Interprete della felicità

Interprete della felicità Il giudizio di Maurizio Pollini Interprete della felicità DISCORRENDO qualche settimana fa con Maurizio Pollini di musiche e '"• pianoforte, il nome di Arthur Rùr .rbipstein-craiivenuto a galja^tta ^pnmii. ' ricordavamo insieme un Primo Concerto di Gaikovski all'auditorium Rai di Torino, dirigeva Pietro Argento. Il riserbo totale di Pollini, al nome di Rubinstein si spiana e si illumina di simpatia; nel I960, quando il giovanissimo pianista italiano vinse il Concorso Chopin di Varsavia, Rubinstein presiedeva la giuria e per l'occasione tenne vari concerti nella sua patria; «Mai dimenticherò — ricorda Pollini — l'emozione, di quelle esecu¬ zioni: il Secondo Concerto di Brabtns, i Concerti di Chopin; da allora l'ho poi sentiÙ to gl'infinità dt voltéhin Italia ejp&Jlnwn' [do appena ne avevo occasÌòne>i,^''.^'l)y, 1",',*" — Cosagli stava meglio addòsso, c'era un suo autore? Pensa un attimo, scuote la testa:*No, no: tutta la musica romantica, in blocco, era il suo mondo; la bellezza del suono, la straordinaria naturalezza lo facevano sentire a casa sua in Chopin, in Schumann, in Schubert, Brahms. La cosa che mi impressionava di più in lui era la sua capacità di inventare sempre qualcosa, lì sul momento: un modo di fare la musica di unica, mitica felicità», g. p.

Luoghi citati: Italia, Torino, Varsavia