Stoppa, avaro magistrale

Stoppa, avaro magistrale Al Carignano Molière con la regia di Patroni Griffi, Schnitzler visto da Krejca al Nuovo Stoppa, avaro magistrale Un mirabile controllo dei propri mezzi scenici - Il pubblico gli ha tributato un'ovazione e Fattore commosso ha ringraziato con la tenerezza di un esordiente TORINO — Ci sono almeno tre stili, tre codici espressivi, tre diversi modi di reinventare la realtà sulla scena nel teatro di Molière: la farsa, la commedia d'ambiente e di costume, il dramma. Sul registro farsesco, mutuato dall'esempio vivo e dal contatto quotidiano con i grandi attori italiani della Commedia dell'Arte, Molière snoda essenzialmente la vicenda esterna, l'intreccio dei suoi copioni, che è spesso (e volutamente) di smaccata, grossolana comicità; dall'osservazione dell'ambiente e del costume trae spunto per ideare personaggi che paiono tratti pari pari dalla vita quotidiana, tant'è lo smalto del loro portamento, del loro gestire, della loro parlata; ma drammatica è poi l'impietosa radiografia della nevrosi e della solitudine dei suoi grandi protagonisti, Arnolfo, Alceste, Arpagone, Argante, nevrosi e solitudine che eran poi quelle del loro autore. NeWAvaro dall'altra sera al Carignano, protagonista Paolo Stoppa, regista Giuseppe Patroni Griffi, 1 tre universi stilistici, purtroppo, coesistono; dico purtroppo, perché nella messinscena molieriana si dovrebbe prendere partito per uno dei tre, e a quello subordinare o. meglio, coordinare gli altri due. Drammatica, e di forte evidenza visuale, è quella sala alta nelle sue nere pareti in cui l'azione si snoda, ideata da Pier Luigi Pizzi: qualche sgabello, nessun mobile, un camino bianco sulla destra; sul fondo, finestruole quadre e alte vetrate, inondate da una pioggia insistente, querula: un universo chiuso e cupo, cui quella pioggia aggiunge un che di livido e di umidiccio. E' il livore e l'umidore, pallido e malato, della nevrosi solitaria di Arpagone, che Paolo Stoppa (questo grande attore che ha ritrovato, a settant'annl suonati, l'ardore indomito di un tempo) ci propone, appunto, come personaggio di dramma: non nei toni esaspe rati d'una concitazione tutta esteriore, ma, all'opposto, in trottato in se stesso, in quella caparbia fascinazione erotica dell'oro, il solo amore della sdsusnpsfteegmcss«te sua vita, 11 solo che lo «separi» dagli altri e glieli renda irresistibilmente odiosi. Stoppa è questo Argante, un omino chiuso nel nero del suo vestito vecchio, che è il nero della sua anima, alle prese con le sue fissazioni, gli stupori, 1 trasalimenti, le perifrasi stesse d'una condotta travagliata ed Incerta, goffa ed inslcura, com'è travagliato e lnsicuro quell'amore: e bisogna possedere per intero il magistero della propria arte, come questo Interprete possiede, per trasmetterci, all'insegna di un sorvegliatissimo «risparmio», il domestico patetismo di tanta misantropia e Ipocondria. Questo mirabile controllo d dei propri mezzi scenici gli altri interpreti non possono vantarlo, e in ogni caso il regista non vorrebbe che lo esibissero. Una parte d'essi si assesta nei toni, robustamente realistici, della commedia d'ambiente e di costume: e sono 1 servi, i cuochi-cocchieri, le mezzane: il Freccia di Franco Acampora, in cui quest'attore di fervido istinto innesta un sovrappiù di acerba amarezza; 11 pastoso mastro Giacomo di Andrea Matteuzzl, che pare divertirsi persino un po' troppo; la procace, squillante Froslna di Anna Canzi, dal vistosi ammicchi. Quanto alla pattuglia dei giovani amorosi, recitano una loro farsa o plaisanterie, tra lo scapigliato e l'amabile, l'esagitato e l'ironico, di cui si stenta a decifrare la reale motivazione critica: tant'è vero che finiscono poi per andare ciascuno per proprio conto, e se Valeria Clangottini cerca (a mio avviso, a ragione) di ri portare la sua Elisa a una concreta misura di astuzia femminile. Pier Francesco Poggi sbanda pericolosamente In direzione isterico-istrionica, e spreca il ribellismo «vero» di Cleante, il figlio perdutamente innamorato. Il pubblico della prima ha tributato a Stoppa un'ovazione. L'attore, commosso, ha ringraziato con la tenerezza di un quasi esordiente. Guido Davico Bonino g Tre espressioni di Paolo Stoppa, un avaro chiuso in se stesso, alle prese con le sue fissazioni e con l'ardore della giovinezza

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