Il Napoleone della giungla

Il Napoleone della giungla Il Napoleone della giungla Sebbene una carriera senza uguali Io avesse posto ai massimi vertici del Paese (a 32 anni capo d'un esercito che in realtà non esisteva, a 35 ministro di un governo che nessuno Stato al mondo voleva riconoscere, a 44 autore della vittoria di Dien Bicn Phu che. per la prima volta nella stona contemporanea, cacciava una nazione bianca dall'Asia) il generale Vo Nguyen Giap ormai da qualche tempo era al centro della profonda revisione intervenuta nei quadri politici e militari del Vietnam del Nord: i giovani strateghi dello Stato Maggiore di Hanoi si chiedevano, ad esempio, se Dien Bien Phu fosse stata davvero una vittoria, se cioè Giap, scegliendo quella battaglia lassù nel Tonchino anziché spingersi con le sue armate verso Saigon e il delta del Mekong, se fermandosi dopo la sconfitta dei francesi e trascurando i propri reali obiettivi che erano il Laos ed il resto del Vietnam, non avesse in effetti prolungato il conflitto d'una decina d'anni. Certamente, fra tutti i condottieri dell'epoca moderna non ce n'è uno che si sia trovato nell'eccezionale condizione di Giap: senza aver fatto l'accademia militare («Esco dalla scuola di guerra della giungla» disse nel '46 al francese Ledere) e divenuto generale da un giorno all'altro, ha affrontalo in un trentennio gli eserciti di tre occupanti l'uno apiù forte dell'altro (Giappone, Francia, Stati Uniti) ed è riuscito a batterli o a tenerli in scacco con la più straordinaria strategia di questo secolo, la «guerra del popolo» ch'egli ha formulato attingendo a piene mani nei duemila anni di insurrezioni contadine e di lotte contro la Cina, i feudatari e il potere coloniale che contraddistinguono la storia del Vietnam. Basso, fronte enorme, ca¬ pelli pettinati all'indietro come Mao, viso largo e voce dolce che si fa ruggente soltanto quando l'uomo si accalora (e allora il suo ottimo francese riprende il ritmo saltellante dell'accento vietnamita) Giap, figlio di un piccolo proprietario, C nato ad AnXa, nell'Annam, il P settembre 1910. Iscritto fin dal liceo al partito, schedato come agitatore, chiuso per due anni (1930-1931) nel carcere di Lao Bao, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale fece la propria scelta: trentenne, alla soglia della laurea in legge, diventò rivoluzionario. Riparato in Cina con i quadri dirigenti del partito e fedelissimo di Ho Chi Minh, seppe organizzare con ferrea disciplina quell'esercito di liberazione che, dopo aver sconfitto le guarnigioni giapponesi, entrò vittorioso a Hanoi il 19 agosto '45. Ma da Dien Bien Phu alla lunga campagna contro gli Stati Uniti fino alla conquista di Saigon questo «Napoleone rosso dell'Asia» — che i vietnamiti chiamano «Nui ha», vulcano sotto la neve — ha collezionalo anche errori, come la collettivizzazione forzata delle campagne di Nghe Tinh per cui fu costietto all'autocrìtica dinnanzi al plenum del comitato centrale. Oggi, forse, questi «peccati d'orgoglio» (cosi li ha definiti lui stesso) potrebbero essere stati la Cina o la Cambogia: tuttavia, benché nessuno metta in forse la sua autorità di eroe della guerra di liberazione ed egli appaia ben saldo sia in seno al partito che nella carica di vice primo ministro, sembra prendere corpo l'acuto giudizio dello storico americano Wesley R. Fishel secondo il quale Giap «ha visto tramontare la propria stella con la conquista di Saigon». Giuseppe May da duip: una stélla tramontata con la conquista di Saigon

Persone citate: Giuseppe May, Mao, Vo Nguyen Giap, Wesley R. Fishel