzanti); per non dire delle testimonianze del Perrin o del Thibon, in cui è il tranquillo tormento ulteriore della Weil a dispiegarsi nelle ore più tese, quelle in cui si addensava la carica esplosiva di un temporale, per poi risolversi da capo in una bonaccia inquieta. L'incontro della Weil col padre domenicano JeanMarie Perrin e col filosofo Gaston Thibon avvenne infatti nell'estate del 1941, a Marsiglia, in una Francia percorsa dal nazisti, fra un turbine di progetti, esperienze e ricapitolazioni; in quelle convulsioni che prendono le persone come la Weil presaghe inconsciamente dell'imminenza della resa dei conti. Discussioni interminabili e scritture febbrili si alternavano al lavoro di vignatola e all'ansia di una lotta da intraprendere contro 11 mostro di un invasore che sfigurava il volto non solo della Francia, ma il volto umano. La Weil aveva allora trentadue anni. Nata a Parigi nel 1909 da genitori ebrei di buona borghesia, era stata una ragazza d'ingegno precoce e d'immediate difficoltà psicologiche. Da piccola rifiutava di essere abbracciata da estranei e avrà poi sempre orrore di poter essere oggetto di qualche desiderio; aveva complessi verso la vigorosa intelligenza del fratello maggiore, André, gran¬ de matematico, e sfiducia nella propria; mentre era dotata allora di una notevole attrattiva anche fisica e a dodici anni affrontava Pascal, a quindici otteneva il baccalaureato in filosofia ed entrava nel Lycee Henri IV. LI 11 suo primo incontro con un' maestro libero, concreto e frammentario come Alain e l'Inizio della militanza comunista. Ma non è solo l'acume intellettuale a impressionare o turbare i maestri, i successivi colleghi alla Scuola Normale e poi gli scolari negli anni d'insegnamento: sono piuttosto il suo rigore e la sua intransigenza morale. L'orrore della violenza, il rifiuto dell'Ingiustizia, il disdegno dell'incoerenza saranno le forze brucianti, l'impegno e il tormento di questa breve vita, l'eroismo di questa creatura fragile e sola, afflitta da emicranie fortissime, spasimante sui testi greci più impervi, sulle scritture ebraiche e sanscrite, su problemi ardui o insolubili, e prostrata da tentativi materiali per lei impossibili. Mentre vegliava sui frammenti dei presocratici, sui tragici greci e su Platone, sulla Bhagavad Gita e sulle Upanisad, organizzava gruppi sindacali a Le Puy e marce di minatori a SaintEtienne: mai alla loro testa ma, come scrive in una lettera di quei tempi alla Pétrement, «nei ranghi, come soldato». Anche questo, di confondersi con le masse, di annullarsi e sparire agli occhi del mondo, è tutto suo. Cosi il desiderio di sperimentare la condizione più umile e infelice, in un'abiezione che contrastava anche con la sua esiliti-, fisica, la spingerà poco dopo a lasciare l'Insegnamento per cercare un lavoro In fabbrica: prima, nel dicembre del '34, alle presse dell'Alsthom di Parigi, poi, a giugno, presso la Renault, fino allo stremo delle lacri¬ me e delle forze. E cosi pure parteciperà, sempre più goffa e martoriata. al!a gusi-ra civile spagnola tra gli anarchici, rientrando ben presto a Parigi a far la pacifista. Nella primavera del '37 compie un viaggio in Italia, e nella piccola chiesa risila Porziuncola, in quella «disadorna purezza» si sente per la prima volta costretta a piegarsi in ginocchio; l'anno dopo, durante la settimana santa a Eolesmes toma a subire il fascino delle cerimonie cattoliche e del canto gregoriano; più tardi parlerà di qualcosa che sfiora la estasi mistiche tereslane. Ma si arresterà sempre, fino Simone Weil dodicenne

Luoghi citati: Adelphi, Francia, Italia, Marsiglia, Parigi