Virtù dell'arte e vizi del mercato

Virtù dell'arte e vizi del mercato AlTExpp di Bari rassegna di opere contemporanee e dibattiti » Virtù dell'arte e vizi del mercato LA prossima settimana, dal 23 al 28 marzo, si terrà a Bari la settima edizione di Expo Arte. Rimasta l'unica fiera Italiana dell'arte contemporanea, è un avvenimento che suscita parecchie aspettative.' Circa 200 gallerie di ogni parte d'Italia esporranno la loro «mercanzia» nel 15 mila mq messi a disposizione dalla Fiera del Levante e sperano, fiduciose, che da Bari vengano segnali di ripresa del mercato dell'arte. Per il secondo anno consecutivo ci sarò anche uno spazio giovani (dove ciascun gallerista presenterà un giovane artista) e questo costituirà un'ulteriore sfera di cristallo per leggere II futuro. A latore di questa manifestazione è previsto un Importante convegno proprio sul mercato dell'arte. Promosso d'Intesa con II Sindacato nazionale mercanti d'arte moderna e con II ministero del Beni Culturali, rappresenta li primo Incontro dirètto, ufficiale, tra galleristi e politici. Logicamente, anche per tale convegno l'attesa 6 molta. CI si attendono concrete proposte legislative per le molteplici questioni che affliggono questo settore. Sono problemi, In realtà, assai complessi, strettamente Intrecciati alla cultura e all'economia. Dibattuti da molto tempo — fin dalla nascita di un mercato dell'arte Inteso modernamente,.nasclta che risale al primi anni del '600 — con posizioni spesso divaricate, prò o contro tale mercato. Magari con II sostegno di teorie filosofiche o sociologiche, oppure limitandosi a parlare di opere d'arte, con sostegno di tabelle e grafici, come bene di rifugio e Investimento. Problemi difficili da sciogliere, e per affrontare I quali potrebbe forse essere utile la distinzione proposta da Filiberto Manna In un recente dibattito alla Casa della Cultura di Roma. Cioè la distinzione di una fisiologia e di una patologia del mercato dell'arte. La prima legata a gallerie a carattere artigianale, condotte In modo sèrio e competente, dove le preoccupazioni per la cultura prevalgono su quelle del mercato. La patologia, Invece, derivante dall'attività di grandi gallerie, spesso di natura sovrannazlonale, che tendono, Inesorabilmente, verso posizioni monopolistiche e di coartazione delle ricerche e delle tendenze, In omaggio al dio-mercato. Probabilmente sarà questo II nodo centrale che verrà affrontato nel convegno all'Expo Arte. Naturalmente, senza Illudersi di risolverlo ma, a quanto è dato sapere, con la volontà di approfondirne I vari aspetti, senza schemi Ideologizzanti, stando quanto più possibile ai fatti. MILANO — Sonò passati i tempi in cui i galleristi erano reticenti a divulgare il prezzo di un quadro di grande e stimato autore. La cifra veniva bisbigliata all'orecchio del cliente come se, sussurrandola Invece di spararla giù piatta, venditore e acquirente si adeguassero al luogo co- / mune del •ma caro amico, cosa vuole, il capolavoro non ha prezzo». Falso. I capolavori hanno un prezzo e assai elevato, oggi nessuno 10 sussurra più, tutti lo sbandierano. Umberto Allemandl che da dieci anni dirige la rivista Bolaffi Arte (un mensile appena passato a Giorgio Mondadori) che oggi è in edicola con una nuova impostazione e Intende rivolgersi a un pubblico non più limitato al collezionista o all'operatore di mercato, ricorda come 1 galleristi ''fossero poco inclini a parlare di soldi. tQuando volevamo compilare i cataloghi d'arte Bolaffi, informazioni esatte sui prezzi ce le davano le case d'aste». Oggi Invece le danno anche 1 galleristi e le aste hanno quindi svolto una, funzione trainante In questo senso, costringendo il mercato a dichiararsi; «la mancanza di chiarezza sulle quotazioni preoccupava 11 pubblico che temeva di non pagare il giusto prezzo» precisa Allemandl. Oggi il «giusto prezzo» per un quadro di pittore moderno o contemporaneo lo si conosce leggendo «Arte» dove ci sono tutte le quotazioni aggiornate, un po' come le pagine di Quattroruote per 11 mercato dell'automobile. to brava. «Reperire opere di qualità di autori moderni è un problema che colpisce sia noi galleristi sia le case d'asta» dice Ettore Gian Ferrari. «Oggi abbiamo una clientela assai colta, non più industriali ma professionisti ferrati in tutto» dice Philippe Daverio: «I grandi nomi non mancano, ma è difficile trovare le opere più rappresentatile che coincidono con il periodo migliore di un artista». La galleria di Daverio ha appena Inaugurato la mostra «Correnti dell'arte italiana del '900» e opere veramente rappresentative di grandi maestri ce ne sono, come dimostrano 1 prezzi: 130 milioni per un Severini del 1013, 160 per un Campigli del 1030, 100 milioni per un Sironl del 1022. Domandiamo come vanno le vendite e Cristina Parise t che cura le pubbliche relazioni della galleria, ci risponde: «Quasi tutto venduto». Ottimo. Messe all'asta opere del genere sarebbero state quotate diversamente? Probabile. Ma come si stabilisce il prezzo di un dipinto? E come mai é scoppiato 11 boom delle aste? All'ultima asta di Sotheby che si è tenuta a Milano 11 10 marzo, c'era Umberto Allemandl ricorda che Maurice Rheims, il più grande battitore d'asta di tutti i tempi, oggi membro della Accademia di Francia, diceva: «Non si può mai dire come va un'asta. Si anima se ci sono belle donne in sala, va deserta o è fiacca se magari piove e la gente sente il tempo. E questo a prescindere dalla qualità dei pezzi battuti». Cosi dunque va il mercato dei maestri dell'arte moderna, oscilla sugli umori. E a chi chiede garanzie di investimento sicuro, cosa rispondere? Signore, faccia lei. Vendiamo arte, cioè «umori» d'artista. Che si accoppiano ai «suoi» umori. Cosi si stabilisce il prezzo. Capito? * * Renata Pisu Francesco Vincitori©

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