Gli Usa manterranno aiuti a San Salvador «Qualsiasi governo che salvi le riforme» di Ennio Caretto

Gli Usa manterranno aiuti a San Salvador «Qualsiasi governo che salvi le riforme» Negoziati segreti dell'ambasciatore di Washington con leaders politici Gli Usa manterranno aiuti a San Salvador «Qualsiasi governo che salvi le riforme» Il portavoce della Casa Bianca ha precisato: «Non le persone e i gruppi contano, ma le politiche» - La linea Reagan ha vinto puntando sulle elezioni e sulla sconfitta della guerriglia e delle sinistre - Ma l'affermazione delle destre mette in pericolo i programmi della de e di Duarte - La soluzione è nelle mani di D'Aubuisson NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE NEW YORK — A quattro giorni dalie elesioni nel Salvador, gli Stati Uniti hanno incominciato a premere sui partiti salvadoregni affinché venga formato un governo di centro, imperniato quindi sulla de e su Duarte. e non un governo di destra. Preparandosi al peggio, hanno però anche enunciato un'alternativa: l'appoggio a qualsiasi coalizione emerga, purché essa si impegni a profonde riforme economiche e sociali. «Il nostro principio Ispiratore — ha dichiarato un portavoce della Casa Bianca — è che non le persone e 1 gruppi contino, male politiche... La scelta della superpotenza appare dettata dalle circostame. Per un paradosso, nel momento stesso del suo trionfo, la linea di Reagan rischia infatti anche il crollo. Il Presidente ha vinto puntando tutto sulle elesioni: queste hanno dimostrato la fondatezza della sua test, che cioè il popolo salvadoregno, accorrendo in ìnassa alle urne, avrebbe sconfessato la guerriglia e le sinistre che l'hanno sostenuta. Ma le elesioni hanno anche consentito il ritorno di destre forse divise e tuttavia unite con tro la de e Duarte. E fianno generato dunque nuovi tnotivi di apprensione, perché mia revoca delle riforme scatenerebbe la guerra civile. A San Salvador, gli Stati Urliti negoziano ora in segreto tramite l'ambasciatore Hinton. Nei giorni scorsi, Hinlon ha convocato i leaders di tutti i partiti. Il suo messaggio è stato chiaro: la de e Duarte non possono essere buttati a mare Ma il suo è risultato un dialogo tra sordi. La chiave sembra nelle mani di D'Au buisson, un personaggio a cui il predecessore di Hinton White, aveva addossato la responsabilità dell'assassinio del primate cattolico Romero. A Washington, D'Aubuisson ha contro l'intero Congresso. I parlamentari democratici hanno già manifestato la volontà di condizionare ogni ulteriore aiuto al suo rispetto dei diritti civili, qualora toccasse a lui formare il governo. Ufficialmente, la Casa Bianca, come indicato, segue la strategia della «attenzione senza Interferenza». Le sue sono ancora parole dì speranza. La coalizione delle destre, osserva, andrebbe contro la volontà popolare. Non è possibile die almeno uno o due dei partiti minori ignorino i pericoli die una restaurazione comporterebbe. In questo spirito, essa rifiuta qualsiasi commento. «E' troppo presto per esprimere giudizi», ila detto il portavoce Speakes. «Per quanto ci riguarda, vogliamo solo che le forze politiche salvadoregne siano conspapevoll della nostra dedizione alle riforme». Un messaggio inviato da Reagan alla giunta civile militare che ha indetto le elezioni rispecchia fedelmente questo principio ispira tore. «Gli elettori — ha scritto il Presidente — hanno ripudiato la violenza e.rlbadlto la loro partecipazione allo sviluppo democratico del Paese». «Pochi popoli — ha continuato — hanno Intrapreso consultazioni elettorali tra tante difficoltà. Cogliamo l'occasione per sottolineare il nostro appoggio al ripristino della democrazia e manifestare la nostra ammirazione per la volontà popolare». Il Presidente, die ha ricevuto alla Casa Bianca il gruppo di osservato¬ ri mandato nel Salvador e appena ritornato, si è anche detto soddisfatto degli echi internazionali del voto. Dietro le quinte, è in corso una gara contro il tempo per prevenire lo spostamctito del Salvador all'estrema destra, spostamento cìie, in concomitanza col recente golpein Guatemala, avrebbe altresì l'effetto di destabil'szare l'intero Centro-America. L'attività diplomatica diretta a questo scopo si svolge anche in altri Paesi. Uno dei suoi centri è il Messico. Guillermo Ungo, il leader dei socialdemocratici, uno dei gruppi die hanno boicottato le elezioni, ha ammonito che «la ricomparsa delle oligarchie sarà portatrice di nuovi scoppi di violenza». Ha quindi offerto negoziati per una soluzione pacifica della crisi. Ungo risiede a Città del Messico, e non è escluso die venga avvicinato dal ministro degli Esteri messicano Castaneda i prossimi giorni. Un peso importante avranno i sondaggi previsti entro il 15 aprile, sempre in Messico, tra gli Stati Uniti e il Nicaragua da un lato e gli Stati Uniti e Cuba dall'altro. Il presidente Reagan chiede ai regimi castrista e sandinista die sospendano le forniture militari ai guerriglieri. In cambio, è pronto a regolarizzare i rapporti e a firmare un patto di non aggressione. Ma la politica cubana e nicaraguense nel Centro-America sono legate a quella sovietica. L'interrogativo è grave: sarà disponibile l'Urss alla distensione? Che prezzo chiede? A Washington si teme che Mosca voglia acuire le tensioni: uno dei suoi obiettivi potrebbe essere la ri¬ cerca di un motivo per installare le armi atomiche a Cuba. Il rammarico più profondo degli Stati Uniti è che i partiti dì sinistra, come quello socialdemocratico, non abbiano partecipato al voto salvadoregno. Cogliendo il 15-20 per cento dei suffragi, essi avrebbero potuto dare vita a una coalizione di centrosinistra. In particolare, si sarebbe potuta formare di nuovo l'alleanza tra Duarte e Ungo die destò tante speranze nel 72 e che fu distrutta da un golpe delle forze armate. Tale alleanza è oggi esclusa a priori. E' un punto fermo della strategia di Reagan che i guerriglieri e le sinistre che li hanno assecondati «non ottengano al tavolo delle trattative quello che hanno perduto sui campi di battaglia». Ennio Caretto