Non erano brava gente gli italiani colonialisti in Etiopia
Non erano brava gente gli italiani colonialisti in Etiopia Crudeltà e corruzione nell' «impero fascista» Non erano brava gente gli italiani colonialisti in Etiopia CONFESSO di aver avuto un momento di perplessità quando ho avuto fra le mani il terzo volume (e ne manca ancora uno) dell'opera che Del Boca ha dedicato agli italiani in Africa Orientale. Circa 600 pagine, questa volta su La caduta dell'impero. Ebbene, se si hanno simili perplessità, non resta che buttarsi nella lettura. E' allora che si vede se 1 libri si fanno o meno leggere, indipendentemente dal numero delle pagine. A lettura conclusa, debbo dire che per me si è trattato di uno del libri più appassionanti che ho avuto modo di prendere in mano da tempo. L'interesse dell'argomento non ha bisogno di essere sottolineato. Il fascismo puntò sull'Etiopia molte fra le sue carte migliori, grandissime risorse, la gran parte del suo prestigio nel tentativo di prolungare quel consenso veramente di massa che la conquista aveva ad esso conferito. Ora abbiamo a disposizione il primo serio bilancio storiografico che ci mostri come quel capitale fu speso e perduto. ** Il volume di Del Boca si divide in due parti: la prima riguarda la costruzione dell'impero dopo la conquista; la seconda affronta la guerra e il crollo. Bisogna anzitutto ricordare che il periodo della costruzione «difficile» dell'impero fu straordinariamente breve: dal maggio '36 al giugno '40. Un pugno di anni, che pe¬ diale. Ci troviamo di fronte a fatti tanto gravi è di cosi ampia portata da far vedere come l'italiano in divisa sia stato, quando si trovò In condizioni di forza, in tutto alla pari della ferocia nazista. Il racconto che l'autore fa della repressione messa indiscriminatamente in atto dopo l'attentato a Oraziani 11 19 febbraio '37 con diverse migliaia di uccisi pei vendicare Oraziani stesso ferito, sette italiani morti e una cinquantina di feriti, è tale da' suscitare un senso profondo di orrore. E si tratta di un esempio fra molti. Ed ecco il commento di Del Boca: -L'Italia fascista ha fatto un saffo di qualità. Adesso non c'è consuetudine, legge o giudizio morale che la freni. Se non altro, l'impero di Etiopia si sta rivelando uno straordinario laboratorio, dove un popolo cosiddetto civile sperimenta l suoi istinti più bassi e le tecniche del genocidio». Anche l'Etiopia, come già la Libia, fece fantasticare 1 colonialisti circa ricchezze che erano solo immaginazione (sebbene l'Etiopia avesse le sue reali potenzialità). Quello di offrire una vasta zona di popolamento al contadini italiani specie meridionali si rivelò subito un mito, caduto a causa delle grandi risorse necessarie agli insediamenti. Ciò nonostante, l'Etiopia diventò una terra quasi promessa per le famiglie di funzionari, ufficiali, magistrati, ecc., che riuscirono a vivere molto al di sopra di quel ,che avrebbero potuto fare in Italia. EI profittatori e i corrotti non mancavano naturalmente, tanto da far scrivere al ,duca d'Aosta, secondo viceré dopo Grazlaal, nel suo diario: «/ ribelli etiopici sono dei poveracci a confronto del profittatori del regime. I veri briganti sono quelli che Mussolini ha vicino a sé». Eppure il regime fece straordinari Investimenti soprattutto nella rete stradale (superiori — nota l'autore — a quelli mal fatti in qualsiasi regione arretrata o disastrata italiana), che per un. verso furono motivo di speculazioni di ogni genere e per l'altro non poterono dare frutti ai colonizzatori. I criteri che Mussolini e il suo ministro Le ssona imposero prima a Oraziani e poi ad Amedeo d'Aosta (di cui Del Boca apprezza la conoscenza dei problemi africani e lo spirito di moderazione) furono da uh lato la divisione etnica dell'Impero e dall'altro 11 rifiuto di governare almeno in parte attraverso la mediazione dei capi sottomessi e collaborazionisti. Il capitolo sulla legislazione razziale è motivo di pena e di ridicolo (Del Boca ricorda come spesso a fronte di poveri italiani piccoli e malandati stessero indigeni bellissimi e superbi). ** La guerra mondiale vide gli Italiani cedere In molte occasioni ad inglesi niente affatto superiori per forze. Cosi da suscitare 11 disprezzo dei vincitori. Eppure, quando trovarono capi come 11 generale Nasi, le truppe italiane seppero combattere a loro volta molto coraggiosamente, come a Che'ren o a Gondar. Occo: rj ancora ricordare almeno la figura del Negus Halle Selasslè. Abbandonato dalla Società delle Nazioni e dagli inglesi, nei momenti più cupi cercò anche vie di un possibile compromesso con Mussolini, Tornato sul trono, mostrò di saper essere verso 1 vinti italiani non solo umano, ma anche lungimirante distinguendo fra fascismo e lavoro italiano. Massimo L. Salvador! Angelo Del Boca: Oli Italiani In Africa Orientale. La caduta dell'Impero, Laterza, XI-618 pagine, 38.000 lire. rò bastarono a riempire intensamente la scena. Anzitutto vi fu la repressione fascista, dura, implacabile contro i molti focolai di resistenza, che non vennero mai meno fino a ricongiungersi con la guerra mon¬
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