Poi arrivarono la fabbrica il Terzo Mondo e i fumetti di Giovanni Bechelloni
Poi arrivarono la fabbrica il Terzo Mondo e i fumetti Poi arrivarono la fabbrica il Terzo Mondo e i fumetti di Giovanni Bechelloni Intorno al '68, nel momento in cui la scolarizzazione di massa assumeva la sua massima visibilità sociale, si sviluppò una critica accesa e radicale contro i libri di testo. Dalla tribuna di riviste di avanguardia come i «Quaderni piacentini» i rappresentanti colti del movimento studentesco proposero l'abolizione del libro, il superamento di tutte le forme tradizionali di trasmissione del sapere a favore di modalità di apprendimento che privilegiavano l'esperienza, la pratica, l'ideologia. In convegni e riviste, in libri e opuscoli si svolsero ricognizioni a tappeto sui manuali delle elementari, sui libri di storia e di letteratura delle medie inferiori e superiori, per dimostrare l'arretratezza e l'incongruità di libri scritti per una società ancora agricola e tradizionale. Si mise in ridicolo l'immagine della società e del sapere che tali libri veicolavano: un'attenzione eccessiva al passato, alla vita dei campi, ai mestieri artigianali ormai scomparsi e un'assenza pressoché totale della fabbrica, della città, del mondo extraeuropeo, del presente. Tali critiche, espresse con grande frequenza e talora da personaggi autorevoli del mondo intellettuale, ebbero rapida diffusione, divennero ben presto un discorso di senso comune fatto proprio da insegnanti e da alunni, da genitori e giornalisti. Le case editrici si volsero quasi subito a commissionare e a produrre nuovi libri di testo dai contenuti pressoché ribaltati rispetto a quelli tradizionali. Col favore della televisione e dei mass-media, che andavano estendendo la loro presa sulla collettività e soprattutto sul pubblico infantile e giovanile, il mondo del presente fece ingresso trionfale e prepotente nelle aule scolastiche. La fabbrica e il Terzo Mondo, le ideologie politiche e i fumetti presero il posto della poesia e della storia, del far di conto e della lettura. Critiche al libro di testo non si fecero più, l'attenzione al mondo della scuola passò a poco a poco in secondo piano. Oggi, a leggere ciò che si scrive su giornali e riviste, si ha l'impressione che tutto si svolga nel migliore dei modi possibili. Il partito dei moderni sembra scomparso, la critica all'esistente sembra non più necessaria. Li» grande ventata ideologica degli Anni 70 ha spazzato via il passato, ha fatto tabula rasa, lasciando insegnanti, genitori ed alunni di fronte ad una scuola quasi del tutto privata di una sua funzione sia nel campo della trasmissione del sapere e del saper fare, sia in campo educativo. Le conseguenze sono visibili: i nostri figli imparano a leggere tardi e male, vivono in un presente privo di qualsiasi spessore storico, non controllano gli strumenti più elementari del calcolo matematico, non hanno imparato a coltivare la memoria e il ragionamento. Sarebbe necessaria la rinascita di una critica del libro di testo volta allo scopo di ridare a questo indispensabile strumento di apprendimento lo spessore culturale necessario a renderlo adeguato ai suoi compiti formativi e conoscitivi. Meno ideologia e più scienza potrebbero essere le parole chiave di questa nuova critica. Disegno di Siné
Luoghi citati: Siné
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