Haig minaccia l'Argentina di appoggiare l'Inghilterra di Ennio Caretto

Haig minaccia l'Argentina di appoggiare l'Inghilterra La task force sarà domani o martedì nei pressi delle Falkland Haig minaccia l'Argentina di appoggiare l'Inghilterra Ostacoli sempre più forti alle proposte di mediazione americane - Burrascoso colloquio con Galtieri - L'inviato Usa aveva già ordinato la partenza del suo aereo quando l'ospite l'ha richiamato dopo una riunione con la Giunta - Incertezza sulla sua prossima mèta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Nel burrascoso Incontro dell'ultima ora, il segretario di Stato Haig ha ieri ammonito il generale aaltieri, a nome del presidente Reagan, che se la crisi delle Falkland non verrà risolta pacificamente gli Stati Uniti appoggeranno l'Inghilterra. Il confronto, svoltosi al palazzo presidenziale di Buenos Aires tra le 10,30 e le 12,30 ore locali, le 13,30 e le 17,30 in Italia, ha rappresentato il momento critico della missione del capo della diplomazia Usa. Haig aveva già ordinato che il suo aereo si preparasse alla partenza nel tentativo di esercitare una pressione sugli ospiti argentini, irremovibili dalle loro posizioni, quando ©altieri lo ha convocato. Il leader argentino aveva riunito poco prima l'intera Giunta militare, e aveva discusso la situazione per due ore. Si ignora che cosa egli e i suol generali, tutti presenti, abbiano detto al segretario di Stato. Sembra che come estrema concessione gli abbiano fatto la seguente proposta: una volta 'Sospese le ostilità», ossia scomparse dalle isole e dalle acque circostanti tutte le truppe e le unità navali da guerra, Argentina e Inghilterra assumerebbero l'amministrazione a due, paritaria, delle Falkland, ma l'Argentina ne avrebbe la to tale sovranità. Trattative per un assetto definitivo sarebbe ro rinviate allanno prossimo. Haig si è riservato una risposta, condizionandola a nuove consultazioni con il presidente Reagan e poi col premier inglese Thatcher. Il segretario di Stato deciderà nelle prossime ore quando partire dall'Argentina e se andare a Washington o a Londra. A Buenos Aires si dice che questo è 11 momento decisivo, e che ora tutto dipende dall'Inghilterra. A Washington, la Casa Bianca e 11 Dipartimento di Stato mantengono un rigido riserbo: •Siamo in bilico — ha dichiarato un portavoce — nessuno vuol commettere passi falsi, anche solo con una dichiarazione sbagliata*. Nonostante gli sviluppi, la flotta militare inglese ha continuato la sua marcia di avvicinamento alle Falkland, dove le truppe argentine stanno erigendo nuove fortificazioni. All'Onu, a New York, e alla sede dell'Osa, l'Organizzazione degli Stati Americani, a Washington, esperti delle Forze Armate del vari Paesi seguono la vicenda con allarme. E' probabile che argentini e inglesi si trovino uno di fronte all'altro, in pieno assetto bellico, tra una settimana. Se per allora la crisi non sarà stata risolta, il conflitto diverrà inevitabile. Haig ha passato a Buenos Aires due giorni estenuanti. Dopo un primo colloquio di mezz'ora venerdì con Galtie¬ ri, ieri ha trascorso oltre 6 ore in serrato colloquio con il ministro degli Esteri Costa Mendez. Le speranze che un accordo fosse vicino sono sorte quando hanno cominciato a partecipare alle trattative anche 1 consiglieri del due uomini, l'ex vicedirettore della da, Vernon Walters, e un economista argentino. A tarda sera, tuttavia, l'Intesa non si era ancora delineata, Haig e Costa Mendez hanno annullato una conferenza stampa già annunciata. Haig ha presentato al governo di Buenos Aires l'ultima versione del suo plano di pace in tre punti: 1) sollecito ritiro delle truppe argentine dalle isole e della flotta britannica dalle loro acque; 2) formazione di un consiglio internazionale a tre — Usa, Gran Bretagna e Argentina — per la gestione transitoria delle Falkland sino al 31 dicembre prossimo; 3) contemporaneo avvio delle trattative sulla sovranità delle isole «con la partecipazione della loro popolazione», ossia con una forma di consultazione elettorale o referendum. Quest'ultima versione del plano di pace avrebbe già ricevuto l'assenso almeno parziale dell'Inghilterra. L'Argentina avrebbe elaborato le seguenti controproposte: 1) immediato ritorno della flotta britannica a Londra in cambio del ritiro delle truppe argentine dalle Falkland tra 15 giorni; 2) cogestione delle isole con gli inglesi sino al 31 dicembre; 3) passaggio alla piena sovranità argentina dal P gennaio '83. In una intervista alla televisione, Costa Mendez ha assicurato che il governo di Buenos Aires «proteggerebbe gli interessi britannici» non solo nelle Falkland, ma anche nell'Antartico. Il ministro degli Esteri ha aggiunto che l'Inghilterra «avrebbe l'uso delle isole e la partecipazione allo sfruttamento delle risorse». E" parso che Costa Mendez alludesse a joint ventures per il petrolio che si nasconderebbe in quelle acque e per le ricerche al Polo Sud. Da Buenos Aires, Haig ha parlato nuovamente al telefono con Reagan e con il suo consigliere di politica estera, Clark. I portavoce hanno ri fiutato di fornire particolari sulle conversazioni. Ennio Caretto