Intervista allo scrittore di Buenos Aires

Intervista allo scrittore di Buenos Aires Intervista allo scrittore di Buenos Aires : caro Cortazar l'Argentina si salva stando qui Qabortau e Ponson du Terrail, e la pletora degli imitatori senza gloria postuma, ma scrittori come Balzac Hugo, Dostoevskij. La credibilissima Sonia di Delitto e castigo assomiglia come una 'sorella all'incredibile Fleurde-Marie degli improbabili 'Misteri di Parigi. Un'ultima informazione: inutile cercare il romanzo nelle librerie italiane, dopo che un'edizione Sugar (1665, prefazione di Umberto Eco) è scomparsa anche dai remainder». Chi lo ..vuole a tutti i costi faccia venire dalla Francia l'edizione di Pauvert. re nel Paese e lottare dal di dentro? •Nella misura del possibile, si, almeno lo considerai come mio dovere. Ma non faccio colpa a coloro che se ne andarono, perché molti di loro non avevano altra risorsa per salvare la loro vita». Ma anche la sua vita è stata in pericolo. •Naturalmente. Ma non mi sento in diritto di incolpare coloro che dovettero andarsene irrimediabilmente. Però ciò non dà loro il diritto di criticare noi che slamo rimasti. Voglio aggiungere ancora qualcosa circa il problema del genocidio culturale. Come in Italia alla caduta del fascismo si. produsse uno straordinario risorgimento culturale (basterebbe ricordare il cinema neorealista, fatto, ovviamente, da registi che erano vissuti ed avevano persino lavorato sotto Mussolini), cosi penso che ci sarà una fioritura delle scienze e delle arti in Argentina quando questo incubo finirà Ma, ciò che si produsse in Italia non fu un miracolo, perché la gente aveva vissuto e sofferto nel proprio Paese e perché si manteneva viva la fiamma della cultura, cosi non sarà un miracolo ciò che succederà domani in Argentina. «Esiste un fervore più o meno sotterraneo nella parte migliore della nostra gioventù che affiora ogni volta che può farlo, che vive, scrive, dipinge, fa teatro a volte in marnerà precaria, con piccole rivisto letterarie, con modeste collezioni di libri, con esposizioni di pittura, con gruppi di attori: un'immensa quantità di ragazzi e ragazze che praticano qualcosa come una creazione «underground» che un giorno si aprirà strepitosamente, quando ritornerà la democrazia. Cosi, se domani cadesse il regime sovietico, assisteremmo alla fioritura di migliaia di tentativi in tutti i terreni dell'arte, la letteratura e il teatro ». «Sono vissuta per molti anni in questo Paese e sempre ho visto In Lei un'assoluta coerenza tra le sue Idee e il suo modo di vivere, di esprimersi, di agire. Come potrebbe riassumere o esemplificare questa linea di esistenza? «Lei dice che c'è sempre stata in me un'assoluta coerenza. Io direi, più prudentemente, che ho tentato di raggiungerla. Un uomo è contraddittorio per essenza, ha passioni che spesso lo spingono più lontano di ciò che l'insieme di ideali permetterebbe. Ma siamo esseri terreni, non platonici. Ad ogni modo, si, ho cercato tenacemente di non scostarmi da pochi, ma fondamentali principi». Quali sarebbero? • «Nell'ordine sociale, la giustizia e la libertà. La giustizia implica, chiaramente, anche giustizia sociale. Non ho mai ammesso lo sfruttamento dell'uomo dall'uomo, delle nazioni imperiali sulle nazioni povere, l'esistenza di centinaia di milioni di affamati e, dall'altra parte, lo sciupio, la ricchezza ripugnante, il denaro che si spende in armamenti (due milioni di dollari al minuto! ). Perciò non ammetto un mondo in cui si parla di libertà, ma si condanna alla morte per fame. Non voglio libertà senza giustizia social"», perché allora è una libertà apocrifa o valida per una minoranza. Nemmeno voglio giustizia sociale senza libertà, perché allora si sostituisce la tirannia della ricchezza con la tirannia di un partito». Lei stesso ha detto che esistono totalitarismi e dittature non necessariamente totali. Però c'è una caratteristica comune tra i differenti tipi di società autoritarie. «Certo: il disprezzo per la libertà, la sanguinosa burla della sacralità dell'uomo. Naturalmente questa caratteristica raggiunge il suo massimo orrore nelle società totalitarie, che in qualche modo sembrano incarnare l'Anticristo. Tale fu il caso di Hitler». Lei si è dichiarato sempre contrario a tutte le forme del terrorismo, quelle dell'estrema sinistra e quelle della repressione statale. E' anche contro qualsiasi forma di violenza? «No, bisogna distinguere fra violenza e terrorismo. Ci sono insurrezioni storicamente legittime e le insurrezioni sono violenta Proprio qui, in America Latina, fu una guerra quella che queste nazioni sostennero per liberarsi dalla Spagna. Ed in questi ultimi anni abbiamo l'esempio della lotta contro la criminale tirannia di Somoza in Nicaragua. Tutti noi che vogliamo la giustizia l'abbiamo seguita in quegli anni con emozione e speranza e ci rallegrammo infinitamente quando quel dittatore infame fu finalmente abbattuto. Ma non appena cadde, dichiarai in varie interviste che speravo che il nuovo governo fosse pluralista, che non imponesse il partito unico, né il terrore poliziesco, né la censura giornalistica; giacché altrimenti avremmo una nuova delusione storica». Considera che ciò sia avvenuto? «Non del tutto, c'è ancora un giornale libero, benché sia stato chiuso a varie riprese. Ci sono ancora delle tracce di pluralismo. Però —ed è triste, molto triste —ogni giorno che passa diminuiscono». Se dovesse fare un bilancio della sua opera letteraria, quali sarebbero le sue conclusioni? •Non sono la persona più indicata per stabilirle. Non per modestia, bensì per mancanza di prospettiva. Comunque le dirò che ho sempre cercato di essere autentico, perché detesto le mistificazioni. Non so cosa ho voluto dire con ia mia opera, ma ia narrativa d'immaginazione è sempre una verità E' come il sogno. Di un sogno si possono dire molte cose, più o meno discutibili. Ma c'è una cosa sulla quale non si può discutere: è sempre una verità Ambigua, enigmatica, polivalente, ma una verità Non si mente mal in un sogno. Neanche nella narrativa d'immaginazione, e per motivi simili. Per questa ragione preferisco il romanzo al saggio». Vera Jarach

Persone citate: Balzac Hugo, Cortazar, Dostoevskij, Hitler, Mussolini, Pauvert, Somoza, Umberto Eco, Vera Jarach