I giovani comunisti chiedono subito un'agenzia del lavoro

I giovani comunisti chiedono subito un'agenzia del lavoro Critiche al sindacato che tarda a rinnovarsi I giovani comunisti chiedono subito un'agenzia del lavoro Proposto un salario per i disoccupati (dai 18 ai 29 anni) Hanno un'età compresa tra i diciotto e i ventinove anni i due terzi degli oltre due milioni di disoccupati in Italia. Sono le cifre drammatiche del fenomeno della crescente emarginazione dei giovani dal lavoro produttivo. «Il tratto più tipico e peculiare di questa crisi capitalistica», secondo Adalberto Minucci della segreteria nazionale del pei, che ha concluso l'assemblea del centro-nord dei giovani lavoratori comunisti, svoltasi ieri nel salone lacp di corso Dante. Un'iniziativa presa nell'ambito della preparazione del XXII congresso della Fgci e a cui hanno partecipato numerose personalità del mondo sindacale e politico dell'area pei. Quale strategia per aggredire la marginalità giovanile dentro la fabbrica e dentro l'organizzazione sociale? A questa domanda posta all'inizio dei lavori, Minucci ha risposto parlando della necessità di «un mutamento nel meccanismo di accumulazione, attraverso nuove scelte produttive, e nella guida politica del Paese con l'alternativa democratica». «La situazione deve cambiare in fretta — ha aggiunto — senza però andare a nuove elezioni che aggraverebbero la crisi del Paese. Rivendichiamo, Invece, rapporti nuovi tra la maggioranza e opposizione», ricordando che «ci sono molte proposte serie ferme da anni e che devono solo poter "camminare" per risolvere i problemi attuali». Molto precise le proposte avanzate da Alfredo Sensales, responsabile nazionale Fgci della commissione problemi del lavoro. Partono dalla necessità di creare un'unità tra occupati, precari e disoccupati e tengono conto dei nuovi bisogni espressi dai giovani nei confronti del lavorof«/nfeso non come valore, ma come bisogno strumentalo», secondo l'economista Tronti). Intanto, i giovani comunisti vogliono «dire la loro all'Interno delle campagne contrattuali»; far superare le titubanze che ancora esistono sulla riduzione generalizzata dell'orario di lavoro per permettere l'allargamento dell'occupazione-, rilanciare politiche di formazione professionale pre-lavorativa, extra lavorativa e aziendale; sostenere la proposta del pei che punta ad unificare gli strumenti di intervento nel mercato del lavoro («prevediamo la costituzione di agenzie regionali che dovrebbero avviarsi da subito in via sperimentate in Campania e in Piemonte»): l'erogazione di un salario minimo o pensione sociale indicizzata da attribuire secondo criteri selettivi legati alla fascia di età fra i 18 e i 29 anni (iscrizione al collocamento da almeno 12 mesi, disponibilità dei disoccupati a svolgere lavori di pubblica utilità o a frequentare corsi di formazione professionale). Non sono mancate le critiche al sindacato: «Non riusciamo a comprendere scelte che troppo spesso non ci viene chiesto nemmeno di discutere», ha detto Sensales. «O il sindacato opera una svolta nella sua politica aprendo al disoccupati, a chi fa lavoro nero, o altrimenti anche i punti forti saranno sconfitti. Il sindacato deve avere II coraggio di cambiare la sua cultura», ha aggiunto il responsabile della Fgci nazionale Fumagalli. Sergio Garavini, segretario nazionale della Cgll, non ha risposto subito alle critiche rivolte al sindacato. Ha cominciato invece col parlare delle novità profonde scaturite dall'attuale crisi economica e sociale e anche dalle nuove tecnologie: «Accettarle integralmente, senza affrontare anche le contraddizioni che emergono significa accettare meno occupazione e meno salarlo». Garavini ha però fatto un'autocritica: «Se abbiamo avuto ragione nel considerare come esigenza primaria il bisogno di lavoro dei giovani, abbiamo però avuto torto a non collegare quella battaglia con quella per un diverso sviluppo produttivo all'Interno delle grandi strutture. Dobbiamo saldare questi due fronti per superare anche II rischio dell'Isolamento della classe operala». Il segretario della Cgil ha poi ricordato che la lotta per l'occupazione non va disgiunta da quella per la qualità del lavoro. «Giuste le sollecitazioni fatte dal giovani comunisti al sindacato», per Fausto Bertinotti, segretario regionale Cgil, ricordando che a Torino «ci si sta muovendo proprio vero la ricomposizione dei diversi soggetti del mondo del lavoro attraverso la creazione di comitati di lotta». Un problema grosso, di fronte a quella che si sta delineando come la seconda rivoluzione industriale, «una nuova fase epoca/e»; «C'è bisogno di una nuova capacità di proposta sia sulla qualità del lavoro, sia sulla distribuzione sociale del lavoro». Sief snella Campana

Persone citate: Adalberto Minucci, Alfredo Sensales, Fausto Bertinotti, Fumagalli, Garavini, Minucci, Sergio Garavini, Tronti

Luoghi citati: Campania, Italia, Piemonte, Torino