L'Eni si è spento con Mattei di Eugenio Cefis

L'Eni si è spento con Mattei Inchiesta sulla crisi dell'Ente petrolifero di Stato L'Eni si è spento con Mattei La trasformazione in azienda «irizzata» cominciò con la gestione di Eugenio Cefis - Il gruppo, allora, aveva un punto debole: era sottocapitalizzato e aveva finanziato il proprio sviluppo indebitandosi sul mercato - Poi cominciarono a piovere massicci aiuti statali che, all'aggravarsi della crisi petrolifera, finirono con il paralizzare l'Ente MILANO — Ventanni fa. quando nell'estate del 1962 il Corriere della Sera pubblicò Un'inchiesta divenuta famosa che metteva sotto accusa la Bestione dell'Eni di Enrico Mattei (pochi mesi prima della sua morte in un incidente aereo). Indro Montanelli contrapponeva alla limpidezza dell'In gli oscuri conti dell'Ente petrolifero di Stato. ^.4 differenza dell'Iri che in testa ad ogni suo bilancioscriveva Montanelli -riporta !a legge che io ha istituito con relativo statuto in modo che chiunque possa controllare se e come ha assolto i compiti che gli vennero assegnati come è tenuto a fare qualunque ente pubblico che maneggia i soldi del pubblico. l'Eni non fa mai alcun riferimento ai compiti suoi-. Da allora l'Eni ha fatto considerevoli progressi nel processo di irizzazione. ma in una direzione certamente diversa da quella auspicata allora dal giornalista del Corriere. Perchè l'Eni era si molto diverso dall'Iri ma nel senso che, anziché essere una conglomerata priva di strategie, gestita in chiave burocratica, spesso al servizio di intrecci politico-affaristici die sotto il velo della proprietà pubblica nascondevano corposi interessi privati, era una vera azienda, con obiettivi precisi, strategie adeguate, una appropriata cultura tecnica e notevoli capacita operative. Ecco come lo stesso Montanelli descrisse la gestione Mattel: -L'Agip aveva portato in dote a Mattei una rete di distribuzione di benzina che copriva circa il 15 per cento del mercato. Con le sue eccezionali capacità organizzative Mattei si diede subito a riorganizzarla e ampliarla. Inventò il cane a sei zampe, bandiera e stemma di unagrunde potenza petrolifera, moltiplicò le stazioni di servizio, che sono di gran lunga le più curate, costruì tnotcls. che rappresentano autentici modelli in questa materia e. sebbene il fabbisogno nazionale di benzina sia rapidamente passato da 450 mila tonnellate del 194H a tre milioni di tonnellate di guest anno egli ora ne copre un buon 2ìpercento-. Un'azienda dinamica elle dal suo sviluppo irradiava benefici a tutta l'economia nazionale come lo stesso Mattei ricordò al Corriere in una lunga lettera di rettilica. Non solo perche l'Eni garantiva il metano alla nascente industria nazionale, ma perche contribuì, per esempio, al ribasso dei prezzi che accompagno il boom economico della line Anni Cinquanta: la benzina scese da 142 a 96 lire il litro, i fertilizzanti del 2m e il gas liquido in bombole (con larghissimi usi domestici» del 25 percento. Un dinamismo che si spense nel giro di pochi anni dalla mone di Mattei. Egidio Egidi. divenuto dirigente dell'Agip dopo una lunga carriera all'interno dell'Ente iniziata iin dalla sua fondazione (era di Matetica come Mattei). si dimise a meta degli Anni Settanta dal gruppo con una lettera all'allora presidente Pietro Sette che iniziava cosi• Caro Sette, debbo abbandonare dopo 2h anni di servizio; le ragioni sono molteplici., ma tutte riconducibili alla grave situazione di disorien¬ tamento in cui versa tutto il gruppo; ho l'impressione die i soli problemi che interessano l'Eni sono alchimie ed equilibrismi intemi mentre non vengono affrontati quelli veri che sono quelli energetici e degli uomini-. L'Eni era già come Tiri. La sua testa, la holding con sede a Roma dove stanno 1400 dipendenti circa, di cui 200 dirigenti, era solo un luogo di mediazione politico-affaristica, un ufficio studi, il terreno di scontri politici e di rivalità manageriali. Il mercato petrolifero, i problemi della gestione, lo sviluppo dell'azienda, erano diventate preoccupazioni secondarie. La trasformazione, in realtà, cominciò subito dopo la morte di Mattei con la gestione di Eugenio Cefis. L'eredità di Mattei, positiva sotto molti aspetti, aveva un punto debole, comune del resto a tutte le grandi aziende italiane dell'epoca. L'Eni era sottocapitalizzato e aveva finanziato il proprio sviluppo indebitandosi sul mercato. Dopo ì 30 miliardi del fondo di dotazione iniziale, lo Stato non aveva più contribuito al capitale dei- l'Ente che nel 1962 si calcola avesse debiti per oltre 300 miliardi, pari a quasi il fatturato. Cefis. assai più dotato dal punto di vista politico che da quello imprenditoriale, concentrò i propri sforzi nell'ottenere massicci finanziamenti statali (700 miliardi di londo di dotazione in 10 anni) in cambio di un drastico mutamento di strategie dell'Ente. Venne posto un freno allo sviluppo della ricerca petrolifera all'estero, troppo costosa. ; Venne intensificala la politica dei salvataggi delle aziende Itessill private in crisi. Venne abbandonata la politica di ribasso dei prezzi. Nuovo impulso venne all'attività finanziaria dell'Ente con l'emergere di Giorgio Corsi. Cefis. tuttavia, non trascura del tutto le attività tradizionali. Durante la sua gestione crescono di peso e di im1 portanza le società di impianI tlstica e ingegneria (SnamProgetti. Salpem. Nuovo Pignone). Negli ultimi anni del suo mandato stipula due Importanti contratti di acquisto di gas olandese e sovietico. La logica di Cefis. tuttavia, non è quella della gestione economica, dello sviluppo dell'azienda e del Paese. Anzi per i giustificare la bassa redditività dell'Eni dirà: «Quando noi intravediamo il pericolo di un profitto corriamo subito ai ripari-. Operazione che non gli deve mai essere stata molto difficile perché nella sua lunga storia di Imprenditore. Cefis Incorse assai di rado nel -pericolo., di fare profitti. Questa fase culmina nel progetto di dare la scalata alla Montedlson con il pretesto che la società chimica privata ha realizzato a Priolo un ambizioso Impianto petrolchimico che potrebbe diventare il nucleo di una seconda Compagnia petrolifera nazionale. E' l'inizio della guerra chimica che costerà all'Eni centinaia di miliardi. Quando Cefis lascia l'Eni nel 1971 per andare alla Montedison l'Ente petrolifero è già entrato in una logica da ente politico dell'energia. Il successore. Raffaele Girotti, farò acquistare nel 1973 ad Angelo Moratti per conto dell'Eni una quota del Corriere della Sera al solo scopo di sbarrare la strada a Cefis. divenuto l'acerrimo nemico. DI fronte alle lotte sul fronte chimico-editoriale, il clamoroso rialzo dei prezzi petroliferi (settembre-dicembre 1973) che avrà cosi profonde e durature conseguenze sull'economia petrolifera e su quella mondiale in generale sembra un avvenimento marginale. Unico segno del profondi mutamenti che stavano maturando è il ritiro delle grandi Compagnie petrolifere dal mercato italiano (se ne vanno Shell e BP) che obbliga l'Eni a rilevare pompe e raffinerie della Shell in concorrenza con i petrolieri privati. La reazione alla crisi energetica che sposta la proprietà dei pozzi, rende il petrolio molto più caro, più difficile da ottenere dal Paesi produttori, assai meno soggetto al con- 1 trollo delle grandi Compagnie, tarda a venire. O meglio : viene abbastanza tempestivaniente dall'Agip. su cui ricade . la responsabilità degli ap- ! provvlgionamentl. ma stenta ! a farsi strada a Roma, al ver- ! tlce del gruppo dove Raffaele Girotti, uscito sconfitto insieme a Cefis. lascia 11 campo a : Pietro Sette, un avvocato, abile burocrate, che introdu-, ce per la prima volta nell'Ente l metodi e procedure da mini-! stero. Lo scopo è quello di non decidere nulla per paura che qualsiasi decisione possa turbare i precari equilibri interni ' ed esterni all'Ente. Un Immobilismo che nasceva dalla consapevolezza che l'Eni non aveva più né la forza né l'autorità per prendere ; da solo le decisioni senza preoccuparsi dell'avallo politico. Giorgio Mazzanti si illude, dopo Sette, di poter rilan-1 dare l'iniziativa dell'Eni ma alla sua prima grossa sortita in campo petrolifero, il con-, tratto con l'Arabia Saudita, inciampa nelle tangenti e vie-1 ne travolto. Marco Borsa (2 —Continua) 111 precedente articolo è stato pubblicato mercoledì Taprilt). Ci Eugenio Cefis Enrico Mattei

Luoghi citati: Arabia Saudita, Milano, Roma