Storia di fiori e piante fra studiosi e ministeri

Storia di fiori e piante fra studiosi e ministeri Testimonianza di cinque anni di passione per salvare i Giardini Hanbury Storia di fiori e piante fra studiosi e ministeri HO cominciato ad occuparmi del giardino botanico Hanbury quattro anni fa, nel 1978, per le pressioni e le richieste degli amici e consoci dell'International Dendrology Society. Conoscevo bene la Mortola, perché, specie quando stavo a Oenova, mi era capitato sovente di fermarmici, seppur brevemente. Mi ricordo un giorno di gennaio, molti anni fa. Era una di quelle giornate incredibilmente belle che capitano in Liguria d'inverno. A ridosso della tramontana, con l'aria tersa e fresca e 11 sole piacevolmente caldo, dopo aver girato per il giardino, mi misi a raccogliere dei semi di coronilla Valentina (la parente raffinata e profumata della comune Coronilla eremus del nostri boschi di collina) e poi mi sdraiai vicino al mare, sotto un pergolato di magnifici fiori gialli a grappolo (che poi ho saputo essere di Buddleia del Madagascar) lieto e contento di partecipare di tanta bellezza. Il giardino era allora ancora affidato all'Istituto di Studi Liguri di Bordighera; certo non erano più 1 tempi, per 11 giardino indubbiamente più felici, di quando, la regina Vittoria vi andava a visitare gli Hanbury, una famiglia di benefattori e sostenitori di quell'autentica passione nazionale britannica che è il giardinaggio (anche il giardino di Wisley, presso Londra, della Royal Horticultural Society, origina da una loro donazione). I segni della guerra si vedevano ancora. Il catalogo delle piante non era stato più aggiornato e molte ne erano andate perdute. Comunque non si era ancora al tracollo dell'inizio del '79 quando tutto il personale venne licenziato. E' da allora che assieme ad alcuni amici italiani e a una nutrita pattuglia di appassionati di tutti i Paesi (ma prevalentemente britannici) scriviamo, telefoniamo, supplichiamo, protestiamo. Non c'è ministro del Beni Culturali cui non ci siamo rivolti. Ho accompagnato il presidente dell'In te rnational Dendrology Society, de Candolle, fin dal presidente Pertini al Quirinale nel maggio '79. Fu anche grazie all'Interessamento del presidente Pertini che, sospeso il licenziamento, venne la decisione, in linea di principio, di affidare il giardino all'Università di Oenova. Quando finalmente apparve la legge che, in un apposito articolo, faceva assumere tutto il personale della Mortola nei ruoli dell'Università, credevamo proprio di avercela fatta. Nell'autunno '80 organizzammo anche una visita in luogo di eminenti studiosi stranieri, fra cui il professor Brennan direttore dei giardini reali di Kew e il professor Birckell direttore del giardino di Wisley della Royal Horticultural Society. In un incontro col rettore di Genova venne concordato un programma di rilancio, tutto pareva risolto. E di nuovo lo scoraggiamento di trovarci neil'81 nella stessa situazione di sempre. Per certo il personale ora viene pagato. Peraltro manca il concime, la torba, il combustibile per le serre e per le macchine agricole. Se una pianta viene abbattuta dal vento, 11 resta. L'impianto di irrigazione è a. pezzi e del tutto inefficiente. I volumi della grande biblioteca di botanica non sU sa che fine faranno. Cosa sperare a questo punto? La convenzione continua a restare nel limbo. E ancora non è scesa in campo l'Intendenza di Finanza che, pur essa, ha tutte le ragioni di voler dire la sua. Quest'intrico di responsabilità è degno veramente di un racconto di Kafka. Spesso gli ecologi sembrano più battersi «contro» che «per» qualcosa. Contro le centrali nucleari. Contro la pista di un aeroporto. Qui c'è da battersi «per», per salvare un posto dove si può ancora provar piacere ad essere parte del creato. Vorrei che tutti coloro che, per un verso o per l'altro, si occupano del giardino Hanbury, dal ministro al rettore, dall'intendente di Finanza al direttore del giardino e a tutti gli operai e gli impiegati che vi lavorano, sentissero che questo non è un fatto, come si dice, elitistico di un piccolo gruppo di patiti di botanica. E' in gioco un patrimonio dello Stato italiano, un dono si della natura, ma anche il prodotto della fatica e dell'Impegno di alcune generazioni, che è un delitto lasciar andare in rovina fatalisticamente. Come superare le paratie stagne delle competenze burocratiche? Come uscire dalla logica per cui il personale dipende dall'Università di Genova, al ministero del Beni Culturali compete la tutela del patrimonio e infine è all'Intendenza di Finanza che spetta la titolarità della proprietà per conto della Stato? Ragion per cui ognuno ha i suoi validissimi motivi per sostenere il suo punto di vista e intanto il giardino va a rotoli. E mi domando se la soluzione non si possa tro- vare in una associazione degli amici del giardino Hanbury che raggruppi tutti coloro che ne hanno a cuore le sorti. Cosi da spezzare l'attuale situazione distailo e fiancheggiare uni¬ versità, per riportare a una ragionevole funzionalità le strutture e la gestione di questo giardino che ancor oggi, malgrado tutto, è splendido. Gian Lupo Osti 1. Strada statale n. 1 (Aureli»); 2. Ingresso vendita piante; 3. Villino Hanbury; 4. Discesa del marinaio; 5. Galleria Ponte S. Ludovico; 6. Tempietto; 7. Belvedere; 8. Zona delle piante grasse (Cactaceae, Agave, Aloe); 9. Fontana del drago (Papiri); 10. Viale dei cipressi; 11. Zona delle piante australiane (Eucalyptus); 12. Zona delle pergole Agrumi; 13. Casa degli ospiti; 14. Pozzo veneziano; 15. Viale degli ulivi; 16. Belvedere; 17. Scogliera di Levante; 18. Frantoio; 19. Posto di ristoro e spiaggia; 20. Scogliera di Ponente; 21. Pineta; 22. Ingresso; 23. Strada romana; 24. Auditorium; 25. Rio Sorba; 26. Collezione di Berberis, Cistus, Paeonia; 27. Tomba di Thomas Hanbury; 28. Giardinetti all'italiana; 29. Palazzo; 30. Collezione di Fichi d'India; 31. Fontana degli aironi; 32. Antica via romana; 33. Direzione; 34. Viale delle Cycas; 35. Vivai e serre

Luoghi citati: Bordighera, Genova, Liguria, Londra, Madagascar