Una rischiosa recita a soggetto

Una rischiosa recita a soggetto Strane alleanze tra chi non vuole e chi non esclude il referendum liquidazioni Una rischiosa recita a soggetto ROMA — In base all'accordo interconfederale recepito dalla legge 91 del febbraio 1977 gli accantonamenti effettuati dal 1977 dell'indennità di liquidazione di fine lavoro non hanno tenuto conto degli scatti della contingenza. Questa disciplina ha attenuato sensibilmente la dinamica inflazionistica grazie ai suoi effetti sul costo del lavoro. Per altro, essa ha penalizzato, per il particolare meccanismo automatico applicato, i lavoratori a reddito più basso. D? questa distorsione è nata l'iniziativa del referendum abrogativo della legge 91. Il probabile successo di questo referendum e il ripristino della disciplina pre-1977 avrebbe costi molto elevati per le imprese. La commissione Giugni ha valutato che nel 1982 il costo del lavoro dell'industria crescerebbe quasi del 20%. Negli anni seguenti l'impatto sul costo del lavoro si attenuerebbe sensibilmente, oscillando fra il 3 e il 4% l'anno. L'aumento straordinario del 20% del costo del lavoro nel 1982 si aggiungerebbe a quello «normale» previsto all'incirca dello stesso ordine di grandezza. Un aumento di tali dimensioni determinerebbe la rottura degli equilibri aziendali e di conseguenza un'irreparabile perdita di produttività del sistema economico italiano, un aggravamento dell'inflazione, l'inevitabile svalutazione della moneta e la condanna per molti anni al risparmio e alla disoccupazione. Allo scopo di evitare questo drammatico scenario il governo ha proposto una soluzione di compromesso che contempera con equilibrio l'esigenza della politica economica e quella di equità di difesa del risparmio dei lavoratori dall'inflazione. Il costo per le imprese sarebbe contenuto in limiti sopportabili: il «Centro Europa» di Giorgio Ruffolo ha calcolato che nel caso di un aumento delle retribuzioni lorde reali compre¬ so tra il + 1 e il —1% si avrebbe nei primi quattro anni un aggravio del costo del lavoro per unità di prodotto nell'industria compreso tra lo 0,7 e l'I,9%. Un aggravio siffatto lascerebbe spazio alla contrattazione sul salario che invece aggravi maggiori mortificherebbero. La proposta del governo non pare incontrare molto favore nel nostro Parlamento, non solo da parte dell'opposizione, ma anche all'interno della stessa maggioranza. Le ipotesi di compromesso in discussione accrescono in misura consistente l'onere per le imprese e, soprattutto, il grado di indicizzazione della nostra economia. Invece di limitarsi a ricercare perfezionamenti della proposta governativa, sono in atto tentativi di stravolgerla, offrendo demagogiche concessioni nel settore delle pensioni, che invece andrebbero ponderate nell'ambito dell'auspicata riforma del sistema pensionistico. Invece di cercare di correggere i nodi strutturali che sono la causa della nostra inflazione e della recessione, si chiede pervicacemente di aggiungerne di nuovi. Non si dice che gli ulteriori vantaggi per i lavoratori e per i pensionati che si intende strappare in questa occasione saranno duramente pagati in futuro dai giovani disoccupati. Oramai si pratica il gioco al rialzo. Il fallimento della proposta del governo aprirebbe le pòrte al dilemma elezioni o referendum. Chi vuole le elezioni si allea di fatto con chi non vuole essere scavalcato a sinistra in caso di referendum. Chi vuole la correzione delle ingiustizie prodotte dalla legge 91 si trova alleato con chi intende difendere ingiusti privilegi (le indennità d'oro). Sul palcoscenico si rappresenta una commedia all'italiana. La recita è a soggetto, ma il lieto fine non è affatto assicurato. Franco Reviglio

Persone citate: Franco Reviglio, Giorgio Ruffolo

Luoghi citati: Europa, Roma