Chi ha paura di Darwin? di Piero Bianucci

Chi ha paura di Darwin? A un secolo dalla morte continuano le polemiche sull'eredità del grande scienziato Chi ha paura di Darwin? Abbiamo intervistato Giuseppe Montalenti, biologo, presidente dell'Accademia dei Lincei: «Del lavoro di Darwin rimane l'architettura generale e soprattutto il suo fondamento, il concetto di selezione» «I creazionisti non offrono alcuna alternativa, i loro veri interessi sono politici. Per questo Reagan li appoggia» «Dalla teoria dell'evoluzione sono nate l'etologia, l'ecologia e alcune idee della sociobiologia». ROMA — Charles Dar- ' win moriva d'infarto un secolo fa, il 19 aprile 1882. Ebbe solenni funerali religiosi, dopo essere stato considerato un eretico che aveva fatto uomo non a somiglianza di Dio, ma della scimmia. Pare che la consorte del vescovo protestante di Worcester, appresa la teoria evoluzionistica del grande naturalista inglese, abbia osservato: -Speriamo che l'origine scimmiesca non sia vera. E se lo fosse, almeno non si sparga la voce». Ola allora Darwin non lasciava Indifferente nessuno. Suscitava o ammirazione o disprezzo, aveva apostoli o denigratori. Successe anche in Italia, dove la prima conferenza sull'evoluzionismo fu tenuta nel 1884 dallo zoologo De Filippi, professore all'Università di Torino, e le opere darwiniane furono tempestivamente tradotte da Michele Lessona per l'Unione Tipograflco-Editrice Tori- ' nese. Anzi, in Italia ne fu scosso persino il mondo letterario. Il Tommaseo si scatenò In un libello contro la «Zieta novella» che metteva -gli italiani alla pari non solamente coi Russi e gli Ottentotti, ma con le scimmie»; Giacomo Zanella, pur reazionario, cedeva invece in ritmici senari al fascino di una conchiglia fossile e alla vertigine dei tempi geologici: «occulto nel fondo I d'un antro marino I del giovane mondo I vedesti il mattino; i vagavi co' nautili, i co' murici a schiera; i e l'uomo non era». A un secolo di distanza anche la teoria dell'evoluzione si è evoluta, nuove discipline scientifiche, come la genetica, la biologia molecolare, l'etologia e l'ecologia, hanno portato spiegazioni e conferme (ma anche interrogativi), e abbiamo dati paleontologici enormemente più ricchi di quelli noti nell'Ottocen-; to. La teoria è-tanto cre^ soluta e si è cosi ramificata, che ormai possiamo quasi considerare Darwin una figura minore del darwinismo. Eppure proprio oggi si assiste ad un revival del creazionisti, nuove crociate vengono bandite contro Darwin e lo stesso presidente Reagan ha preso il posto del Tommaseo schierandosi apertamente con gli oppositori dell'evoluzione. Dunque: In che cosa consiste l'eredità più valida e importante di Darwin? Che cosa rimane di Darwin nel darwinismo moderno? Che bilancio si può trarre di cent'anni di ricerche e di polemiche? In camice bianco, 78 anni portati giovanilmente, nel suo piccolo studio al secondo piano dell'Istituto di genetica dell'Università di Roma, risponde a queste domande Giuseppe Montalenti, presidente dell'Accademia del Lincei, biologo di fama internazionale, curatore per Borlnghlerl de L'origine delle specie, autore per Einaudi del saggio L'evoluzione di cui sta per uscire la sesta edizione aggiornata, e ora di un volume divulgativo su Darwin che sta uscendo dagli Editori Riuniti nel «-Libri di base» (160 pagine, 4000 lire). •Del lavoro di Darwin — dice Montalenti — rimane in piedi l'architettura teorica generale, e specialmente il suo fondamento, cioè il concetto di selezione naturale. La selezione naturale è stata confermata ampiamente, direi che è stata persino misurata in laboratorio. La genetica ci ha dato un potente mezzo di verifica del darwinismo. Nel 1944 Lurìa e DelbrUk hanno dimostrato la sopravvivenza dell'organismo più adatto studiando la discendenza di una colonia di batteri Escherichia coll attaccata con antibiotici. Sopravviveva im bai-- • ~térì&fàcentó~fótlidhiì4t&~batterio che subiva una mutazione genetica capace di renderlo resistente all'antibiotico. •Altre prove famose vengono dalla falena della betulla: la specie scura, detta metanica, si afferma nelle aree industriali, dove sugli alberi si deposita fuliggine, per cui la falena scura risulta avvantaggiata nel mimetismo. O dalla Drosophila dell'America Meridionale. Ma ciò che conta è che rimane valida la struttura complessiva dell'evoluzionismo, la sua rivoluzionaria concezione del mondo, la sua capacità di interpretare globalmente la storia delle forme viventi dall'origine, tre miliardi di anni fa, ad oggi». — Quali sono Invece gli errori di Darwin? «Più che di errori si può parlare di lacune dovute al livello di conoscenze del suo tempo. Nell'epoca di Darwin non si sapeva nulla di genetica. La scoperta di Mendel, pur essendo del 1866, è stata conosciuta solo all'inizio del Novecento. Darwin ha tentato una sua teoria genetica, detta della pangenesi, che più tardi si è dimostrata sbagliata. E poi all'epoca di Darwin si avevano idee molto vaghe nella datazione dei fossili, mentre oggi con il metodo degli isotopi radioattivi disponiamo di un calendario paleontologico molto preciso. Anche le leggi della variabilità genetica erano completamente sconosciute a Darwin e questo non po teva che produrre lacune nella sua teoria, lacune di cui peraltro Darwin era consapevole». — Che cosa ribatterebbe Darwin a Reagan e al creazionisti? «Direbbe che questo è un atteggiamento deplorevole. I creazionisti proclamane la loro fedeltà letterale al racconto biblico, ritengono che tutto sia stato creato imeno di dteciml^ajmL'fa, "mentre abitiamo provelK-' dubitabili che l'età della Terra e delle specie viventi si misura a centinaia di milioni di anni. Rifiutano di prendere in considerazione tutti i documenti fossili. Negano l'evoluzionismo, ma non offrono alcuna interpretazione alternativa. Direi che questi movimenti, più che da motivi religiosi, sono ispirati da interessi politici. Sono una forma radicale di conservatorismo. Reagan si è schierato con i creazionisti perché sono numerosi in California, la sua tradizionale riserva dì voti». — Che ne pensa del recente antldarwinismo Italiano espresso su basi scientifiche da Giuseppe Sermontl? •Anche questo antidarwinismo non offre un'alternativa. Si appiglia sempli- i {'I ': fi-. ■ ITI** ' cernente ad alcuni problemi aperti dell'evoluzionismo». — Vede un collegamento tra 11 creazionismo e il principio antropico, Invocato da alcuni fisici per sostenere che tutta la natura è finalizzata all'uomo? •Direi che in entrambi i casi si tratta di argomentazioni di carattere filosofico e non scientifico. I creazionisti però sono più grossolani. Il loro cavallo di battaglia è costituito dai cosiddetti "anelli mancanti" nella catena dell'evoluzione. Dimenticano che moltissimi di questi anelli sono stati ricostruiti da Darwin in poi. Basti pensare die al tempo di Darwin si conosceva solo l'uomo di Neanderthal, ritrovato nel 1856. Oggi abbiamo reperti umani molto più antichi: e i più remoti vengono dall'Africa, proprio come aveva intuito Darwin». — Ritiene che oggi per la Chiesa esista un «caso Darwin»? •La Chiesa non ha mai preso una posizione ufficiale, ma come sappiamo ha a lungo osteggiato l'evoluzionismo in chiave deista di Theilard de Chardin. Non per niente Giancarlo Vigorelli lo ha definito "il gesuita proibito". Oggi tuttavia la Chiesa ammette l'evoluzione, ma come il' manifestarsi di un principio divino che ha predisposto tutta la catena di eventi approdata all'uomo. Naturalmente questa è una questione di fede, su cui la scienza non fui nulla da dire». — Darwin si rendeva conto delle Implicazioni etiche e filosofiche del suo lavoro? •Certo, tante vero che ha sofferto molto l'elaborazione della sua teoria. E' come confessare un omicidio, dice ad un amico. Sua moglie era credente, lui stesso era in fondo un deista, anche se una volta si è definito agnostico. Per formazione, poi, era tutt'altro che un rivoluzionario. E' stato, scientificamente, rivoluzionario suo malgrado». — Vede un rapporto tra Darwin e la sociobiologia di Wilson? •Sema dubbio. Alcune idee soclobiologiche sono già anticipate da Darwin nel libro L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, del 1872. Ma anche l'etologia e l'ecologia nascono con Darwin ». — Che cosa si può dire dell'uso politico che è stato fatto del darwinismo, sia a destra sia a sinistra? •Ha fatto più male che bene. Il darwinismo sociale ha cercato di giustificare il capitalismo, il razzismo e persino le idee naziste. Ha ragione l'economista Achille Loria, che nega la possibilità di trasferire alla società il principio dell'evoluzione, perché l'uomo oltre al patrimonio genetico si evolve grazie alla trasmissione del patrimonio culturale, che ha ormai scavalcato la semplice evoluzione biologica, fondando l'etica». — E I rapporti con Marx? •Certo Marx offri a Darwin la dedica del secondo volume del Capitale, ma esistono dubbi sull'autenticità della lettera con cui Darwin avrebbe respinto questo omaggio. Marx ed Engels hanno apprezzato del darwinismo soprattutto il fatto di sottrarre l'uomo al disegno divino e di proporre una visione storica anche per la biologia». — Darwin scrittore è paragonabile a grandi prosatori scientifici come Galileo, Freud, Jung? •Darwin scrittore è molto chiaro, ma anche piuttosto piatto e pesante. Meglio di lui sono Huxley e Wallace. Consiglio però di leggere le opere di Darwin, magari incominciando dall'autobiografia: sono una scuola di rigore, di severità culturale». — A che punto è il problema dell'origine della vita? C'è speranza di trovare questo che è 11 primo anello della catena biologica? •Ci avviciniamo. Oparin, Miller e ora Ponnamperuma hanno dato importanti contributi. Ormai sappiamo che la vita risale a ben tre miliardi e mezzo di anni fa. Allora le condizioni erano molto diverse. Il grande problema è capire come è avvenuto il connubio tra le proteine primordiali e gli acidi nucleici. Il traguardo è lontano, ma la strada è individuata». Piero Bianucci Charles Darwin

Luoghi citati: Africa, America Meridionale, California, Darwin, Italia, Roma