Roma, la segretaria di Semerari rischia l'arresto per reticenza

Roma, la segretaria di Semerari rischia l'arresto per reticenza Interrogata Marina Marasca: forse oggi in libertà provvisoria Roma, la segretaria di Semerari rischia l'arresto per reticenza Ma il giudice ha capito che la donna era ancora scossa per la tragica morte del criminologo - Potrebbe saltare il processo per direttissima contro la giornalista dell'Unità ROMA — Con tutta probabilità, quello di Ieri sera è stato 11 suo ultimo Interrogatorio da detenuta: la giornalista Marina Maresca, già messa in libertà provvisoria dai magistrati napoletani, sta per lasciare anche la sezione femminile del carcere di Rebibbia. Sembra questo l'orientamento del sostituto procuratore Antonio Marini, il giudice che indaga dopo le querele del ministro Scotti, del sottosegretario Patriarca e del segretario de Piccoli. La decisione secondo alcuni era attesa nella tarda serata di ieri. Ma fino alle 22, da Rebibbia, nulla si è saputo. Marina Maresca è stata in terrogata dalle 15 in poi. Nelle previsioni di Marini subito dopo sarebbe stato il turno di Luigi Rotondi, il pubblicista e confidente che ha ammesso di aver scritto quel falso documento pubblicato dall' Unità, Impossibile, data l'ora tarda, conoscere l'esito dei due interrogatori e la sorte del processo per «di/fusione di notieie false e tendenziose' e 'diffamazione aggravata»: processo per direttissima oppure atti al giudice istruttore per ulteriori accertamenti? Questa mattina Marini s'Incontra con il procuratore capo Achille Gallucci. La scarcerazione di Marina Maresca era stata chiesta martedì mattina dal suo difensore, avvocato Luigi Di Majo. L'istanza parte da un presupposto riconosciuto anche dai magistrati napoletani nella loro ordinanza che ha concesso la libertà provvisoria: la giornalista dell' Unità non è stata una pedina della manovra che ha portato al falso documento e alla sua pubblicazione. Sarebbe invece caduta in trappola, ingenua. Dunque i reati sono quelli di « diffusione di notizie false e tendenziose e diffamazione; reati per i quali non è previsto l'obbligo dell'arresto. «Sono ottimiste», ha ripetuto il suo difensore. A Rebibbla. il giudice Marini era arrivato alle 14,30. Per tutta la mattinata, nel suo ufficio a palazzo di Giustìzia, è rimasto impegnato nel lungo e drammatico interrogatorio di Luisa Barlesi, la segretaria del professor Aldo Semerari, durato più di quattro ore. dalle 9,45 alle 14. Lei. 1 nervi a pezzi, pallida, sempre a testa bassa, spesso in lacrime, ha rischiato l'arresto per reticenza. Domande su Semerari, sui motivi del loro viaggio a Napoli, sui suol contatti con la psichiatra Fiorella Granata e le ipotesi sul suicidio. «Io non so dirvi nulla, andate a chiedere a Semerari e alla Granata...!». La frase ha un po' indispet tito 11 giudice Marini. Luisa Barlesi, sconvolta, in quel momento non era certo In buone condizioni. Il sostituto procuratore ha capito, ha lasciate perdere, ha lasciato che si sfogasse. Poi, con calma, altre domande, poche risposte balbettate e la decisione di chiudere il verbale. «Vado pure — le ha detto il giudice — la richiamerò dopo Pasqua». Occhiali con grandi lenti scure, pantaloni blu, giaccone in lana rossa, l'ex segretaria di Semerari è uscita da palazzo di Giustizia qualche minuto dopo le 14. Ad attenderla, il padre, ferroviere in pensione: Per anni accanto a Semerari, con lui in giro per le carceri per perizie a neofascisti, camorristi, mafiosi o detenuti qualsiasi, secondo i giudici Luisa Barlesi dovrebbe conoscere molti retroscena utili, Finora, però, il suo racconto non si è rivelato positivo. Ieri ha escluso di aver mai telefonato a casa Carrara, soprattutto la mattina del suicidio e del ritrovamento del cadavere di Semerari. A Marini, come già ai tre magistrati napoletani, ha negato di aver mai sa puto 11 vero motivo del viaggio a Napoli. Ora si aspetta il dopo Pasqua, per poter sapere l'utilità della deposizione di Luisa Barlesi. Intanto, su tutta la vicenda partita dal sequestro Cirillo continuano polemiche ed interventi. Su «Rinascita, il senatore Ugo Pecchioli seri' ve che «occorre indagare ancora, scavare più a fondo. Non ci si può limitare alle afferma' zioni di Spadolini, che dopo aver in un primo tempo accennato all'ipotesi di anomaHe nel comportamento di un servizio segreto sembra di colpo aver superato tanti dubbi. Può benissimo darsi — continua — che certe innegabili re ticenze di Spadolini portino il segno dello scontro dc-psi». Secondo il responsabile della sezione problemi dello Stato del pei, da tutta la vicenda emerge anche «il coinvolgimento di esponenti della de napoletana e campana»; sullo sfondo non manca «l'ombra inquietante della PZ. Il caso Cirillo è un segnale allarmante e istruttivo di ciò che succe de quando alla visione istituzionale indicata dalla Costituzione si sostituiscono privilegi di partito, di corpi separati, di gruppi sociali, prepotenze di singoli e di organizzazioni. Nell'affare Cirillo — afferma ancora Pecchioli — sono avvenute cose che nulla hanno a che vedere, certo, con la condotta che fu tenuta in occasione del rapimento Mòto e dell'eccidio della suascorta». Giovanni Cerniti

Luoghi citati: Napoli, Rebibbla, Roma