Da oggi il Sinai chiuso per il «grande trasloco» di Giorgio Romano

Da oggi il Sinai chiuso per il «grande trasloco» In vista della riconsegna all'Egitto, il 25 aprile Da oggi il Sinai chiuso per il «grande trasloco» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — A mezzanotte, l'ultimo settore del Sinai in mano israeliana è diventato area militare, e l'accesso è stato vietato a tutti i cittadini e ai turisti che non siano in possesso di speciali permessi. Si attua così l'impegno preso dal governo per consentire lo sgombero ordinalo del materiale e delle infrastrutture prima delia riconsegna dell'ultima zona della penisola. Un altro impegno, quello di far sgomberare tutti i coloni entro il 31 marzo, è stato parzialmente mantenuto. E' vero che molte famiglie (una sessantina) h±nno abbandonato negli ultimi giorni la città di Yamlt e le località vicine, e che gli autocarri dell'esercito hanno aiutato a trasportare masserizie e installazioni verso il Nord, nel Neghev o in sedi provvisorie presso Ashkalon e Beer Sheba, finché non siano pronti gli alloggi definitivi. Ma non per tutti gli abitanti sono pronte le abitazioni, anche per i ritardi degli organi parastatali nel predisporli e nel concordare gli indennizzi: una quarantina di famìglie sono state autorizzate a trattenersi sino al 15 aprile, anche per non congestionare le strade e consentire un ritiro ordinato. A Ofira (Sharm E-Sheikh) e nelle località lungo il Golfo di Eilat la situazione è calma: lo sgombero non crea più problemi. Le installazioni militari che hanno potuto essere smantellate sono state trasferite al Nord, le altre sono state distrutte in loco; le installazioni civili sono state vendute agli egiziani. La calma che regna in questa regione contrasta con la tensione, crescente soprattutto nella città di Yamit, dove gli ultimi resistenti sono ormal divisi in tre gruppi: quelli che si sono barricati nelle case, quelli rifugiatisi sui tetti degli edifici, dove ritengono di essere in condizioni privilegiate per sostenere un assedio, e quelli die si nascondono nei rifugi, tra i quali gli ultra estremisti del movimento Kach del rabbino Kaìiana, decisi a resistere ad oltranza. Il compito dell'esercito non sarà facile, ma si ritiene die sarà meno arduo dopo che sarà stato completato l'esodo dei residenti regolari; inoltre si pensa che tagliare l'erogazione dell'acqua, della luce e delle comunicazioni telefoniche costituirà una forma dì pressione efficace. In questo momento, che segna un nuox>o passo verso l'abbandono definitivo della regione, è stato annunciato che la Marina continuerà a pattugliare gli Stretti di Tiran e il Golfo di Eilat anche dopo il 26 aprile per sventare qualsiasi tentativo da parte di terroristi di infiltrarsi verso Eilat. Secondo un ufficiale superiore della Marina, il successo di questa missione di sorveglianza dipenderà in parte dalla buona volontà e dalla capacità della Giordania e dell'Arabia Saudita, perdvé lo sgombero delle basi sul Golfo complica i compiti delle vedette israeliane. Il ministro dalla Difesa Sharon ha declinato, con il pretesto di precedenti impegni, l'invito del vicepremier e ministro degli Esteri egiziano, Ramai Hassan Ali, a recarsi domenica al Cairo per discutere gli ultimi problemi pendenti, relativi alla linea di demarcazione della frontiera, soprattutto a Tabah. vicino a Eilat. Secondo il primo ministro Begin, l'appoggio che i governi europei hanno accordato al progetto di autonomia per i palestinesi nei territori occupati sta rendendo più difficili le trattative con l'Egitto. La presa di posizione degli europei, secondo Begln. «ha messo l'Egitto in una situazione impossibile», ha affermato il suo portavoce. Giorgio Romano

Persone citate: Beer Sheba, Begin, Ramai Hassan Ali

Luoghi citati: Arabia Saudita, Cairo, Egitto, Giordania, Ofira, Tel Aviv