No di Londra a trattative di Mario Ciriello

No di Londra a trattative No di Londra a trattative (Segue dalla 1* pagina) sulla possibilità di conseguire una «pace giusta e onorevole». E' evidente che l'imprevista reazione britannica, l'incubo di una sconfitta militare e di un disastro economico, tutte queste scosse hanno incrinato l'arroganza dei giorni scorsi. Il regime Galtierl si trova d'improvviso sull'orlo di un precipizio: anche l'ondata collettiva di nazionalismo comincia a farsi più cauta ed inquieta. Londra però non si lascia eccitare da queste prime mosse diplomatiche. Avverte che ogni trattativa sarà vana se Buenos Aires non accetterà prima una «precondizione non-negoziabile», il ritiro degli argentini dall'intero arcipelago e dalle sue acque territoriali. Si teme persino che Haig e Reagan, con la loro insistenza sulla necessità per l'America di restare «equidistante» fra le due parti, non possano, e non vogliano, premere su Galtierl oltre un certo punto. Sir Nicholas Henderson, l'ambasciatore inglese a Washington, ha detto ad Haig: «Voi americani eravate angosciati quando avevate 52 ostaggi In Iran. Noi ne abbiamo alle Falkland quasi 2000». Ecco, dunque, il programma d'azione condiviso da governo e ìaboristi. (Soltanto l'ala sinistra del «Labour Party», quella di Tony Benn, condanna l'invio della flotta). Siano benvenute tutte le •mediazioni» e tutte le •operazioni diplomatiche», degli Stati Uniti come della Germania, delle grandi come delle piccole potenze, purché non ammettano l'attuale status: e frattanto la Royal Navy continuerà a navigare verso le Falkland. Non si illuda, Galtierl, sulla risolutezza britannica: non speri di uscire dalla bufera offrendo indennizzi agli isolani e all'Inghilterra. Londra esige anzitutto che gli usurpatoli desistano dalla violazione di una società democratica, con 150 anni di vita». Cosi ha avvertito Pym, il quale ha detto pure: «Quantunque non esista fra noi e l'Argentina uno staio di guerra formale, abbiamo il diritto di prendere tutte le misure che consideriamo necessarie». E poi: «Perché il leader argentino ha deciso d'improvviso di ricorrere ad un'arbitraria aggressione? Parte della risposta risiede nella brutalità e nella impopolarità del suo re¬ gime. L'inflazione è al 140 per cento; tutti i diritti umani sono Ignorati e calpestati; dal 76, migliala sono stati gli arresti, gli assassina, le «sparizioni». Assillato dalle crescenti tensioni politiche ed economiche, questo regime Ita disperatamente e cinicamente cercato di attizzare tra le masse un violento sciovinismo». Dopo aver ricordato che «se Il mondo non costringerà l'Argentina a rispettare la legge, altri Stati seguiranno l'esemplo di Buenos Aires», il ministro Pym esortava l'Europa e l'intera comunità internazionale a punire l'aggressore con misure economiche. «Io spero die i nostri amici Incoraggeranno le loro banche a sospendere l prestiti all'Argentina e ci Imiteranno nell'tnterrompere l crediti alle esportazioni. Allo stesso tempo, si arrestino le Importazioni». L'Argentina è indebitata verso l'estero per ben 32 miliardi di dollari, la sua posizione diverrà adesso traumatica. A Wall Street commentano: «7Z mercato dei prestiti all'Argentina è evaporato. Buenos Aires rischia di finireln bancarotta». Tutti i conflitti creano bizzarre amicizie, ma è quasi comico vedere oggi l'Argentina congratulata ufficialmente dall'Unione Sovietica. Secondo la Tass, la colpa è tutta di Londra, che «si è cocciutamente opposta alla decolonizzazione delle Malvlne». Non è una solidarietà che preoccupa, nessuno si attende vistose iniziative sovietiche. E' piuttosto una conferma del travaglio economico russo. Mosca ha fame di grano e l'Argentina può fornirglielo. Mario Ciriello

Persone citate: Haig, Nicholas Henderson, Reagan, Tony Benn