Sinai, agonia di una città

Sinai, agonia di una città Ieri, giornata dell'Olocausto, rinviato lo sgombero forzato di Yamit occupata dagli abitanti Sinai, agonia di una città Attórno a questo simbolo dello spirito pionierìstico l'esercito ha abbattuto gli alberi, sradicato le piantagioni e gli impianti, distrutto le strade - Oggi rifrazione di 20 mila soldati nei rifugi dove sono asserragliati gli ultra - Alcuni minacciano il suicidio collettivo come fecero nel 72 d.C. i difensori di Masada per non cadere in mano ai Romani - Anche le case verranno demolite - All'Egitto sarà restituito solo il deserto NOSTRO 8ERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Israele ha celebrato ieri la giornata dell'Olocausto, nella quale si commemora e ricorda l'eccidio di sei milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale e si rievocano le vicende di quegli anni nella 'Civilissima Europa», di cui i giovani hanno difficolta a rendersi conto tanto sembrano inverosimili gli avvenimenti che hanno portato alla «soluzione finale» e i metodi diabolici immaginati dal nazisti per sterminare una popolazione Innocente attraverso tutta l'Europa, della quale facevano parte un milione e mezzo di bambini In tutte le città d'Israele ci sono state composte dimostrazioni di lutto e di rimembranza, che hanno avuto particolare enfasi lunedi sera a Oerusalem me nella «tenda del ricordo» e Ieri mattina nel Kibbuz del combattenti del Ghetto presso Haifa — dove sono conservate le testimonianze dei campi di sterminio — e che è stato fondato da alcuni superstiti dell'Olocausto. Ma anche altrove, ovunque, ci sono state, cerimonie e riti: tutti I caffè e i luoghi di divertimento sono stati chiusi; alle 8 II suono delle sirene ha fermato per due minuti la vita in tutto il Paese e in ogni strada 11 traffico si è arrestato e la gente si è immobilizzata sull'attenti. Nelle scuole ci sono state conferenze illustrative e la prolezione di film documentari che hanno illustrato una delle più incredibili vicende dell'umanità, che oggi qualcuno contesta, e alla quale molti stentano a prestar fede. La sera di lunedi 11 ministro degli Esteri Shamir, a Tel Itzhak, ha tenuto un forte discorso politico, in cui ha sottolineato la responsabilità della Germania nell'eccidio e 1 doveri che incombono su quel Paese e su tutti quelli d'Europa che hanno avuto corresponsabilità nello sterminio. «Non dimenticheremo e non perdoneremo» ha concluso il ministro degli Esteri. Quest'anno la giornata del ricordo ha avuto particolare rilievo ed ha acquistato un carattere più attuale perché cadeva in uno dei giorni più drammatici della storia contemporanea dello Stato d'Israele: quello in cui si concretano 11 ritiro degli ultimi coloni dal Sinai e la demolizione di quella cittadina di Yamit che era stata per tutti motivo di fierezza, testimonianza di spirito pionieristico. Anche chi aveva messo In guardia dall'avventura, e soprattutto coloro che avevano cercato di Indurre il governo negli ulti mi tre anni a prendere provvedimenti tempestivi per lo sgombero degli abitanti e a non consentire che glunges sero nel Sinai settentrionale gli estremisti decisi a combattere con la forza il ritiro, non possono non essere colpiti drammaticamente da questo nuovo esodo, dalle demolizioni in atto, dal veder svellere alberi e sradicar piantagioni: non è solo una città che muore, ma un intero gruppo di colonizzazione rurale e una speranza — utopistica ma venata di utilità e di illusioni — che viene distrutta. Anche la contestazione dei gruppi più ostinati, pronti a combattere con le armi contro l'esercito d'Israele che deve Imporre il rispetto della legge: anche la minaccia di suicidio collettivo di gruppi di «disperati» aggiungono note di tragedia a una situazione in sé drammatica. Nella giornata di lunedi è cominciata l'operazione dell'esercito che ha inviato nell'area almeno 20 mila soldati (uomini e donne), con centinaia di mezzi di trasporto, gru e bulldozer per la rimozione forzata delle persone (circa 3000) e la demolizione delle ultime strutture e degli impianti. E' già stato evacuato e demolito il distretto agricolo di Yamit, con i centri di Talmei Yoseph, Netlv Ha'sarà e Sa- dot e l'operazione non ha conosciuto fasi particolarmente difficili e tantomeno cruente, quando si è superata l'amarezza e la drammaticità dell'operazione stessa. Ieri, proprio perché era la giornata degli eroi e dei martiri. 11 governo ha deciso di non Iniziare la più vasta operazione centrale che si concentra intorno alla città di Yamit e al diversi gruppi di resistenza disposti In case, edifici pubblici, parchi, ricoveri antiaerei trasformati in bunker e alle località più diverse (anche sui tetti delle case) di questa città oramai spettrale. Tutto lascia ritenere che l'assalto alla località, circondata da migliaia di soldati, avverà nelle primissime ore dell'alba, e che si cercherà subito di effettuare, sugli autobus che attendono alla periferia, 11 trasporto del maggior numero possibile di abitanti per avviarli verso il Nord. Tra le Incognite che si presentano c'è quella dei nuclei di ribelli che si asserragliano In varie posizioni e che possono presentare casi diversi: dalla resistenza armata al suicidio collettivo. Uno dei gruppi «più pericolosi» è quello di una cinquantina di seguaci del rabbino Melr Kahane, In maggioranza di origine americana, che si sono rinchiusi In un rifugio antiaereo e non hanno voluto finora ascoltare le invocazioni del grandi rabbini Goren e Yoseph, i quali sono intervenuti dicendo tra l'altro che la religione vieta 11 suicidio per ragioni politiche. Ma 1 ribelli ricordano il suicidio collettivo di Massada, In cui nell'anno 72 dell'era volgare gli ultimi 960 difensori della roccaforte — comandati da Elazar Ben Melr — preferirono darsi la morte piuttosto che cadere nelle mani dei romani che 11 assediavano. n gruppo di resistenza, che ha rifiutato di parlare al telefono col suo capo che si trovava In America, ha chiesto che egli venga a parlare con loro In loco. E ieri sera Kahane è giunto dagli Stati Uniti dopo aver avuto l'assicurazione del governo che non sarebbe sta- to fermato all'arrivo per il mandato di cattura che pende sul suo capo per precedenti trasgressioni. Cosi questa drammatica vicenda, che opprime tutti indipendentemente dal colore politico e dall'essere più o meno avversari dell'attuale governo, si tinge di giallo e di avventura poliziesca e non c'è Israeliano che non tremi al pensiero che possa essere sparso sangue fraterno in uno scontro tra i soldati e questo gruppo di «puri folli» della resistenza; ma nessuno si stupirebbe che qualcuno scegliesse 11 suicidio piuttosto di abbandonare una terra. Tra le complicazioni di queste giornate c'è stato 11 divieto alla stampa e al mezzi d'Informazione elettronica di seguire in loco la vicenda per tema che 1 resistenti facessero una ancor più strenua opposizione sotto le macchine da presa che illustrano e tramandano la loro volontà di morire per l'ideale, piuttosto che cedere Una parziale attenuazione a queste decisioni del ministro della Difesa consentirà a una esigua rappresentanza della stampa israeliana ed estera di seguire e ritrarre le vicende che nelle prossime ore possono conoscere momenti ancor più drammatici e ritrasmettere anche la demolizione delle ultime case, delle strade e delle costruzioni di Yamit. Israele non ha preso con l'Egitto alcun Impegno a consegnare quest'area con tutte le sue strutture; verrà quindi restituito quel deserto che è stato conquistato nel 1967. Fore tra poche ore i telespettatori di tutto il mondo vedranno su! piccolo schermo la morte di una città; gli israeliani pregano affinché non debbano assistere anche alla morte di qualche gruppo dei suoi abitanti. Sarebbe tanto più tragico In quanto la sorte del Sinai è segnata e la visita che lunedi ha fatto a Gerusalemme il vlcepremler e ministro degli Esteri egiziano. Khamal Hassan Ali, e la spola che il sottosegretario di Stato americano Stoessel continua a fare tra l'Egitto e Israele, fanno ritenere che la maggior parte delle controversie sia stata composta o in via di eliminazione, e che effettivamente Israele consegnerà le ultime zone del Sinai domenica 25 aprile, come era stato fissato negli accordi di pace. Giorgio Romano Keren Shalom (Sinai). Un cittadino israeliano viene allontanato a viva forza da un gruppo di militari mentre effettua un sit-in sulla strada per evitare che le forze armate lo caccino via da un villaggio occupato in vista del definitivo passaggio del Sinai agli egiziani, previsto il 25 aprile (Tel. Ap)

Persone citate: Elazar, Giorgio Romano, Goren, Kahane, Keren Shalom, Khamal Hassan Ali, Shamir, Yoseph