Un pezzo di America nella vita del patriarca Huston di Sandro Casazza

Un pezzo di America nella vita del patriarca Huston L'autobiografia del regista Un pezzo di America nella vita del patriarca Huston E9 rittscito a costruirsi anche il volto di Hemingway, ma i miti e gli amori dell'amico scrittore li ha sempre condivisi e vissuti, fin da ragazzo. John Huston, leone della vecchia generazione di Hollywood, ha settantacinque anni compiuti. La barba ispida e bianca incornicia una maschera raggrinzita di rughe profonde, su un corpo imponente. Ha costruito il suo rifugio a Las Caletas in Messico, nella riserva indiana dei Chacala. Una casa piena di libri, di whisky, di animali, dove può approfondire il suo amore filosofico per il mare e per la natura selvaggia, esplorare i tanti ricordi nelle pause che il lavoro del cinema gli consente. E dove può riordinare le memorie di una vita avventurosa raccolta nei trentasei capitoli dell'autobiografia, pubblicata ora anche in Italia, «John Huston, cinque mogli e sessanta film» (Editori Riuniti, 456pagine, 22.000 lire). Personalità affascinante e contraddittoria con radici metà irlandesi e metà scozzesi, Huston riesce a combinare passioni da intellettuale raffinato e scelte da consumato mercante hollywoodiano, rocciosa amerlcanità e inquietudini di europeismo, spirito da ribelle anarchico e diplomatica prudenza politica come negli anni della 'Caccia alle streghe», lavoro forsennato per la realizzazione di un film e disponibilità a lasciar massacrare le sue opere dai produttori. «Freud» fu tagliato e ritagliato di quasi mezz'ora, dopo che era stato buttato il poco commerciale soggetto scritto da Sartre. Qualcuno ha detto che si potrebbe piantare John Huston, come una vecchia e solida bandiera nel cuore dell'Ottocento, in un'America che sa di pionieri e di Mark Twain. Tutta la sua storia umana e artistica sembra confermare questa ipotesi. Una grande avventura di vagabondaggi intellettuali e fisici. Dai ricordi fiabeschi del nonno tamburino dell'esercito federale /'«una Colt 44 con l'impugnatura d'avorio, un orologio d'oro, due rasoi ben affilati, capelli bianchi e un paio di baffi fluenti ») alle vittorie nel pugilato, dalla passione giovanile per la pittura e per i cavalli ai primi tentativi d'attore sulle orme del padre Walter, dai viaggi attraverso gli States e il Messico alle affermazioni come scrittore e sceneggiatore. Sono le tappe classiche, letterarie e romantiche, della tradizione americana, perché il successo è il premio di un lungo •viaggio» in cui l'eletto deve dimostrare coraggio, forza, sete di esperienza, irrequietezza, vocazione al vagabondaggio, senso della 'nuova frontiera». n felice debutto nella regia, dopo il lungo tirocinio come scrittore di copioni per la Warner, avviene a 35 anni, nel 1941 con «n mistero del falco», dal romanzo di Dashiel Hammett. Huston ha l'audacia di cimentarsi su un testo che in cinema era già fallito due volte. Dopo il rifiuto di George Raft per il ruolo di Som Spade, punta sul trio Humphrey Bogart, Mary Attor, Peter Lorre. La scelta si rivelerà fortunatissima, il film, con un budget di 300 mila dollari, era produttivamente di serie B. Ma Huston, interpretando genialmente i comandamenti di Jack Warner, che voleva un rinnovamento stilistico trasferendo il linguaggio della cronaca sullo schermo, riusci a conquistarsi insieme un primato al box-office e un posto sicuro nella storia del cinema. Da allora ha diretto altri trentadue film, passando attraverso tutte le Major Campania di Hollywood, lavorando con i divi che hanno creato la leggenda del cinema, entrando di diritto nella schiera dei 'maestri». Oggi è particolarmente amato da tutta la nuova critica. I titoli dei suoi film sono momenti che contano della nostra memoria collettiva: «Agguato ai tropici», «Il tesoro della Sierra Madre», «Stanotte sorgerà il sole», «La regina d'Africa», «Moulin Rouge» premiato a Venezia con un Leone d'argento da una giuria presieduta da Montale, «n tesoro dell'Africa» girato a Rovello nella villa degli amori di Greta Garbo e Stokowski, «Moby Dick» il film che egli amò come una sfida blasfema, «Oli spostati» sceneggiato da Arthur Miller per la moglie Marilyn Monne, «Freud», «La notte dell'iguana» «La Bibbia», '«Riflessi in un occhio d'oro», «007 - Casino Royale» •L'uomo dai 7 capestri», «L'uomo che volle farsi re». A parte ricordiamo, con te parate di Morando Morandini «"Giungla d'asfalto" il capolavoro della maturità e "Fat City" il film più bello della sua vecchiezza». In alcune migliaia di metri di pellicola sono raccolti quarantanni di vita, cultura, idee, sentimenti dell'artista. Ciò che riguarda l'uomo, le amicizie, la famiglia, le case, gli entusiasmi, le delusioni, gli incontri, gli amori e i dolori, i sogni realizzati e Irrealizzati, John Huston lo consegna in 456 pagine di confessione-bilancio che, forse per deformazione professionale, e strizzata d'occhio ai posteri, hanno preso la forma di una perfetta sceneggiatura sulle gesta di un mitico re di Hollywood. Le storie dei film si fondono con le storie dei personaggi incontrati lungo la strada. L'asciutto, virile, distacco di Huston dai fatti che racconta sembra però sciogliersi in un calore più intenso quando egli ricorda certe amicizie troncate dalla morte, certe vite sciupate fino all'autodistruzione. Sono le belle pagine che il regista dedica al padre, forse il più grande amico, a Pauline de Rothschild, ad Humphrey Bogart e alla commovente agonia dell'attore. Per la Monroe e Clift, al compianto si aggiunge la rabbia di una sconfitta umana inarrestabile. Quando Marilyn sul set de «Oli spostati» ri consuma giorno dopo giorno con psicofarmaci e umilia il marito Arthur Miller. Oppure durante le riprese di «Freud», quando Montgomery Clift non resiste all'alcool e alla droga riducendosi ad un ammasso di nervi incontrollabili. Come alla corte di Artù, tutti i personaggi di questo romanzo epico sono cavalieri dai mille successi e dalle famose avventure: Hemingway, Selznik, Wright, Higes, Flaherty, Chaplin. Capote, Cooper, Bradbury, Zanuk, Wilder, Preminger, Wyler, Welles, Gable, Brando, Peck, Burton, la Hepburn, Liz Taylor, Juliette Greco, Jennifer Jones. Non c'è soggezione, niente enfasi retorica. Ogni personaggio è ritratto in piano totale, dettaglio e dialoghi, come una precisa sequenza. Il grande vecchio, dal suo ritiro di Las Caletas, ci fornisce un prezioso affresco d'interno sul cinema e la cultura americana degli ultimi decenni, inserendosi da protagonista nella ormai cospicua biblioteca autobiografica degli uomini che hanno fatto Hollywood. E' una testimonianza, non un testamento. John Huston non ha ancora chiuso con il cinema. Il 17 maggio al Radio City Hall di New York sarà presentato in anteprima mondiale «Annle», il suo nuovo film ricavato dai fumetti disegnati negli Anni 20 da Harald Gray. Il trentasettesimo capitolo è pronto. Sandro Casazza John Huston (a destra) eoa Heraingway nel 1954