Da Anna Fougez a Milva (ma le incisioni non sono sempre originali) di Roberto Leydi

Da Anna Fougez a Milva (ma le incisioni non sono sempre originali) La storia della canzone italiana a dispense Da Anna Fougez a Milva (ma le incisioni non sono sempre originali) RICORDO molto bene che quando, undici (o dodici) anni fa, Edoardo Rescigno preparava per la Fabbri le dispense con disco della Canzone italiana, non nascondeva agli amici il rimorso di dover offrire delle canzoni più vecchie, non già le edizioni originali, ma rifacimenti moderni. E questo non perché non fossero disponibili i dischi dell'epoca, ma perché riteneva che quel «documenti», tecnica¬ mente imperfetti e così datati per stile e gusto, fossero inaccettabili dal pubblico delle dispense. Ma il suo animo di persona sensibile e civile si ribellava. Oggi, nel nuovo successo delle dispense con dischi (ma ormai sarebbe meno ipocrita parlare di dischi con dispensa), la Fabbri ricicla la vecchia idea, in omaggio al fondamentale principio che in questo campo editoriale (ma, am-, mettiamolo, non in questo soltanto) «poco si crea e nulla st distrugge». Ricicla La canzone italiana, ancora in cinquanta fascicoli, ma con dischi LP di 30 centimetri (nel 70 erano LP di 17 centimetri) e, quindi, con un maggior numero di canzoni. La quasi nuova Canzone italiana porta an-, cara la firma, come direttore, di Edoardo Rescigno. E ancora voglio immaginare il suo ìntimo disagio. Con il dispiacere, da parte mia, di. aver meno d'allora la disponibilità di perdonargli ' la birbonata. Perché, anche nell'edizione '82, le vecchie canzoni non ci son date nelle incisioni originali, ma in rifacimenti moderntrPergiu-; dicare devo affidarmi aL primo disco pubblicato perché il «piano generale dell'opera», così come diffuso dalla Fabbri, non è molto illuminante sotto questo riguardo. Riferisce i titoli del fascicoli die usciranno, ma tace sul nomi di chi canta le canzoni an-' nunclate. Nel primo disco, dunque, i pezzi (slamo, come vuole il titolo del fascicolo, fra scettici e maliarde degli Anni Venti) son tutti «clas-, slci», pezzi illustri legati a molte memorie del nostro costume e ai nomi famosi del nostro caffè concerto, da Anna Fougez a Gino Franzi: Scettico blues, La spagnola, Creola, Come una coppa di champagne. Addio tabarin. Vipera, Lucciole vagabonde. Balocchi e profumi. Ma Invece delle voci di Gino Franzi e di Anna Fougez abbiamo quelle di Claudio Villa, di Carla Boni, di Oscar Carboni, di Milva e di'Tonina .Torrielli. Ma, caro Rescigno, te la sei ascoltata la caramellala di Novi Ligure (cioè, per i non giovanissimi, Tonina Torrielll) che distrugge Addio tabarin (che già non è un capolavoro, -ma sta in piedi se restttttito-al-gustodel tempo e allo stile del tempo)? E la vociacela di Milva alle prese con Balocchi e profumi non ti turba i ripost, non agita le tue notti di musicista raffinato? Questo primo disco della quasi nuova serie della Fabbri invita a diverse considerazioni. Si può ragionare, per esempio, se davvero, oggi, il pubblico che cerca attraverso l'edicola quel disco che una distribuzione infelice non riesce a portare ad un pubblico più vasto sia così incolto da non capire il valore e il senso del documenti «d'epoca» della canzone, da preferire rifacimenti di cattiva qualità a originali die certo non hanno un «sounc» aggiornato (ma quanto a «sound» alcuni pezzi del disco te li raccomando) ma recano il fascino della loro epoca e della loro epoca sono prodotti di prima qualità. E ancora si può ragionare se sia sensato presentare questa serie di dispense con un comunicato che fa di tutto per lasciar credere che La canzone italiana è anche un'iniziativa culturale e cita in abbondanza Gino Franzi e Anna Fougez, Petrollni e il vecchio San -Martina, tacendo che in realtà si tratta di Carla Boni (che è, con Oscar Carboni, il meno peggio della compagnia), di Milva e di Tonina Torrielli. E' probabile che nel proseguire il suo cammino nel tempo, avvicinandosi a noi, La canzone italiana si affidi di più alle esecuzioni originali (è avvenuto così anche per la serie del '70, offrendoci un risarcimento ai danni di questo primo disco. Stiamo, allora, con l'occhio aperto prima di avventurarci sui sentieri lungo i quali la Fabbri ci invita. Magari con la complicità del fascicolo stampato che è piacevole da vedere e da leggere, affidato (secondo una tradizione lodevole della Fabbri, non da tutti i dispensieri condivisa) a gente che sa scrivere (e il primo fascicolo, appunto, è firmato da Gianfranco Vene). Roberto Leydi (j0\ ue ballerini di tango ) Due ballerini di tango

Luoghi citati: Novi Ligure