La misteriosa ghiandola che regola l'invecchiamento

La misteriosa ghiandola che regola l'invecchiamento Ora si conoscono meglio le funzioni immunologiche e difensive del timo La misteriosa ghiandola che regola l'invecchiamento SONO molti a chiedersi se la durata della vita umana non dipenda anche (o soprattutto) dalla «gioventù» del sistema immunitario: e se. nel nostro scomodo destino di diventar vecchi, non giochi la sua parte il timo, quel tal organo linfoide che — piccolo e ben nascosto nel torace, in alto dietro lo sterno — «prematuramente» e paradossalmente (quando abbiamo ancor solo 18 anni) comincia a smettere di recitare la sua straordinaria parte di personaggio centrale dell'Immunità. E non sono pochi, quindi, a sperare che una buona cura con ormone Umico — giusto nel periodo della naturale decadenza del timo—sia in grado di ritardare o almeno «aggiustare» la vecchiaia. Che cos'è il sistema immunitario e perché anche solo un suo semplice errore di coordinazione può pesare in senso negativo? Il concetto di immunità è andato ormai ben oltre quello originarlo di sistema di difesa antinfettiva e antiallergica ed è oggi inteso nel senso, più preciso e totale, di sistema di mantenimento della normalità e dell'integrità dell'organismo (grazie a una rete mirabile di autocontrolli e lntercontrolli a livello di organi e di cellule «competenti»: midollo òsseo, linfonodi, milza, timo, linfociti). Se qualcosa, in quel sistema si inceppa o rallenta—vedi il caso del timo — allora l'attività, su tutta la grande rete, si fa distratta e inefficiente e le conseguenze si fanno sentire. Sino agli Anni Sessanta — quando l'enigma è stato un po' svelato — il timo era sempre rimasto' organo tanto misterioso quanto trascurabile, con la stia davvero strana particolarità di raggiungere pieno sviluppo quando l'organismo è intorno ai 14 anni di vita e di cominciare a «tramontare» proprio quando, sui 18 anni, si è ancora in pieno sviluppo: sino ad essere ridotto — quando siamo sui 50 — a un povero residuo senza più funzione. Poi, da quando autorevoli scienziati — da Goldstein a Good, da Hiramoto a Waldford — hanno svelato molti dei suoi segreti, la figura del timo è risultata quella di un vero «manager» che, dal suo ufficio centrale, fabbrica— a partire dalla «catena di montaggio» del midollo osseo — miliardi di cellule (linfociti T) e biochimicamente li fa suoi «dipendenti» e li attrezza (provvedendoli di «recettori» capaci di captare segnali) affinché divengano la silenziosa popolazione cellulare istruita al mantenimento della normalità e integrità di quel «self» che è l'individuo. E' dopo il «diploma di maturità» raggiunto nel timo che i linfociti vanno a popolare — nell'Intestino, nella milza e nei linfonodi — le loro «stazioni» nell'organismo. Ed è di là (e nel loro continuo «ricircolo» nel sangue) che i linfociti, specializzati gli uni come «cellule di aiuto» (T-helper). gli altri «di aggressione» (T-killer) e gli altri ancora di «soppressione» (T-suppressor), conducono l'ininterrotto e silenzioso gioco vitale della «difesa senza offesa» contro ogni tipo di aggressore esterno e interno (batteri, virus, allergeni, «mlcrotrapianti non voluti», «antlcorpirìvolti contro se stessi» eccuera). Perché nulla manchi al gran gioco tattico e strategico c'è persino quel sottile meccanismo di autodifesa, elaborato dai linfociti stessi, che sono le cit'ocftine (sostanze helper, interferoni, interleuchlne eccetera). Al centro di tutto, a dare 11 via e a permettere al «manager» di mantenere la perfezionata officina, c'è l'ormone del timo la «timopoietina», un Insieme di almeno 10 categorie di sostanze — tra cui quella di Trainin e quella di Goldstein — senza le quali non esisterebbe istruzione, né maturazione, né programmazione immunitaria. Dopo i 20 anni — qui, visto da fuori, sta 11 gran paradosso — tutto insensibilmente degrada. Il timo va incontro a Involuzione e la timopoietina non regge più bene tutto il sistema. Al di là dei 50 anni, senza più timopoietina, il sistema immunitario, da silenzioso e coordinato, tende a peccare di Imprecisa o stanca o esagerata risposta, con errori — che possono diventare cumuli di errori — da eccesso di intolleranza (l'organismo non riconosce più bene certe sue cellule e quindi le attacca: di qui le malattie da autoanticorpi) o da eccesso di tolleranza (l'organismo permette certe pericolose esuberanze di crescita cellulare: di qui un maggior rischio di malattie tumorali) o da carenza di difese (infezioni che monotonamente tendono a ripetersi). E" allora che 1 «microtraplantl non voluti» vengono tollerati, che batteri e virus possono aver più facile gioco, che il rischio-tumori può sfuggire alla «sorveglianza», che la produzione di anticorpi può esaltarsi o mancare e che intere quote della popolazione linfocitaria risultano «Inutilmente giovani in involucri ormai vecchi». Sta qui. nell'usura dell'orologio interno immunologia), una vera e propria «abdicazione» del timo, uno degli importanti «perché» dell'invecchiamento. Oppure 11 declino della funzione timlea fa solo da complice a tante malattie? E' logico o azzardato sperare che, con cure sostitutive di timopoietina, si possa tutti raggiungere l'età di Edvige, la donna brasiliana che pochi giorni fa ha concluso (con un primato omologato) il suo ciclo di 140 anni di vita? Non è certo su sola base immunologica che si può spiegare perché, coll'età, insensibilmente aumentino la circonferenza cranica e la misura delle cartilagini nasali e auricolari, mentre invece diminuisce progressivamente l'altezza della colonna vertebrale e 11 muscolo cardiaco si fa sottile e fibroso e i «compartimenti idrici» si depauperano e le masse muscolari si riducono e l'osso ovunque dirada e le arterie induriscono e i polmoni perdono in qualità fisiche e le «riserve funzionali» si restringono. Non vi è dubbio che la timopoietina, come cura sostitutiva, sia oggi in grado di «rimodulare», quasi ringiovanendo il sistema di base, certe depressioni o iperattività immunitarie T-cellularl: ma bisogna andare cauti ad azzardare che l'ormone timlco possa legittimamente pretendere al titolo di «farmaco antivecchiaia». Il declino lmmunologico è solo una parte e non il tutto di quell'insieme di scadimenti, incoordinazioni e usure di sistemi che caratterizzano la senescenza. La correzione di un deficit di ormone non è ancora la soluzione del sogno di Faust né la moderna equazione per arrivare tutti, non diclamo ai 140, ma almeno a quell'«oblettivo 85» che da tante parti — un po' troppo trionfalisticamente — ci viene continuamente promesso. _ , * ' Ezio Minetto COSI' SI INVECCHIA OSI' SI INVECCHIA Perdita di peso delle ossa Il peso aumenta fino a circa 55 anni; diminuisce dopo i 65 Maggiore vulnerabilità' alle malattie infettive Restringimento della ghiandola del timo Le lenti dell'occhiol : diventano più' rigide Diminuzione dell'altezza (Crescita del naso e delle orecchie | Aumento della dimensione del lcapo_

Persone citate: Ezio Minetto, Faust, Goldstein