JohnHuston «gira» la sua vita «Garibaldi? Promosso come eroe ma zero in politica» di Francesco Rosso

JohnHuston «gira» la sua vita «Garibaldi? Promosso come eroe ma zero in politica» JohnHuston «gira» la sua vita «Garibaldi? Promosso come eroe ma zero in politica» Ha debuttato su un palcoscenico a tre anni per recitare versi: a 18 campava titando pugni su un ring; poi ha fatto il pittore, si è messo a sai vere novelle e sceneggiature per approdare a Hollywood e dirigere il suo primo film II mistero del falco. E' John Huston che ora racconta la propria vita in Cinque mogli e sessanta film. In questa sua autobiografia, che sta per uscite dagli Editori Riuniti, il tegista americano , ha raccolto episodi, aneddoti, riflessioni, ritratti dei divi che ha diretto sul set. NIZZA — In sdegnato ritiro a Caprera, Giuseppe Garibaldi è morto il 2 giugno 1882, e per il centenario sono prevedibili saggi storici inediti, riedizioni di opere note, convegni, uno dei quali fissato a Caprera per la fine di maggio. Un contributo alla commemorazione dell'Eroe dei due Mondi ci viene dalla Francia con una biografia scritta da Max Gallo che uscirà alla fine di aprile presso Fayard in Francia e Rusconi in Italia. Max Gallo, nome di evidente origine italiana, è deputato i socialista e docente di storia contemporanea alla facoltà di lettere di Nizza ed all'Istituto di Studi Politici a Parigi. Cinquantenne, alto di statura, capelli lunghi e arruffati, ha l'aspetto del socialista romantico; gli manca soltanto la cravatta alla Lavalllère. Parla un buon italiano, e se ne servirà allorché accanto al nostro tavolo di caffè (il suo ufficio . è sossopra per lavori) verranno a sedersi due clienti ai quali egli non vuol far capire quanto dice. C'è ancora in Francia tanto Interesse per Garibaldi da giustificare una nuova opera? •E' popolarissimo — risponde Max Gallo — da qui ai Pirenei. Inutile sottolineare quanto sia vivo il suo ricordo a Nizza, città popolata per una buona metà da oriundi piemontesi e liguri venuti qui a cercare fortuna, che hanno trovato. Suo padre Domenico, sua madre Rosa Raimondi, appartenevano a quella schiera di emigrati, e lui stesso è partito da qui per la sua avventura*. A Nizza è comprensibile ch'egli sia ancora ricordato, ma in Francia? «C'é un dettaglio poco noto nella vita di Garibaldi; oltre che deputato di Nizza al Parlamento di Torino nel 1860, egli fu eletto anche al parlamento di Parigi, pur essendo italiano, quando Nizza fu annessa alla Francia. Era un modo di ringraziarlo per la sua partecipazione alla guerra contro la Prussia: Max Gallo spiega com'è nato il suo «Garibaldi». .Ho impiegato tre anni nelle ricerche a Torino, Roma, Nizza, Parigi, ho letto infiniti documenti e lettere, ho letto terminante di quell'Unità, il cui merito è poi andato a Cavour e Vittorio Emanuele II, e questo per il suo conformismo verso la monarchia*. E lei lo considera per questo eroe negativo? *No, sostengo solo che rivelavo ingenuità, per non dire cecità nelle scelte politiche. Ecco, se ho portato qualche contributo a comprendere la personalità di Garibaldi, è. proprio nell'indagine sulla sua psicologia, più complessa di quanto si pensi*. I tre anni di ricerche, l'anno intero trascorso a stendere il libro, hanno consentito a Max Gallo di penetrare nell'intimo del personaggio. • Garibaldi fu il primo, grande rivoluzionario che fosse anche combattente. Forse non aveva la chiarezza di vedute di Carlo Pisacane, ma possedeva l'irresistibile magnetismo che attirava le folle, alle quali si univa per combattere. Era rivoluzionario e guerriero, forse l'unico in tutto il diciannovesimo secolo. Su questo elemento ho puntato la mia biografia*. Un'analisi delle cause che rendono ancora attuale il mito di Garibaldi? •Anche, ma soprattutto l'affermazione di una mia personalissima visione della continuità storica nella lotta rivolueionaria. Secondo me, Garibaldi fu nel secolo scorso ciò che Che Guevara è stato nel nostro secolo. Entrambi furono rivoluzionari e combattenti, dedicarono la loro attività rivoluzionaria ad un uomo più che ad un'idea, non li guidava una visione politica propria ed alla fine, entrambi, risultano dei rivoluzionari conformisti*. Torno a domandargli se un'opera su Garibaldi può avere succèsso in Francia. Risponde: .Oltre alla partecipazione diretta di Garibaldi contro i prussiani, due suoi nipoti sono morti nelle Ardenne durante la prima guerra mondiale, ancora contro l prussiani. Garibaldi era nizzardo, ma la sua memoria è vivissima in tutto il Paese, anche se Nizza non è Francia, ma è ancora Italia*. L'affermazione mi pare strana, ambigua e Max Gallo forse capisce la mia sorCftesa. Autore di trenta volu¬ guerrito e addestrato esercito borbonico proprio per virtù dell'incendiaria tattica garibaldina. Sicilia e Calabria furono per i Borboni ciò che la Spagna fu per la Grande Armata napolenica, distrutta dai forconi contadini più che dall'esercito regio. •Ho scritto il mio "Garibaldi", perché convinto che il mito dell'eroe, la leggenda delle Camicie Rosse sono ancora vivissimi in tutto il mondo. Egli fu il rivoluzionario più popolare del secolo scorso, adorato nelle due Americhe, ammirato in Inghilterra e Francia, venerato in Italia come una divinità. Mi ha deluso la uniformità conformista di tutti i libri italiani su Garibaldi, nei quali appare sempre ed interamente eroe positivo, senza la minima riserva sul personaggio che, per molti versi, fu piuttosto contraddittorio. Gli domando quali, secondo lui, sarebbero gli aspetti negativi di Garibaldi. «La totale mancanza di visione polìtica. Egli ha fatto molto per l'Unità d'Italia, senza mai essere la molla de¬ MS—,:. lngeborg Bachmann (Foto Lutfi Ozkok, Ag. Grazia Neri) mi, egli si è interessato molto alla storia italiana, anche recentissima. Sue opere tradotte In italiano sono •L'Italia di Mussolini*, • Vent'anni di dittatura fascista*, il romanzo 'Il corteo dei vincitori*, sempre ispirato al fascismo, e tLa guerra d'Etiopia*. •Ho pubblicato anche il libro "Realtà della mafia", ma non è stato tradotto in italiano*. Per quale ragione? «Penso che sia molto sgradevole*. - E' a questo punto ch'egli comincia a parlare italiano per non -farsi comprendere dal vicini. -Nizza non è Francia, è ancora Italia*, aveva detto. Alludeva alla mafia italiana oppure a quella che pare abbia messo salde radici a Nizza e dintorni per la presenza di numerosi clans italo-marsigliesi? Max Gallo allarga le braccia, sorride, e la conversazione arriva quasi inevitabilmente a Graham Greene, al suo recente -J'accuse» contro 11 sindaco, la polizia, certa magistratura nizzarda, che secondo il suo convincimento sono legati al milieu. Il sindaco di Nizza, Jacques Medlcln, ha ribattuto con Imbarazzata malagrazia alle accuse di Greene. Egli è l'ultimo discendente della dinastia Medichi che da mezzo secolo, ininterrottamente, amministra Nizza di padre in figlio, come i monarchi. • Mezzo secolo di governo e sottogoverno — dice Max Gallo ripetendo le parole di Greene —. Se guardo Nizza penso al film di Rosi "Le mani sulla città". Qui tuta sospettano, mormorano, ma è impossibile trovare prove inoppugnabili. Stimo ed ammiro Graham Greene; se ha scritto quella lettera al Times accasando di mafia i maggiorenti nizzardi doveva avere valide ragioni *. Proprio per questo pensa che Nizza non sia Francia, ma ancora Italia? •Non mi fraintenda; è Italia perché oltre la metà dei suoi abitanti sono di origine italiana. Anche Garibaldi, tuttora popolarissimo in Francia, era italiano, ma per carità, non mescoliamolo a queste miserie*. ROMA — Una donna bionda, bella, dalle fattezze nordiche, che ride nel sole, insegue con la mano i capelìi scompigliati dal vento, corruga la fronte davanti a un libro: nella sequenza fotografica lngeborg Bachmann appare una donna serena, con la fragilità di una ragazza. L'ultima foto, quella in cui sembra ddirittura felice, è dell'estate 13. Alla fine di settembre di quell'anno la sua esistenza si è spezzata all'improvviso. Aveva 48 anni. I libri che ha scritto, i nastri che registrano le sue interviste, le foto che hanno fissato un momento della sua esistenza si ammucchiano in una piccola casa nel cuore di Roma. Qui abitano Christine Koschel e Inge von Weidenbaum, che con la Bachmann ebbero un buon rapporto di amicizia e collaborazione durante la sua vita e della sua opera sono le migliori conoscitrici. Sono le autrici di un'acuta introduzione a •Luogo eventuale; pubblicato dalle •edizioni delle donne*, con tredici disegni di Gunter Gran (pagine SO, lire 5000), che contiene il discorso di ringraziamento pronunciato dalla scrittrice nel 1964, quando le fu conferito il premio Georg Buchner. In questa casa, dove lngeborg Bachmann è una presenza ancora viva, anche il mistero della sua morte continua ad essere un rovello per le due donne. La scrittrice si ustionò orribilmente, ■ nell'appartamento in cui viveva, a metà della notte. Era sola. Chiamò aiuto, rivolgendosi alla portiera di uno stabile in cui aveva abitato in precedenza. Soccorsa, perse conoscenza e non tornò mai più in sé. Lottò contro la morte per tre settimane. Nessuno degli amici la potè vedere. In casa rimane, neppure aperto, il pacco con le prime copie di *Màlina*, il suo romanzo uscito in Germania nel 71 e pubblicato in Italia da •Adelphi*. Nell'ingresso, su un vassoio, c'era un biglietto aereo per Francoforte: il giorno dopo sarebbe dovuta partire, in compagnia di Christine Koschel, per ricoverarsi in una clinica specializzata dove aveva finalmente deciso di andare a Francesco Rosso]