I nostri soldi di Mario Salvatorelli di Mario Salvatorelli

I nostri soldi di Mario Salvatorelli I nostri soldi di Mario Salvatorelli Alla prossima crisi di go- ■ verno, che mi auguro avvenga il più tardi possibile, per ragioni di buon, senso e, tutto considerato, anche di buon gusto, sarà saggio, forse, esaminare l'opportunità di creare un ministero degli anziani. La mia proposta scaturisce da una duplice sorgente. La prima, e nuovissima, è il grosso studio dell'Istituto centrale di statistica, uscito ieri, che ci offre, tra diecimila altre cifre, quelle relative alla popolazione italiana, divisa per «classi» di età, prevista nei prossimi anni, fino al 2001. La seconda sorgente, e più «antica», è il crescente numero di lettere che ricevo dagli anziani, appunto, in tema di pensioni, liquidazioni e assistenza malattie. Procederò per ordine. Secondo l'ipotesi più probabile, quella, cioè, che «finora ha presentato i risultati più attendibili», dice l'Istat, e che lavora su un basso indice di natalità e un certo movimento migratorio, nell'anno 2001 la popolazione in età di 65 anni e oltre costituirà il 16,16 per cento di quella totale, contro l'I 1,28 per cento del 1971. Questo significa, in cifre assolute, che in trent'anni gli (.anziani» passeranno da 6 milioni 101 mila a 9 milioni 55 mila. Un aumento di oltre il 48 per cento, contro un incremento complessivo della popolazione che, sempre in base all'ipotesi più (•attendibile», dovrebbe essere appena del 3,5 per cento. Non entro in un'analisi più approfondita di questo studio, più ampiamente esaminato da altri. Desideravo trarne soltanto lo spunto per richiamare l'attenzione su questa, sempre più larga, ofascia» di cittadini, che hanno dato quel che hanno dato, ieri, oggi, e, probabilmente, domani, ma che «non fanno più paura al governo, né all'imprenditore, ni al sindacato», come osserva amaramente il signor Osvaldo Pautasso (un nome tanto torinese che sembra inventato, ma non lo è). Con la sua lettera, scelta tra le tante, passo alla seconda motivazione che mi spinge a proporre un ministero degli anziani. hanno ottenuto per i lavoratori dattivi», in termini monetari e normativi. Ma, com'è noto, anche per ripetute autocritiche recenti, i sindacati hanno «scoperto» i pensionati solo negli ultimi tempi, neanche fossero stati, finora, «sommersi», come si dice, ma grossolanamente, per una parte dell'economia. Un motivo di più, appunto, per suggerire la creazione di un ministero degli anziani, non in aggiunta, ma in sostituzione di altri che già esistono e che, sè ne scorriamo l'elenco, offrono solo l'imbarazzo della scelta (per l'abolizione, beninteso). Un'ultima osservazione. Questo «invecchiamento della popolazione», un termine piuttosto sgradevole ma che significa, in pratica, un aumento della percentuale di «anziani» sul totale, sia per il calo delle nascite, sia per il prolungarsi della durata media della vita, non si verifica in tutte le Regioni nella stessa misura. Quel 16,16 per cento previsto per il 2001. di cui parlavo prima è una media, appunto, risultante da un minimo del 13,09 per cento nell'Italia meridionale e insulare, e da un massimo del 18,14 nell'Italia centrale. Ma il vero «record» regionale dovrebbe toccarlo la Liguria — parliamo sempre del 2001 —, con ben il 22.88 per cento di residenti con 65 anni, e oltre, rispetto al totale de(la popolazione residente. E' sufficiente paragonare questo dato con quello della Campania, dove, per la stes Sa epoca, è prevista un'«an' zianità» del 12,06 per cento, poco più della metà di quella ligure e minimo assoluto nazionale, per comprendere come il clima c'entri, ma in misura limitata. L'emigrazione, il tasso di natalità, anche il benessere che permette di «scegliere» questa o quella località per la «ritirala», come dicono i francesi, hanno un ruolo determinante in queste «proiezioni» demografiche. Noi possiamo dire: chi vivrà, vedrà. Il governo, però, le amministrazioni locali, dovrebbero «vedere», e provvedere, subito.

Persone citate: Osvaldo Pautasso

Luoghi citati: Campania, Italia, Liguria