Giocar bene, giocar male

Giocar bene, giocar male Così per sport di Gian Paolo Ormezzano Giocar bene, giocar male La vera polemica su Fiorentina-Juventus, quella del dopo, è risultata assai fiacca. Pochi hanno avuto la voglia, diciamo magari il coraggio, di indagare il perché di quello spettacolo tecnicamente ignobile. Un po' deve entrarci quel clamoroso risucchio di opinioni, pensieri, idee che è il «processo- televisivo del lunedi, una specie di orgia di parole alla fine della quale si è tutti stanchi. Ma la ragione occulta forse consiste nel fatto die si teme dì dover ammettere l'impossibilità di giocare volontariamente bene o giocare volontariamente male. E cioè il calcio sarebbe (è) un caso, una partita può riuscire benissimo o malissimo, indipendentemente dalla volontà dei protagonisti. La domanda precisa è questa: è possibile, decidendolo, giocare bene? O la partita non è invece una somma di accidenti, di casualità, superiori alla tattica e persino alla tecnica? L'allenatore della Fiorentina De Sisli, un tipo intelligente e umorista, ci diceva lunedi scorso: «Magari potevamo spostare avanti il baricentro del gioco». E ridacchiava. La partita di calcio — parere personale — è una somma di eventi lotteristici, e soltanto per la legge dei grandi numeri, cioè per l'apporto di tutto un campionario (e campionato) di casi, si arriva a soluzioni che appaiono logiche: come, dopo milioni di colpi alla roulette, il quasi perfetto equilibrio fra rosso e nero, anche se la pallina non ha memoria. Due squadre entrano in campo decise a «fare la partita,,, le marcature sono allentate, eppure viene fuori uno schifo, una noia. Mentre una marcatura feroce può trasformarsi in spetta- colo gladiatorio di alto livello. O anche: cinque tiri fuori di un metro, per impercettibili misteri balistici, diventano cinque gol, splendida partita, ma è la stessa partita soltanto con cinque impatti piede-palla mutati di un centimetro. Quanto poi al fatto che. siano proprio le partite più attese quelle peggio giocate, forse è tutto psicologico: e cioè appaiono piccole perché le aspettavamo grandi, e invece sono normali. Fiorentina e Juventus, domenica scorsa, con le maglie mettiamo del Cesena e del Cagliari, giocando la stessa identica partita avrebbero avuto lodi per il sano spettacolo agonistico, e si sarebbe detto di accettabile, virile sero azero. Il Ciò e Celestino Questa faccenda di De Stefani, membro italiano del do, che viene invitato a dimettersi, così che in maggio a Roma possano essere eletti due dei nostri, cioè Carraro e Nebiolo uno al posto suo e uno al posto di Onesti scomparso, e viene persino messo di fronte a un'offerta in denaro, sotto forma di presidenza di una fondazione, scandalizzerà o divertirà i signori che dovranno procedere alla cooptazione? Cosa dirà loro De Stefani? I membri del do sono di regola ricchi, sereni, fra di essi c'è un sudafricano che veleggia verso i cent'anni, ci sono principi, generalonì. Hano già preso molte decisioni a sorpresa. Hanno eletto finalmente due donne, e una è giovane, finlandese, atletessa ancora pochissimi anni fa. Potrebbero chiamare a cardinare un Celestino qualunque: ammesso die in Italia ne esista tino. «Nouveau cyclisme» Gomez, Martens (non Maertens, il campione del mondo), Hoste: ì primi tre grandi traguardi del ciclismo professionistico 1982 — Sanremo, Fiandre e Wevelgem — sono andati a questi signori, dei quali prima non si sapeva nulla. In Italia si dice che questa è la fine del grande ciclismo, all'estero, cioè in Francia, Belgio e Olanda, si dice che questo è l'inizio di un ciclismo nuovo, bello, avventuristico, da allacciare a quello anteguerra: illustri sconosciuti che vanno in fuga per tanti chilometri, o che vincono volate epilettiche, da ultima pedalata nella corsa e nella vita. Su Gomez in fuga verso Sanremo, sotto la pioggia e nel vento, il giornalismo francese, che nel ciclismo è abbastanza letterario, ha costruito un romanzone da «nouveau cyclisme'. Se un italiano di secondo anzi terzo anzi ultimo nome vincesse così la Roubaix, forse molti nostri giornali farebbero il titolo su Moser e Hinaultbattuti. De Sisli visto da Bruna

Luoghi citati: Belgio, Fiandre, Francia, Italia, Olanda, Roma, Sanremo