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Buddenbrook solenni dalla Germania Un monumento per undici settimane Da stasera a tv tre una nuova versione del grande romanzo di Thomas Mann Buddenbrook solenni dalla Germania Un monumento per undici settimane i a Lo dico francamente, quando è stato dato l'annuncio di questa nuova edizione tv de I Buddenbrook sulla rete 3, ho provato un certo sgomento. Tutto si presenta bene, con le credenziali in regola: I Buddenbrook, capolavoro del 1901 di Thomas Mann, opera fondamentale della narrativa tedesca ed europea del primo Novecento; un ente televisivo \ solido e serio, fautore di produzioni calibrate, come la tv della Germania Ovest; un regista quale Franz Peter Wirth che da vent'annl si dedica con rigore al video ed è uno dei più noti registi televisivi in Europa. Tutto bene. Ma sono undici puntate. Dico undici. E di un'ora ciascuna. E' un film, o sceneggiato che si voglia chiamarlo, che si dipana per undi\ct ore, ossia per undici settimane. L'edizione italiana del 1971, realizzata negli studi di Torino con la regia di Edmo Fenoglio, appariva già ampia e solenne ed era «soltanto» di sette puntate. Devo dire che sulla sistemazione del colosso tedesco non sono d'accordo con la rete 3. La quale rete 3 — sia chiaro — ha compiuto un'operazione egregia agganciandosi a spettacoli televisivi di respiro europeo e di elevato livello culturale: è un nuovo atto che conferma e consolida il suo I assestamento e die si aggiunge ad altre pregevoli iniziative (vedi recentemente il ciclo cinematografico che ha rivelato al pubblico italiano lo straordinario regista giapponese Ozu) attraverso cui la rete sta uscendo dalla sua condizione di cenerentola Rai, precisa una sua fisionomia e accentua la diversità dalle altre due reti. E'in nome di questa diversità che si sarebbe desiderato una sistemazione de I Buddenbrook che non fosse la solita adottata sulla rete 1 e sulla rete 2: una puntata per settimana con il massiccio intervallo di sette giorni in mezzo (un intervallo zeppo di altri programmi, di torrenti di immagini), e infine con il faticoso recupero da parte della platea di una storia e soprattutto di un clima e di uno spirito, essendo di scarso aiuto un riassunto sbrigativo, al limite controproducente. Non poteva prendere l'iniziativa la rete 3 di trasmettere puntate di due ore ciascuna e con una cadenza di due per settimana? Sarebbe stato un gesto troppo rivoluzionario? Ma veniamo alla prima puntata che è una puntata di presentazione — si inaugura il sontuoso palazzo dei Buddenbrook a Lubecca — e insieme rivelatrice di una certa società e anticipatrice di drammi e tragedie per la famiglia e per l'intera casta borghese di ricchi mercanti. Assistiamo alla festa dell'inaugurazione, è un quadro popolato di notabili ben pasciuti e dame in eleganza; si ciarla, ci si abbraccia, ci si sprofonda in inchini; ma dietro si avverte l'avidità di un mondo proteso al denaro anche se di continuo ci si dichiara «uomini d'affari e buoni cristani»; e, dileguati gli invitati e smorzati i lumi, esplodono acri risentimenti per interesse che mettono contro padri e figli. Scontata l'assurdità di un raffronto con il romanzo che è di una potenza rievocativa, di una sottigliezza analitica e di una complessità corale eccezionali, affresco insieme gi- gantesco e minuto dì vita e di morte, e premesso che biso- gnerà verificare la tenuta di un mxjconto cosi monumenta- te, si può dire che l'esordio ha sfoggiato, in una sapiente gamma di colori, un'ambien- tazìone impeccabile sin nei minimi dettagli, una recitazione omogenea anche nei ruoli minori e un ritmo nobilmente a tempi larghi ossia improntato a quella meditata lentezza (ma nelle prossime puntate la materia atta a brusche, nervose impennate non mancherà) che deriva dalla consapevolezza di avere a disposizione undici ore su cui distendere con comodo e illustrare una storia, per lunga che sia. _ , Ugo Buzzolan \ puntata che è una puntata di