Monito ai gesuiti: non esaurite la fede nella promozione sociale di Marco Tosatti

Monito ai gesuiti: non esaurite la fede nella promozione sociale Lettera del delegato ai provinciali della Compagnia di Gesù Monito ai gesuiti: non esaurite la fede nella promozione sociale La missiva di p. Dezza ha lo scopo di «tastare il polso» della Societas in previsione della convocazione della Congregazione che dovrà eleggere il nuovo «generale» CITTA" DEL VATICANO — La rifondazione della Compagnia di Gesù è cominciata. Dopo il «castigo» inflitto per quasi due anni da Giovanni Paolo II. e dopo la riunione dei padri provinciali, a Villa Cavalletti nel febbraio scorso, il delegato pontificio Paolo Dezza sta sforzandosi, con cautela, ma forse con una fermezza maggiore che nel passato, di correggere la rotta impressa a larghi settori della ..Societas Jesu» nei quindici anni di governo di padre Arrupe. il generale malato. Nei giorni scorsi dalla curia generalizia seno partite due lettere, una ai padri provinciali, ed una per gli oltre 26 mila gesuiti: l'una e l'altra esortano ad attuare «i desideri del Santo Padre-, affinché sia possibile, convocando la congregazione, eleggere il nuovo generale e porre fine ad un commissariamento che costituisce per l'Ordine un precedente bruciante. Entro la fine di settembre padre Dezza vuole, dagli 86 provinciali, una relazione sulle reazioni della ..base» alle istruzioni impartite nel convegno di febbraio, e ribadite nella lettera inviata ai gesuiti. Questo affinché, scrive il delegato, «io possa informare il Santo Padre circa l'andamento della più profonda preparazione della Congregazione Generale, che ci ha domandato prima di consentirne la convocazione». Nel corso dell'anno alcuni provinciali (forse una quindicina) dovrebbero essere sostituiti, per la fine del loro mandato. I seguaci della linea Arrupe vorrebbero la congregazione in tempi brevi, prima che la nuova atmosfera incida in profondità sugli assetti attuali. L'ala moderata invece gradisce tempi più lunghi, per l'elezione del nuovo generale, e chiede cambiamenti al vertice più numerosi. La situazione nell'Ordine apparentemente è calma. La riunione di Villa Cavalletti, in cui qualcuno già si attendeva un'aperta ribellione, pur di' mostrando che i contrasti interni non sono sanati, ha costituito un notevole successo personale dell'ottantenne ex rettore della Gregoriana, chiamato da Giovanni Paolo II ad un compito difficile, in uno dei momenti più travagliati della «Societas». E se i ..provinciali» del Nord Ameri¬ ca hanno mantenuto in gran parte le loro posizioni. Dezza è stato applaudito dai tedeschi (alia tedesca, battendo le mani sul tavolo). Dalla Germania — è bene ricordarlo — era partita una lettera per il Papa, pregandolo di convocare al più presto la Congregazione: era lecito attendersi una contestazione palese e irriducibile. Ma il successo personale del delegato, che Paolo VI e Giovanni Paolo I avrebbero voluto nominare cardinale, allevia solo in parte le difficoltà presenti, per ricondurre la Compagnia alle direttive papali. Le difficoltà e gli errori li espone lo stesso Dezza nella lettera ai gesuiti di tutto il mondo: «Le diverse tendenze formatesi nell'interno della Chiesa dopo il Concilio», il distacco «fra le varie generazioni», la tendenza a ridurre l'espressione della fede «alla promozione della giustizia». E ancora: «Non è consentita la partecipazione a partiti politici, o assumere ruoli direttamente politici». In campo sociale non bisogna seguire altre ideologie, che non siano la «dottrina sociale della Chiesa». Un punto dolente era l'obbedienza al Pontefice (il «quarto voto», speciale dei gesuiti). Anche su questo tema Dezza appare molto fermo: il Papa, scrive, «desidera che la Compagnia non venga meno alla sua tradizionale fedeltà al magistero della Chiesa». Anche quando il Pontefice non parla «ex cathedra». I gesuiti inoltre devono evitare la divulgazione «al di là dei circoli scientifici» di affermazioni contrarle al magistero «per non confondere la mente dei fedeli». E se ci sono difficoltà da far presenti, ciò avvenga «non in forma aggressiva o meno riguardosa». Il mezzo più adatto per migliorare la Chiesa «non è la pubblica critica e la contestazione», ricorda il delegato pontificio richiamando 1 confratelli ad una maggiore severità disciplinare. Come reagiranno i gesuiti? Padre Plttau, il «coadiutore» di padre Dezza, è in America Latina e Centrale, il primo di una serie di viaggi già previsti per «tastare» il polso alla Compagnia. Non a caso al termine della sua lettera, il delegato pontificio ha aggiunto le parole pronunciate dal vecchio «generale», Arrupe, alla fine dell'anno: «Ho ripetuto al Santo Padre che io amo la Compagnia e che per essa offro, lieto, la mia vita e il mio silenzio». Quando sarà eletto il nuovo generale? Fra la convocazione e la congregazione passano da sei mesi ad un anno. Padre Dezza aveva escluso che la convocazione potesse avvenire prima della presentazione del nuovo codice di diritto canonico. Ma molti punti di quest'ultimo devono ancora essere definiti (si parla del card. Palazzini, o del rettore della Gregoriana, Navarrete, come di coloro che potrebbero sostituire 11 card. Felici, scomparso di recente, per portare a termine il lavoro). Si è detto che il codice verrà presentato alla fine di novembre: ma non è sicuro. E appare difficile che 11 Papa autorizzi la convocazione prima di essere certo che verrà eletto un «generale» a lui gradito. Marco Tosatti

Luoghi citati: America Latina, Germania