I socialisti chiudono il caso Andreatta «ma il vero problema è quello della dc»

I socialisti chiudono il caso Andreatta «ma il vero problema è quello della dc» «Un gesto di responsabilità davanti alla offensiva provocazione» I socialisti chiudono il caso Andreatta «ma il vero problema è quello della dc» Il ministro del Tesoro «aveva di fronte la via della dignità» • «Le dimissioni non ci sono state — ha detto Craxi — ma il psi è confortato dalla solidarietà venuta da più parti e in primo luogo dal Presidente della Repubblica» ROMA — Alle cinque del pomeriggio Bettino Craxi è pronto. Davanti a sé. sul tavolo della direzione, ha un bicchier d'acqua, un pacchetto di sigarette, una tazzina di caffè. Si china sul microfono e legge la frase della sua relazione che blocca la rincorsa ormai avviata da tutti i partiti verso la crisi di governo: «Noi risponderemo ad un comportamento irresponsabile con un gesto di responsabilità». E' questo il cuore della scelta politica compiuta ieri dal psi. Davanti alla «offensiva provocazione» di Andreatta, i socialisti non forzano la polemica fino a farla sfociare nella crisi, non trasformano la richiesta di dimissioni del ministro del Tesoro in una pregiudiziale per continuare nel loro impegno di governo: accantonano l'incidente, dopo il risarcimento morale venuto dal presidente Pertini che. con un durissimo giudizio, ha definito «disgustoso» quanto è accaduto. Nello stesso tempo però, il psi riapre la polemica con tutta la de e usa il caso Andreatta come segnale per dimostrare l'incertezza e l'ambivalenza della linea politica democristiana. Alla de, Craxi chiede apertamente di chiarire le sue scelte e le sue prospettive al congresso, mentre annuncia che subito dopo si aprirà la verifica di maggioranza, e avrà luogo il chiarimento tra i due partiti. «Chiuso il caso Andreatta — spiega il ministro Claudio Signorile — rimane aperta la vertenza tra la de e il psi». E la conferma viene dallo schema seguito da Craxi nella sua re- lazlone: quella di Andreatta è una provocazione «grave e deliberata, che le successive bugie non potevano cancellare». Le risposte che il psi attendeva «appaiono tutt'altro che soddisfacenti». Andreatta, a giudizio del psi, doveva andarsene dal governo: «Chi dipinge il proprio alleato come il più pericoloso degli avversari — dice Craxi — non ha alcuna ragione, che non sia di mero opportunismo, per continuare a sedergli accanto, e collaborare con lui». Dunque Andreatta, anche se avesse commesso solo un errore, «aveva di fronte a sé la via della dignità». Le dimissioni non ci sono state: ma il psi è confortato dalla solida¬ rietà venuta da più parti, e in primo luogo «da quella che ci ha espresso stamane — dice Craxi — con particolare trasporto il Presidente della Repubblica». Il caso Andreatta viene archiviato con un giudizio sferzante: «Di fronte alle nostre tradizioni e al nostro avvenire il senatore Andreatta, se veramente pensa quello che ha detto, sarebbe solo un uomo piccino cosi». Ma da Andreatta l'obiettive polemico di Craxi si sposta alla de: il psi vuole infatti pesare la consistenza reale «d questa stessa linea di avversione e ostilità, die dà insi stenti segni di vita all'interno della de». E se la de, avverte Craxi, pensa di risolvere la sua crisi «e allontanare l'ombra della sua decadenza» rovesciando all'esterno le sue difficoltà, « troverà chi è pronto a raccogliere una sfida politica». Alla de che va al congresso Craxi ricorda ancora che l'indubbio logoramento della situazione parlamentare e di governo nasce dalla mancata risposta all'offerta socialista di un accordo di legislatura. Il psi «hamantenuto con lealtà i suol impegni fino ad esaurimento», e assolverà ancora ai suol doveri con l'approvazione del bilancio e con una sistemazione legislativa del problema delle liquidazioni. L'ultima polemica, indiretta, è con Berlinguer, e con «il pa¬ tetico accorrere di alcuni tra i più. accaniti detrattori della governabilità al capezzale del malato». Su questa strategia della «responsabilità», Craxi ha ottenuto ieri il consenso della direzione (anche se le sinistre, con De Martino e con Borgoglio, hanno visto nel caso Andreatta la prova dell'esaurimento di una politica di governabilità limitata al rapporto con la de). Ma il partito non era già lanciato verso la crisi, e verso le elezioni? Il colpo di freno non è troppo improvviso? «Storie — racconta il ministro Formica —. Noi non abbiamo mai pensato di caricare a testa bassa, chiedendo le elezioni subito ad ogni costo. Il vento è a nostro favore, non abbiamo fretta». «Quello di Andreatta resta un episodio disgustoso, come lo ha definito Pertini con un aggettivo che nemmeno noi eravamo riusciti a trovare — aggiunge Claudio Martelli —. Si dimetterà? Resterà aggrappato alle sue contraddizioni? E' un problema suo, non nostro. Noi non cambiamo linea: aspettiamo il congresso de, poi andremo alla verifica: e, nel conto, presenteremo anche 9ues*°"' Ezio Mauro Roma. Bettino Craxi assediato dai fotografi prima dell'inizio dei lavori della direzione del psi

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