Facciamo una scuola per inventare i nuovi Rodari

Facciamo una scuola per inventare i nuovi Rodari Bologna. Libro per ragazzi e crisi di autori Facciamo una scuola per inventare i nuovi Rodari BOLOGNA — «Vattene, li brucino, da questa mia solitudine I prendi la tua strada I Se, come credo, il tuo messaggio è buono I dopo molti giorni, la gente ti scoprirà». Con questi teneri versi di un loro poeta, Robert Southey, gli editori canadesi hanno detto il loro compiacimento a partecipare, insieme a circa ottocentocinquanta colleghi convenuti qui da tutto il mondo, alla diciannovesima Piera del libro per ragazzi. Con i suoi otto stands allineati e coronati di rosse foglie di pungitopo, i suoi ventuno editori francofoni e anglofoni, dal Quebec all'Ontario, il migliaio di titoli esposti in bell'ordine (dal romanzo rosa a quello «gotico», dalle favole indiane ai libri per giovani naturalisti) il Canada può essere preso a simbolo della persistente vitalità di un'editoria — quella per l'infanzia e l'adolescenza — che sembra non volersi rassegnare all'incombente crisi generale dell'industria libraria. Ma una così caparbia tenacia riesce poi ad essere premiata? Sul piano concreto, della distribuzione e della vendita, il libro per ragazzi resiste ancora alla stagnazione e al riflusso? Robert Preston, londinese di cinquantadue anni, da trenta consulente, per la politica delle vendite, di alcuni Srandi case editrici inglesi, non ha ubbi in proposito: «E; innegabile che in tutti i Paesi d'Europa il libro per ragazzi ha patito della crisi di vendita in libreria, nell'ultimo biennio. Ma non dimentichiamo che questo tipo di editoria respira attraverso due altri polmoni, scuola e biblioteche pubbliche: e finché il sistema della scolarità e quello della pubblica lettura si espandono, il libro per ragazzi non pud morire dì asfissia». Ma fuori dell'ottimista Inghilterra, scuola e biblioteche segnano, a tratti, il passo: «Da noi, in Francia, dopo una fase di euforico assorbimento — osserva Jacqucline Dousset, pedagogista del Cnrs — la scuola sì fatta molto guardinga. Molti insegnanti s'attengono alle letture indispensabili, e per queste bastano i libri di testo». Replica Werner Loetscher, giornalista a Monaco, esperto di editoria: «Le biblioteche pubbuche in Germania fanno, nei confronti dei ragazzi, una rigida politica dì puro aggiornamento professionale. Nei loro fondi finiscono sempre più libri di formazione tecnica e scientifica, sempre meno le cosiddette "letture amene"». In Italia, a sentire i cinque o sei giovani librai per ragazzi, che nelle edizioni passate della Fiera facevano tra loro pattuglia, la crisi di vendite c'è, è innegabile, ma la scuola e la pubblica lettura sono ancora «permeabili» proprio perché si sono aperte tardi all'editoria per ragazzi: «Godiamo insomma del modesto vantaggio di una relativa arretratezza passata, ancora da superare. Siamo ancora sulla rincorsa», sostiene Elvio Bardclli, un giovane sociologo toscano che sta mettendo a punto una lunga indagine sul problema. Ma poi tutti concordano, italiani e stranieri, a sostenere che la crisi più grave è semmai idcativa, di invenzione del libro nuovo, diverso: e che tra parola e immagine, le due componenti fondamentali di questo tipo di libro, è la parola, la partitura letteraria, a essere inadeguata: «I Rodari non si inventano», è lo slogan che abbiamo sentito ripetere in questi giorni, tra malinconia e amarezza, da quasi tutti . gli osservatori. «E neppure a si può illudere di sostituirli con lo scrittore per adulti, solo perché è celebre e vende bene — interviene polemicamente Bertrand Villiers, uno dei più agguerriti editori parigini —. E' un delicatissimo problema di codice espressivo, la scrittura per l'infanzia: non la si inventa ma la si crea, e non la si prende a prestito da Marguerite Yourcenar o da Francois Nourissier, solo perché si pubblica per i ragazzi un loro raccontino». Paradossalmente — anche questa è opinione comune — l'immagine gode di miglior salute. Dei trentaquattro illustratori ammessi all'annuale rassegna (vengono da diciassette Paesi diversi, l'età media è sotto la trentina) cinque o sei mostrano un'inquietante forza espressiva, lasciano chiaramente intendere d'essere in condizione di poter colmare col puro segno grafico le lacune della parola. Un Lewis Carroll in bianco c nero restituito ai suoi maniacali incubi notturni; un Andersen in chiare trasparenze d'acquamorta, d'un erotismo malato; un racconto giallo, col suo «viaggiatore misterioso», tra spavento e beffarda ironia: cito, dai grandi pannelli dell'ariosa esposizione, i lavori della cecoslovacca Prachatidd, della finnica Kaila, del tedesco orientale Hantsch che, da soli, certo, fanno disegno e racconto. ' «Eppure sopprimere la parola dal libro per ragazzi sarebbe criminale — incalza la Dousset, con la passione negli occhi —. Vorrebbe dire condannare i nostri figli, già votati al muturno intermittente dalla civiltà dell'immagine, alla totale afasia. Questi scrittori nuovi per ragazzi bisogna, a qualunque prezzo, farli saltar fuori. A costo di fan qui, a Bologna, ad corsi stabili di creative writing, di scrittura creativa. Può sembrare ridicolo ma a estremi mali estremi rimedi...». Guido Davico Bonino «Il sacrificio di Isacco» illustrazione dal volume di P. Dicklnson e M. Fore-j man «Qty of Gold and other storie? from the Old Testamenti), vincitore del «Premio grafico Fiera di Bologna»