Zanone: non ci sono alternative all'intesa fra laici e democristiani di Alberto Rapisarda

Zanone: non ci sono alternative all'intesa fra laici e democristiani Intervista al leader del più piccolo partito della coalizione di governo Zanone: non ci sono alternative all'intesa fra laici e democristiani «In un accordo di governo non ci possono essere né partiti egemoni né partiti subalterni» - «Scoraggianti i dati dell'azienda Italia: il famoso tetto dei 50 mila miliardi di disavanzo è stato scoperchiato» ROMA — E' il segretario del più piccolo partito di govèrno, ha un solo ministero e per di più ingrato e foriero di impopolarità come quello della Sanità. Ma oggi è anche l'unico che sia riuscito a tenersi fuori dalla rissa che contrappone socialisti e democristiani, coinvolgendo il presidente del Consiglio, il repubblicano Spadolini. — On. Zanone, voi liberali, tanto cauti e ponderati, che contributo date in questo momento di gran confusione politica? «Facciamo tutto il possibile per evitare che i rapporti dell'alleanza a cinque dc-psipsdi-prl-pli si guastino in modo irreparabile, fcjuesto può avvenire solo se 1 cinque partiti approfondiranno i motivi sostanziali del consenso che li lega, e se non coltiveranno pretese di egemonia, pur tenendo conto ragionevolmente delle forze rispettive». — E' un discorso rivolto alla de? «Alla de in quanto partito dell'egemonia tradizionale, e al psi che, stando all'intervista di Formica sulla Stampa, si presenterebbe come portatore di un'egemonia in via di formazione. Una coalizione democratica non può comprendere né egemoni né subaltèrni». — Lei sembra piuttosto preoccupato sulla possibilità di tenuta dell'alleanza a cinque. «Se i rapporti tra democristiani e socialisti non migliorano, il destino della coalizione è segnato. Ma con quali prospettive? De e psi concordano quanto meno nel dire che 11 pentapartito non ha alternative. Anche noi ne siamo convinti e per questo diciamo che non si possono chiamare gli elettori a constatare il fallimento di una formula di governo senza offrire alternative. In una campagna elettorale, oggi, nessuno avrebbe inoltre motivi validi di euforia. I dati dell'azienda Italia per il 1981 sono scoraggianti». —Cioè? «Tanto per cominciare, per fare approvare la legge finanziarla si è tolto tutto ciò che riguarda gli Investimenti. Del rilancio della produzione se ne riparlerà in una legge ordinarla. Ma se si va ad elezioni anticipate ci sarebbe di fatto una paralisi parlamentare tanto lunga da far rinviare l'approvazione di questi provvedimenti all'anno prossimo. Si applicherebbe cosi una stretta recessiva non dichiarata. Inoltre, da dieci mesi si tratta invano per contenere il costo del lavoro ed ora i sindacati minacciano lo sciopero generale mentre gli industriali minacciano di denunciare l'accordo sulla contingenza. Il leggendario tetto dei 50 mila miliardi di disavanzo è stato scoperchiato. Elezioni anticipate farebbero sfuggire la situazione ad ogni controllo». — Secondo lei quindi, de e psi sono costretti a trovare nuovamente un accordo. Ma si parla, tra l'altro, anche di un possibile governo di soli democristiani. «Ne ho sentito parlare soltanto, come di uno dei molti errori che conviene evitare. Non vedo chi avrebbe interesse a sostenere un "monocolore" de, e non vedo neppure che interesse avrebbe la de. Potrebbe esserci solo un indiretto interesse dei comunisti. Ma i tempi andreottiani dei governi di soli de appoggiati un po' da tutti appartengono ormai a qualche secolo fa». — Lei crede che sarà possibile ristabilire una solida alleanza tra de e psi? «Non sono dotato di spirito profetico. Posso vedere solo le cose a una spanna dal mio naso. La cosa più vicina, superato alla meglio il caso Andreatta, è, salvo imprevisti, il congresso democristiano. Il ministro Andreatta può essersi abbandonato a passioni emotive. Ma un congresso deve dare una risposta non emotiva sul rapporto con i partiti laici». — Qualcuno ha parlato però di rinvio del congresso a giugno. «Piccoli mi ha inviato un invito per li 2 maggio e non ho ricevuto disdette. Io credo che serva prima un congresso de chiarificatore e che dopo si faccia la "verifica"». — Questo vorrebbe dire, uno spostamento del dibattito in Parlamento che si prevedeva per il 3 maggio? «Mi sembra ragionevole». Alberto Rapisarda

Persone citate: Andreatta, Formica, Spadolini, Zanone

Luoghi citati: Italia, Roma