E' un esercito che si risveglia di Milena Milani

E' un esercito che si risveglia E' un esercito che si risveglia di Milena Milani Un tempo chi Invecchiava aveva come prospettiva la morte, e qualche volta si adagiava in questa certezza, perché l'opinione comune affermava che non c'era altro, che la condizione umana era appunto quella: nascere, crescere e morire. C'era però anche il tempo in cui l vecchi significavano rispetto e saggezza, si veneravano come divinità mummificate, un po' come già fossero simulacri o immagini, davanti ai quali si potevano accendere lumini e mettere fiori. Poi ci fu il tempo in cui si detestarono, in cui i loro volti incartapecoriti volevano dire la corruzione della materia, e i giovani ne avevano quasi orrore, li abbandonavano nei ricoveri e negli ospizi, non osando nemmeno avvicinarli. La vecchiaia incuteva paura, si voleva allontanare il suo incubo, la si esorcizzava dimenticandola, segregandola. La civiltà, attraverso i secoli, ha dato ottimi e anclie malvagi esempi, a proposito dei vecchi che continuano ad esserci, come del resto deve succedere nell 'ordine delle cose Oggi, nel tempo attuale questi vecchi, come quelli che li precedettero, si guardano allo specchio e non si riconoscono più. Dove è andato il volto della giovinezza con la sua pelle tesa e liscia, dove si è perduto lo sguardo limpido che afferrava il mondo intorno, con le sue suggestioni e i suoi incanti? Coloro che appartengono alla terza età, l'eufemismo contemporaneo che significa vecchiaia, ma che non si vuole nemmeno pronunciare, una legione che aumenta di numero perché la vita si è allunga ta e molte malattie sono vinte: tutti costoro si trovano a dover affrontare altri problemi per i nuovi anni da trascorrere, ma scoprono anche il gusto che c'è in questi problemi. Sì, è vero, l'aspetto fisico è mutato, proprio come accade¬ va ai loro nonni e bisnonni, agli antenati, la vista è diminuita, l'udito idem; gli appetiti sessuali sono ridimensionali; ma in compenso cresce questa smania vitale, aumenta la curiosità per il mondo, per i fatti e le cose del mondo, le scoperte della scienza, le imprese spaziali degli uomini, le opere dell 'arte, della poesia. L'esercito del vecchi non è più tranquillo nelle retrovie. Si spinge negli avamposti, combatte le sue guerre, vince e perde le sue battaglie, ma intanto non dà tregua al nemico, la torva morte dì cui non si ha più paura, perché tanto giunge per tutti ma se si è ancora vivi con tanti interessi, questa morte la si può condizionare, sì può venire a patti conici. •Sono vecchio, ma voglio laurearmi in biologia», mi ha detto un ottantenne lombardo e si è iscritto infatti all'Università. •Ho 74 anni e seguo un corso di teologia», ha soggiunto la nonna romana di una mia amica. E conosco altri vecchi a Venezia, a Torino, a Bari o a Palermo che non conducono per niente una esistenza da vecchi; come ce ne sono altri in altri Paesi «. città che viaggiano in comitive, vengono agari dall'America sino in ' Italia, a scoprire le sue bellezI ee, a ammirare i suol monuj menti. Salgono sui pullman, prendono treni e aerei, montano sugli aliscafi, si arrampicano sulle Dolomiti, pronti a captare la vita ovunque si trovi, da un fiore a un tramonto, da una bevuta in compagnia a una partita a carte oppure a bocce, da uno spettacolo teatrale di avanguardia a una lettura dantesca e così via. La società deva accorgersi dei mutamenti che avvengono, deve prenderne atto: perche essere vecchi è sì una condizione che prima o poi è comune a tutti noi, ma può essere esaltante come la giovinez za, e soprattutto può ancora servire a qualche cosa, può essere utile atta comunità. r)

Luoghi citati: America, Bari, Italia, Palermo, Torino, Venezia