Squibb, Billy e Berloni adesso hanno paura di Gianni Menichelli

Squibb, Billy e Berloni adesso hanno paura Squibb, Billy e Berloni adesso hanno paura Tutte domenica le «belle» dei quarti di finale del basket: nessuno ha il coraggio di anticipare Sprecata l'occasione, temono il castigo - Asti: «Senza rimbalzi e contropiede, il San Benedetto ci ha imposto il suo gioco» Dice, incespicando un tantino più del solito, Gianni Asti: «A Gorizia mi sono trovato in mano una Berloni senza rabbia, senza veleno e dunque senza difesa, senza rimbalzi, senza contropiede, senza testa. Cosi non si può vincere». Dice Dan Peterson: «A Brescia ho visto un Billy non disposto a sputare sangue per vincere. Poca concentrazione, poca aggressività, poca difesa, molta confusione. Cosi non si poteva battere un Cidneo che rispondeva con classe e volontà, giocando davvero bene». Ovvero: due dei tre allenatori delle grandi sconfitte di mercoledì (playo/f di basket, quarti di finale, partite di ritorno) sono costretti, per giustificare le malefatte dei loro pupilli, a ricorrere al solito ritornello della deconcentrazione. Trattandosi dei playoff — cioè di scontri ad eliminazione diretta, nei quali sono in palio tutti ipremi di un'intera stagione — la faccenda lascia molto perplessi e induce a nutrire dubbi sempre più seri sulla solidità psichica e sulla stessa intelligenza dei nostri giganti del basket. Eppure, a sentire gli allenatori, spiegazioni più convincenti non ce ne sono. Vanno dunque alla «bella» ben tre dei quarti di finale, mentre la Scavolini è già in semifinale e si siede alla finestra ad aspettare, ancora una . volta potendo guardare tutti dall'alto, come dopo la prima fase e quella intermedia. Squibb e soprattutto Billy e Berloni han fatto la frittata e domenica dovranno badare bene a non farsela sbattere in faccia dalle rispettive avversarie. Il semplice calcolo delle probabilità vorrebbe che almeno una delle tre ci lasciasse le penne, giusto castigo per chi spreca occasioni favore voli. E' poco invidiabile, per esempio, il compito della Berloni. Chi ha "(sto a Pasqua il match d'andata col San Bene detto forse sorriderà e i meno originali azzarderanno la solita battuta maligna: tre incontri anziché due fanno un incasso in più. Ma il San Benedetto del primo incontro era ancora ubriaco di gioia e di acido lattico dopo l'impresa di Varese, dove aveva sgambettato la Cagiva al terzo supplementare. A Gorizia la musica è stata ben diversa: e la Berloni l'ha ballata malissimo. «Sono riusciti — ammette Asti — ad imporci la partita ideale per loro. Ritmo basso, punteggio basso, azioni di 25". A noi è mancato completamente Wansley, il cui rilievo statistico nel secondo tempo è una sequenza di zeri. Poi non ha funzionato il nostro motore posteriore, cioè Caglieris-Brumatti. Mettete insieme le due cose e scoprite che, senza rimbalzi e senza spinta dei piccoli, viene a mancarci il contropiede. E contro il San Benedetto non andare al tiro rapido significa farsi irretire nella ragnatela delle cento difese applccicaticce di De Sisti, quindi rallentare ulteriormente, pasticciare, incasinarsi sempre di più». E domenica a Torino i problemi potrebbero essere gli stessi, per di più inaciditi dall'ansia, dall'attesa, dalla paura del risultato senza rete. Asti è preoccupato: «La mìa squadra è in buona forma e sa giocare bene il suo basket. Non deve rinunciare a giocarlo. Una soluzione buona ci dev'essere sempre. Perfino a Gorizia, nel finale, siamo arrivati a un punto, grazie alla caccia difensiva guidata da Benatti, alle Iniziative di Sacchetti e ai tiri di Ford. Domenica voglio assolutamente il dominio dei rimbalzi difensivi e il massimo della reattività, della decisione. Il resto deve venire. Non possiamo buttare via una stagione cosi, con tutto 11 rispetto possibile per il San Benedetto. E' In queste partite che si vedono i grandi giocatori: e noi i grandi giocatori 11 abbiamo». Il discorso è piii o-meno simile in casa Billy, mentre il terrore corre addirittura sul filo se si telefona a Cantù: la Sìnudyne ha vinto la scommessa su se stessa e adesso fa davvero paura, capace di tut tocom'è. Le «belle» comunque non lasciano tranquillo nessuno: lo dimostra, fra l'altro, il fatto che nessuna delle sei squadre coinvolte ha accettato l'anticipo a sabato per la tv. Ventiquattr'ore in più, prima di una sentenza senz'appello fan comodo a tutti. Gianni Menichelli

Luoghi citati: Brescia, Cantù, Gorizia, Torino, Varese