Oscar e Internazionale

Oscar e Internazionale Oscar e Internazionale Alla cerimonia di consegna dei premi Oscar, uno dei quali è andato a Warren Beatty per il film Rcds (sulla rivoluzione russa), è stata suonata Y Internazionale. Ci scandalizziamo (dobbiamo scandalizzarci) oppure no? Non lo sappiamo bene neppure noi. Le ragioni di scandalizzarsi ci sarebbero: un inno che a' partiene, come si usava re, al patrimonio del movimento operaio mondiale viene adoperato come (innocuo) elemento di décor sonoro in una delle più emblematiche cerimonie dell'industria culturale capitalistica. Ricordiamo con una certa nostalgia il brivido che davano le note dcl\'Internazionale nel Conformista di Bertolucci — in un contesto rutto diverso (della vicenda del film e di noi spettatori). Se non proviamo scandalo, certo abbiamo un senso di spaesamento: anzitutto perché il fatto stesso di non scandalizzarci suscita un'infinità di domande. Per esempio: l'assenza di scandalo sarà un ennesimo aspetto del riflusso, della caduta di ogni speran- di GIANNI VATTIMO za rivoluzionaria (caduta della quale gli organizzatori dell'Oscar si limiterebbero a prendere atto, considerando l'Internazionale un semplice pezzo di colonna sonora)? In questo clima, l'inno di battaglia delle masse proletarie in lotta si sarebbe ridotto a un puro simbolo dell'Immaginazione, che rinvia a una mitologia rivoluzionaria trasformata in semplice oggetto di godimento estetico. Ma c'è stato mai un momento in cui l'Internazionale fosse collocata, cantata e sentita, in un quadro «proprio», in una situazione che corrispondesse davvero agli ideali di liberazione che in essa si esprimono? La dolorosa consapevolezza di quel che è stato (e a partire da quando?) il socialismo reale ci avverte subito della impossibilità di isolare davvero una situazione storica in cui la rivoluzione sia stata, propriamente e soltanto, rivoluzione — e dunque una situazione che potesse legittimamente rivendicare come «propria» V Internazionale. Anche nel momento della rivoluzione in atto — per esempio rispetto alla concreta molteplicità degli interessi che confluiscono in essa, alla non rara meschinità dei moventi di molti protagonisti, all'oggettiva crudeltà che l'azione richiede — gli ideali dell'Internazionale rimangono,' per l'appunto, ideali. Viatir nazionale non appartiene propriamente alle masse proletarie in lotta più di quanto appartenga al pubblico hollywoodiano. L'effetto di spaesamento che la notizia di questi giorni produce su di noi è solo segno di un ben altro, più profondo spaesamento: quello che separa i prodotti spirituali — la «poesia», sì — dalle situazioni nelle quali nascono e rispetto a cui assumono immediatamente una posizione autonoma, divenendo un elemento che «disturba» e «giudica». La dislocazione di questi prodotti spirituali resa possibile in fórma macroscopica dai mass media, lungi dall'essere un pervertimento, ci dà modo di riconoscerli nella loro verità.

Persone citate: Bertolucci, Warren Beatty