«Sindona agì nell'illegalità» Non provati gli aiuti politici

«Sindona agì nell'illegalità» Non provati gli aiuti politici La relazione di maggioranza dopo diciotto mesi d'inchiesta «Sindona agì nell'illegalità» Non provati gli aiuti politici Finanziò anche partiti, in particolare la de, ma, secondo il relatore, non avrebbe ottenuto faLa lista dei 500 esiste, ma nessuno sa dov'è - Carli la vide ma non dispose indagini von ROMA — Michele Sindona? Per molti anni «ha potuto agire nell'illegalità, principalmente per insufficienze legl- slative», ma questo non signi-' fica che potesse contare sulla "fellonia di esponenti politici o amministrativi». Sicuramente versò molto danaro ai partiti politici, soprattutto alla de (due miliardi nel '74, altri duecento milioni l'anno precedente, altri soldi ancora attraverso operazioni commerciali): nessuno però ha potuto provare che le elargizioni fossero -contropartita per illeciti favori, richiesti oottenuti». Anche la famosa «lista dei cinquecento» (quella degli autorevoli personaggi che da Sindona furono rimborsati, nonostante il fallimento delle sue banche) certamente esiste. Ma nessuno ha potuto mai scoprire dov'è, anche se c'è ila sensazione, quasi fisica, che una lista di nomi di depo- può provarlo; Sindona after sitanti fosse pervenuta tra le inani di dirigenti del Banco di Roma, i quali hanno preferito scaricarsi vicendevolmente le responsabilità del suo destino». Diciotto mesi di indagini della commissione parlamentare non hanno spiegato niente di più sull'ascesa ed il crack del finanziere siciliano. Che le conclusioni della maggioranza (16 de, quattro socialisti, un liberale ed un repubblicano) avessero accuratamente evitato di citare responsabilità politiche, era noto da settimane. Solo da ieri, una volta noto il testo della relazione stesa dal democristiano Azzaro (e approvata nonostante 1 voti contrari di' comunisti, radicali e missini), è possibile però seguire il percorso che ha condotto a questa specie di assoluzione con formula dubitativa. Fra qualche giorno, saranno note anche le relazioni che ciascun gruppo della minoranza sta mettendo a punto. Alle cinque domande che le erano state poste, le risposte ufficiali della commissione, in un documento di quasi mille pagine, sono comunque le seguenti. Sindona versò danaro ai partiti? La risposta, come si è già detto, è affermativa. Ma non è mai stato chiarito se i due miliardi dati alla de nel '74 furono restituiti. Il segretario amministrativo dell'epoca. Micheli, dice di si ma non ma il contrarlo, ma non aveva mai chiesto che quel danaro gli venisse restituito. Altre centinaia di milioni, procurate da Sindona alla de con operazioni di Borsa o su merci, non causarono «t>io7a?iom alle leggi». Nessun illecito, dunque, anche se «ogni cittadino si attende giustamente che queste siano le ultime operasrioni finanziarie cui un partito debba ricorrere». Somme di gran lunga minori sarebbero state versate a esponenti socialisti e socialdemocratici. Sindona fu favorito da politici e burocrati? «Con ragionevole certezza» la maggioranza dei commissari ha risposto dì no. Al contrario: «Le ispezioni della Banca d'Italia furono ri¬ petute e numerose, anche se fra loro non concordanti». Il Banco di Roma, ai primi segni di insolvenza, sospese il prestito già concesso al banchiere siciliano. Secondo i commissari di maggioranza, l'atteggiamento di Ugo La Malfa (allora ministro del Tesoro, che si oppose con tutte le sue forze alla richiesta di aumento di capitale della Finambro. polmone finanziarlo del gruppo Sindona) è la dimostrazione della «fermezza» dimostrata.dai politici. Cosa si è scoperto sulla Usta dei cinquecento? Esiste, si è detto, anche se non se ne sa nulla. Se cinquecento privilegiati riuscirono a ottenere il rimborso delle somme collocate all'estero attraverso Sindona, adesso — scopre la commissione — la loro «squalifica morale è di innegabile evidenza». Sconcertante, si aggiunge, è comunque che il governatore Carli, pur avendo avuto la Usta, non pensò di trasmetterla all'Ufficio cambi per le opportune indagini. Altra domanda era: qualcuno cercò di «sistemare» il crack Sindona? Secondo i j commissari, sì: ma questi era solo Fortunato Federici, am-' ministratore del Banco di Ro- m°do la rappresentazione u» momento di degradazione * uomini e istituzioni nel no stro Paese». g.z. ma. Federici, che è morto qualche anno fa, sollecitò molti uomini politici (Fanfanl. Andreotti, Stammati, Evangelisti) fino a predisporre, nel '78, un «piano di salvataggio», bloccato dopo 11 parere negativo della Banca d'Italia. Ultimo quesito: qualcuno tentò dì Impedire o ritardare l'estradizione di Sindona dagli Stati Uniti? Anche qui, la risposta dei commissari è negativa: «Da nessun documento risulta la benclié minima pressione di esponenti politici o governativi». Altri hanno invece «sicuramente» tentato di intervenire: quei finanzieri, quei magistrati che firmarono 11 famoso «affidavit» a favore del banchiere siciliano. Alcuni di essi, però, firmarono «sicuramente in buona fede». Le conclusioni? Sindona, cresciuto «rigogliosamente nel disordine e nell'avventura finanziaria», ha finito con prodursi In comportamenti «addirittura criminali». La sua parabola, secondo i commissari, «non è però in alcun di

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti