Linus ha compiuto diciott'anni tra fumetti, notizie e sorprese di Emio Donaggio

Linus ha compiuto diciott'anni tra fumetti, notizie e sorprese L'avventura del personaggio e della rivista che porta il suo nome Linus ha compiuto diciott'anni tra fumetti, notizie e sorprese Accanto a Charlie Brown l'analisi del Sessantotto, del Vietnam e di tanti problemi d'oggi Questo mese Linus ha compiuto diciotto anni. Nessun timore, come tutti i personaggi del fumetti, non può invecchiare: è la rivista che porta il suo nome a festeggiarsi. E per I l'occasione Linus anno XVIII, numero 4, lire 1800, regala ai | lettori Linus, anno primo, numero 1, lire 300. La vecchia copertina ci mostra il Nostro con 11 dito in bocca e, ben stretta contro una guancia, la coperta che l'ha reso celebre. Come per rassicurarci, la nuova tocca a Charlie Brown che, in tenuta da nostromo, al solito filosofeggia: «Piove sui, giusti e sugli ingiusti», come a ; ricordare che il protagonista è lui e come giustamente fece- ] ro i francesi, la rivista bisognava intitolarla a lui. La differenza che si nota, ed è il succo di queste note, sta nel sottotitolo: «rivista dei fumetti e dell'illustrazione» alla nascita, «rivista difumet-1!ti e d'altro» al diciottesimo compleanno. «Cari miei —scrive la direttrice Fulvia Serra — finalmente una festa e che festa. "18 anni portati da dio" recita la sua pubblicità dalle pagine di Manifesto, Europeo, Panorama, Espresso e speriamo Lotta Continua. E' cresduto veramente?». Poi, tra l'altro, aggiunge: «Linus è grande, dice la tv, Linus è nostro diciamonoi». E qui viene spontaneo chiedersi: di chi? Suona a questo punto quasi patetico, il dibattito di presentazione dell'aprile 1965 (o si dovrebbe dire «mancano tre anni al Sessantotto?») dove Umberto Eco intervistava Elio Vittorini e Oreste Del Buono sul tema «Charlje Brown e i fumetti». E tutti e tre parlavano di fumetti. Non è uno scherzo: Eco: «Come collochi Charlie Brown nella letteratura americana?». Vittorini: «Bisognerebbe prima stabilire a quale tipo di ndr) ma comunque< sensa an dare nel difficile, io lo avvici letteratura appartiene Schultz (l'autore del fumetto. nerel a Salinger, però con un interesse molto più ampio e, secondo me, molto più profondo». Eco: «A/fora secondo te, è più artista Schultz?». Vittorini: «Certamente. Salinger resta, se vogliamo, poeta però non riesce ad essere il poeta di una società». Del Buono: «All'inizio CB non mi piaceva affatto... poi ho scoperto che i fumetti di CB sono assolutamente realistici. E' avvenuta addirittura un'identificazione: Charlie Brown sono io». Eco: «Mentre abitualmente i fumetti sono delle produzioni narrative da consumare subito come si beve un caffè, giorno per' giorno... nella misura in cui sono riusciti, essi sono opera importante e sono qualcosa che va riletto». Tentare una spiegazione di quanto è avvenuto dopo, è impensabile. Abbiamo imparato a comprare libri anziché semplici album di fumetti. Abbia¬ mo Incontrato decine di personaggi che si muovevano e parlavano in modo diverso dal solito e 11 abbiamo pensati oltre che guardati e letti. Gli scritti-Arbaslno, le anallsl-Tornabuoni, i commenti-Del Buono (divenuto mitico Odibl) oggi riconvertito al concorrente L'Eternauta) sono arrivati subito ad un pubblico che altrimenti avrebbero raggiunto in età più avanzata. Ma è un fatto che i fumetti sono stati solo un veicolo. E la rivista, un podio più che un pulpito; sempre una palestra, spesso 1 margini di un campo di battaglia, una sorta di zona franca alla Balaklava da cui signore e dandy furono spettatori illusoriamente partecipi della carica dei seicento. Tentare a questo punto un'analisi di Linus e di quale ruolo abbia svolto nella cultura (tutt'altro che spicciola) italiana, sarebbe follia e potrebbe attirare le Ire di sconsiderati, anche politici, sordi ad ogni appello di ravvedimento, sia esso tra le braccia di Mandrake o di un giudice. Resta da analizzare noi stessi, ovvero quelli che l'hanno in¬ tesa come una nuova rivista di fumetti, e sono Invece stati coinvolti nel sapiente gioco del sei grande, vivi il tuo tempo, beccati questo e quest'altro. Cosi abbiamo goduto con Crepax e Pratt e poi Metal Hurlant, abbiamo riso con la posta e giocato con Wutki ma, dimenticandoci che eravamo già grandi, abbiamo riscoperto il Sessantotto, il post68 e tante altre situazioni che non avevamo inquadrato nell'ottica di una strip o vignetta disegnata che dir si voglia. La rivista ha mescolato le carte cosi bene, da riuscire a destare sempre un po' di inquietudine e disagio in chi la sfoglia. Guardare prima le strisce del Mago Wlz, anziché leggere subito d'un flato Saverio Tutine («Br e PI, strumenti di tattiche globali, bipolari, che non corrispondono minimamente agli interessi del nostro popolo»), non sarà come identificare l'anno della fine della guerra in Vietnam, soltanto con l'epoca della celebre polemica sui treni di Corto Maltese che non sembravano disegnati da Hugo Pratt? Ma Linus è cosi. E ci perdoni la direttrice per la citazione Incompleta di prima, piccolo trucco per introdurre 11 discorso. Fulvia Serra infatti non lasciava spazio ad una domanda, perché diceva: «Li- i nus è nostro, diciamo noi con voi». Ecco: Linus è stato costruito per noi, su misura, anno dopo anno. Un fatto commerciale mirabile dove 11 lettore in cerca d'evasione, l'ha trovata nei meandri surreali dei fumetti di Moeblus. ma anche nella cronaca. Che se te la racconta La Stampa, ti fa star male, ma se la leggi su Linus, ti dà un prurito piacevole da grattare. Per dirla con l'ultima battuta di Altan: «Ormai il dubbio è un lusso e la certezza è volgare». Emio Donaggio

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