Ritorna la febbre dell'oro di Ezio Mascarino

Ritorna la febbre dell'oro Ogni anno il Piemonte assorbe attraverso industrie e privati 10 tonnellate di metallo giallo Ritorna la febbre dell'oro Le tensioni internazionali hanno acceso nuovo interesse - Tante protesi, ma anche medaglie per bocciofili - Lingottini da 2 milioni L'oro di nuovo in prima pagina dopo la sfida lanciata dall'Argentina alla Gran Bretagna. I prezzi sono di nuovo ih tensione. I risparmiatori piccoli e grandi sono preoccupati. Ogni anno, nel mondo vengono estratte circa 1.300 tonnellate d'oro, metà delle quali in Sud Africa e un quarto in Unione Sovietica. Di questo passo non ci vorranno più di 70 anni per estrarne quanto ne abbiamo ricavato negli scorsi cinque millenni. I filoni migliori si sono esauriti o si stanno esaurendo, eppure l'oro continua ad essere il metallo più prezioso. Il più ricercato e più desiderato. Ha conosciuto sbalzi sui mercati internazionali, legati a vicende economiche e politiche, nonché al destino del dollaro. Ora attraversa un altro momento difficile. Ma resta sempre appetito. II Piemonte ne ha ingoiato nell'81 dieci tonnellate, contro le 50 dell'intero Paese. E Torino? Sempre nell'81 se ne sono consumati circa 150 chilogrammi il mese. Sono cifre indicative, ricavate dai tre banchi di metalli preziosi che operano nella nostra città. Sono valori per difetto, minimi, perché molte ditte e artigiani comperano lingotti in altri centri della regione o su altre piazze italiane. Quindi i 150 chilogrammi rappresentano una cifra molto approssimativa, forse la metà del valore reale, che nessuno conosce. L'unica analisi che si può tentare, su scala cittadina, è quindi legata all'attività dei tre banchi di metalli preziosi. Cinque sono i settori di commercio dell'oro: l'industria, le protesi dentistiche, i monili e preziosi, le monete sportive, 1 lingottini da 100 grammi, o pesi inferiori (gli unici consentiti dalla legge per i privati). I responsabili dei tre «banchi di metallo» sono concordi: «E' un momento difficile, il mercato dell'oro è fermo per le continue oscillazioni dei valori sui mercati internazionali. La gente non si fida più, attende giorni migliori». L'Industria torinese divora circa 25-30 chili d'oro il mese, per mezzo miliardo: «E' un mercato nuovo, in espansione. Serve per i circuiti stampati, come rivestimento di particolari apparecchiature». Altro settore che tira è quello degli odontotecnici: 30-40 chili il mese, sul 700 milioni: «Afa oggi per le protesi si usano leghe meno pure, altrettanto resistenti, ma molto più economiche», anche se il cliente paga ugualmente conti salati. Poco diffuso il vezzo di regalare i lingottini: costano — quelli da 100 grammi — 1.700.000 (l'Iva è del 15%). rappresentano un regalo originalissimo, per sentirsi un po' «magnate» del petrolio. Circa 15-20 chili l'anno, per 300 milioni di lire. Una sorpresa è l'aspetto sportivo legato all'oro, è cioè il conio di medaglie per gare, «soprattutto di bocce»: ogni anno si fanno medaglie per un miliardo (qui Incide molto la lavorazione), usando 70-80 chili d'oro. Infine il discorso più difficile, quello legato all'impiego del metallo pregiato per fabbricare monili e preziosi, collanine, bracciali, medaglie, ecc.: «Ipiù comperano fuori Torino, da rappresentanti di ditte di altre città. Noi abbiamo venduto, in Torino lo scorso anno 40 chili d'oro al mese, circa 600 milioni» . dice un gioielliere. E' soprattutto questa la cifra meno reale. Rappresenta forse neppure la metà del vero movimento di oro nelle botteghe e nei laboratori cittadini. Comunque, tenendola per buona, complessivamente la città consuma oltre 1.500 chili di oro nuovo all'anno, per 20-22 miliardi di lire. Cosa dicono i commercianti? Sergio Della Valle, vice presidente dell'associazione orafi piemontesi: «L'oro è sempre stato un bene prezioso. Dal 1960 si è rivalutato di 20 volte. Rappresenta un buon investimento, su tempi lunghi, ricordando che con questa parola si intende investire denaro in beni che permettano la rivalutazione del capita'le e non solo la conservazione del patrimonio. In tempi brevi, poi, come l'argento, può essere considerato un bene-rifugio, cioè un fondo di riserva da monetizzare in momenti di estrema difficoltà e per i quali il realizzo è sempre possibile, sia pure in percentuale ridotta». E con i tempi che corrono non è poco. Ezio Mascarino

Persone citate: Sergio Della Valle

Luoghi citati: Argentina, Gran Bretagna, Piemonte, Sud Africa, Torino, Unione Sovietica