Sudano una scommessa e Beckett

Sudano una scommessa e Beckett «Il tempo di B» Sudano una scommessa e Beckett TORINO — La seconda parte del viaggio che Rino Sudano va compiendo all'Interno del suo teatro è giunto, nella sala degli Infernotti, a II tempo di B, una «lettura» di brani tratti dal romanzóMcrcier et Camier di Samuel Beckett. A dispetto del titolo, che sembra delineare con precisione due personaggi, il romanzo nella realtà elude la doppia indicazione personale: c'è un indistinto «io» e uno sfuggente «tu» che offrono a Sudano il terreno ideale per innescare una rappresentazione fondata, come dice lui, «sul sentire». Destino dell'attore è ripetere parole già fissate: si possono ridire nella speranza che accendano in chi le pronuncia e in chi le ascolfa, in un momento imprevedibile, la scintilla dell'emozione. Recitare, per Sudano, diventa perciò una partita a dadi, una scommessa contro il testo e contro le convenzioni sceniche. Lui, che si ostina ad eliminare dalla rappresentazione ogni adescamento visivo, considera quindi le parole come cose. Il suo teatro non chiede altro che una assoluta oggettività. Così, nel Tempo di B, Sudano percorre lo spazio scenico leggendo (neppure ripetendo a memoria) pagine fotocopiate, andando sotto il cono di luce di una lampadina o piazzandosi contro un riflettore. Tra luce e penombra, tra i suoni emessi da un disco, si fanno largo le parole beckettiane, la loro forza e la loro frantumazione s'impadroniscono progressivamente dell'ascoltatore, lo turbano, lo rapiscono. E' questo il sentire cui allude Sudano? Se lo è, ha vinto lui. o.g.

Persone citate: Beckett, Rino Sudano, Samuel Beckett, Sudano

Luoghi citati: Torino