Salvador Dalì continua il suo «divino» delirio

Salvador Dalì continua il suo «divino» delirio Fisicamente irriconoscibile, è sempre polemico Salvador Dalì continua il suo «divino» delirio Dopo sei mesi di assenza è ricomparso in pubblico - Ha 78 anni Erano sei mesi che non metteva piede fuori casa. A 78 anni Salvador Dali, il grande vecchio della pittura mondiale, si è fatto di nuovo vivo a Figueras in Spagna per andare a farsi insignire di una onorificenza. In questo periodo l'Isetan Museum di TokYo ha allestito una sua mostra retrospettiva. Lui. il contestatore per eccellenza ha polemizzato: «Uno come me che odia Michelangelo, 1 bambini, i cani e gli spinaci, che porta dentro di se l'idea platonica di un lavabo, è per il disaccordo assoluto quindi anche contro i giapponesi». Un delirio. Ma si è ormai abituati alle sue eccentricità verbali, alle stravaganze di comportamento. A Dali si perdona tutto. Reduce da una malattia che lo ha molto debilitato, non ha abbandonato però la vivacità che lo ha sempre contraddistinto. Si è presentato al municipio della città catalana con il suo copricapo: una via di mezzo fra la berretta da notte e quella da gnomo, e ha subito pontificato. «Sono un genio, ho cominciato dicendolo, poi a furia di dirlo, lo sono diventato. Mi merito tutti i premi e i riconoscimenti del mondo perché sono il più bravo, il più acuto: come diceva Montaigne, "se una spina non punge sul nascere non pungerà più"». Salvador Dali dunque riesce ancora a far parlare di sé, e di sicuro un'altra dose di notizie su di lui si trasformerà in mucchi di dollari. Le quotazioni delle sue opere infattti continuano a salire a dispetto delle opinioni degli esperti che parlano di «momento poco favorevole» o di «investimenti sui quadri che non rendono più». Ha rispetto soltanto per tre pittori del passato: «Velasquez, Vermeer, Raffaello». Dice che solo altri tre pittori contemporanei meritano la sua citazione: «Picasso, Mirò, Miralles, perché sono spagnoli e dopo di me si può dire che hanno alcune qualità». Nel 1975 il Beaubourg di Parigi gli aveva dedicato una mostra. Per l'occasione aveva declamato un'«ode a DalU. C'era necessità della dimostrazione di ciò che sono capace di fare, vale a dire l'impossibile». Accolto dal padre del surrealismo André Breton come: «Colui che vive in pieno il delirio della rivoluzione pernia nente» era poi riuscito a disgustarlo a tal punto con la sua bramosia di denaro, che Breton aveva scritto per lui una «bolla di scomunica» dal titolo «Avida Dollars», che altro non era che l'anagramma del suo nome. Si era capito fin da allora che il genio di Dali era grandemente sensibile al denaro. «La mia vita è una esplosione cosmica; tutto ruota intorno a Gala (sua moglie n.d.r.) e al lingotto d'oro». L'artista dalla voce olivastra, come lo aveva definito Garcia Lorca ha sempre subito una forte passione per «quel delicato colore rosa degli assegni che con le lettere e cifre scritte a mano, concorre a formare il rituale per il culto del denaro». E Dali è una macchina per soldi. In questi ultimi tempi però si era sparsa la notizia che il •divino» fosse vìttima di un male incurabile. Infatti era stato ricoverato in una clinica di Barcellona dove era stato operato di un fibroma alla prostata. Si era quindi ritirato nella sua casa di Port Lligat, •E' perché non ha più denaro» era stato scritto. Invece anche la voce che non potesse più disegnare perché le sue mani non possedevano più l'abilità di un tempo, aveva fatto salire alle stelle le quotazioni dei suoi disegni. Il «Grande spagnolo» è riuscito a mettere a frutto anche il dramma autentico della sua malattia. Gli è stato chiesto durante, la cerimonia per la consegna dell'onorificenza catalana, se avessero ragione coloro che lo davano impazzito perché era stato visto strisciare in terra come una lumaca. Il Maestro ha sorriso e toccandosi i lunghi baffi ha spiegato ai «poveri mortali»: «I miei baffi sono antenne proprio come quelle delle lumache. E' vero, io sono una lumaca ma non per questo non sono più Io. Le mie antenne attirano 1 pensieri come onde magnetiche e durante la creazione artistica sono un aiuto insostituibile e poi sono sempre stato pazzo». Il Genio ha quindi sorriso e ha sussurrato nel microfono con un ammiccamento degli occhi ancora vivissimi: «Ah! Que hace falca para ir tirando!». (Che cosa bisogna fare per tirare avanti ! )». Nevio Boni Dal): «Che cosa bisogna fare per tirare avanti!»

Luoghi citati: Parigi, Spagna