Com'è cambiato il giudizio sulla «stregoneria dei.metalli»

Com'è cambiato il giudizio sulla «stregoneria dei.metalli» Com'è cambiato il giudizio sulla «stregoneria dei.metalli» Si riscopre Y in quelle formule c'è il sogno del progresso sti come balbettamento prescientifico un po' patetico, l'alchimia nasce come scienza sacra. Sin dagli inizi (500 anni prima di Cristo, o addirittura l'età del ferro, come sostiene qualcuno) ha chiara l'idea della sacralità della Natura. Manipolare la materia, custode dei disegni divini, trasformare i metalli vili in metalli nobili, redimere 11 piombo in oro, scoprire le segrete corrispondenze tra l'inflnitamente piccolo e l'inflnitamente grande, significa fare l'esperiènza del divino, assumere le vesti del sacerdote, addirittura quelle del demiurgo. Non meno chiara un'altra idea: la liberazione della Natura va di pari passo con la liberazione dell'adepto, che non deve avere fini di lucro, ma badare a trasmutare la propria anima, affinare lo spirito, perseguire la perfezione. Insomma, l'oro come simbolo: è proprio su questo continuo rimando tra metafora e realtà che si gioca tutta la storia' dell'alchimia. Di qui una casta di eletti, mistici custodi di un sapere riservato a pochi, difeso da un linguaggio volutamente difficile: di là i «laici», trafficoni, faccendieri o semplici •tecnici» innamorati della sperimentazione. Non a caso tra le culle dell'alchimia c'è l'Egitto, patria della lavorazione dei metalli, dei colori, del vetro. Mezzo egizio (il dio Thot) e mezzo greco è Ermete Trismegisto, la mitica figura di sapiente che è un po' il padre putativo dell'alchimia, l'autóre delle tavole della legge (la Tavola Smeraldina). Ma se nell'Alessandria ellenistica l'alchimia trova un ambiente particolarmente favorevole, nel mondo islamico raggiunge lo splendore. Nel VII secolo dopo Cristo Jàblr ibn Hayyàn, noto in Occidente come Geber, fonda una scuola che sforna centinaia di testi, tradotti in Europa a partire dal sec. XII. Araba rimane la terminologia: anbiq diventa alamblc- numerosi saggi, culminati in • Psicologia e alchimia» (1944), al significato simbolico dei processi alchemici —ha però aperto un accesso diverso al mondo misterioso ed elusivo degli alchimisti. L'interpretazione psicologica vede nelle fantasie e nei procedimenti alchemici una proiezione sulla materia di processi che avvengono nell'inconscio collettivo. Più precisamente, l'esigenza inconscia che sta alla base dell 'alchimia è la stessa esigenza innata di autoorganizzazione della psiche intorno a un centro in cui gli opposti sono paradossalmente tenuti insieme: è questo il prodotto dell'opus alchemico così come dell'orientamento naturale della psiche. Ciò che in alchimia viene chiamato pietra filosofala co,, ar-zarnikh arsenico, al-iksfr elisir, at-tannur atanor, fornace. La Spagna fa da ponte, Spagnoli (catalani per l'esattezza) sono 1 due venerabili maestri dell'alchimia medioevale: Arnaldo da Villanova (l'autore del Rosarium philosophorum, che guari Bonifacio Vm dal mal della pietra con un sigillo magico in forma di leone) e Raimondo Lullo (si diceva di lui che si fosse mutato In un gallo, e che a Londra avesse mutato in oro 22 tonnellate di vile metallo per finanziare la crociata di Edoardo VII). Ma all'alchimia credono tutti: Incisione dal Trattato di filius macrocosmi e in moltissimi altri modi è ciò che nella psicologia analitica viene designato come Sé o totalità psichica. Anche in questo caso si può parlare di una iniziazione (Jung la chiama •processo di individuazióne»): ma non si tratta dell'iniziazione ad una realtà sovramondana bensì del tentativo continuamente rinnovato di integrare conscio e inconscio'dissolvendo le cristallizzazioni parziali e inadeguate (di qui l'immagine dell'ermafrodito come risultante del processo alchemico). «Mutatevi da pietre morte in vive pietre filosofali!.; esorta un alchimista. In questa prospettiva, tutta l'alchimia e la sua ininterrotta trasmutazione di sostanze si presenta in definitiva come , una gigantesca «tecnici» («Storia dell'alchimia», Sansoni 1972). A livello di approfondimento si legga il bel saggio di Mircea Eliade, «Arti del metallo e alchimia» (Borlnghieri 1980) e II partecipe volume di Elémire Zolla, «Le meraviglie della natura» (Bompiani 1975) . Il volume di Stefano Andreanl, «Alchimia: appunti per una semiologia del sacro» (Eri 1976) contiene anche la traduzione dell'Hermes dóvoilódl Cylianl. Sull'alchimia cinese, sulle sue connessioni con quella occidentale e II suo simbolismo psicologico si veda «Il segreto del flore d'oro» di C.G. Jung e R. Wilhelm (Borlnghieri 1981 ); per gli aspetti scientifici si rimanda a «Scienza e civiltà In Cina» di Joseph Needham (5 voli., In corso di traduzione presso Einaudi). Sul Rosa-Croce spicca il magistrale saggio di Frances Yates, «L'Illuminismo del Rosa-Croce» (Einaudi 1976) . Recentissimi, e di grande interesse, sono, di C.G. Jung, ■Psicologia e alchimia» e «Pratica della psicoterapia» (Borlnghieri 1981). In quesf ultimo volume, Il sedicesimo dell'opera completa, è contenuto II saggio «La psicologia del transfert», che esamina il rapporto tra analista e paziente con paralleli tratti dal «Rosarium philosophorum», un testo alchemico del sedicesimo secolo. da San Tommaso a Bacone ad Alberto Magno, il «Doctor Universalis». Tra Medioevo e Rinasciménto le opere degli alchimisti si caricano di simbologie religiose (Cristo paragonato al lapis, la «pietra filosofale» che rende possibile la trasmutazione) e sessuali (le congiunzioni dei metalli In nozze mistiche). Attinti dalla mitologia, colori e animali (il leone, il serpente, il falco, il pellicano...) rimandano in cifra alle varie fasi delle operazioni alchemiche (sublimazione, distillazione, . calcinazione, coagulazione..,). di Geber sull'alchimia (sec. XIV) metafora dell'incontro-scontro di io e inconscio. Questo processo trasformativo è spesso documentato dai prodotti psichici che emergono nel corso del trattamento analitico. Non sono rari i sogni che presentano evidenti concordanze con fasi o aspetti del lavoro alchemico così come esso è stato descritto nei numerosi trattati dedicati a questa arte. Jung ne ha raccolto alcuni di straordinario interesse in •Psicologia e alchimia-, ma ogni psicoterapeuta potrebbe citarne molti. Ne riferirò uno, molto semplice, a titolo di esempio. Una giovane donna, scontenta di sé e intimamente divisa tra spinte contraddittorie e incontrollate, sogna di trovarsi su di una spiaggia. Alza il capo ed è colpita da una visione di indicibile bellezza: una metà del cielo è illuminata dal sole, l'altra metà dalla luna; le due luminosità sono accostate, ciascuna conserva la sua specifica qualità e intensità ma la loro compresenza provoca nella sognatrice una emozione positiva e profondissima. Un sogno some questo sembra prefigurare una integrazione degli opposti: è come se l inconscio cercasse di compensare lo stato di interiore frammentazione della sognatrice invitandola a contemplare una immagine di totalità e di pienezza. Chi conosce l'alchimia ritroverà in questo sogno l'unione del sole e della {una, immagine pregnante del compimento dell'opus. Augusto Romano zione occulta affascinò anche Newton, come risulta dai numerosissimi manoscritti alchemici scoperti solo nel 1940. Newton aveva sperato di scoprire i segreti della struttura del microcosmo con gli esperimenti alchimistici, ed era convinto che Dio avesse comunicato • ad alcuni privilegiati i segreti della filosofia naturale e della religione». Se l'alchimia «scientifica» è stata messa ufficialmente ih crisi nel 1661 dalla pubblicazione del Chimico scettico di Robert Boyle, il suo "spirito non è affatto morto. E' di Mircea Eliade l'osservazione che l'ideologia novecentista del progresso costante e illimitato si rifa proprio alla fede degli alchimisti nella trasmutazione della Natura, alla loro ambizione di dominare il Tempo, concentrando nel breve volgere di un esperimento la lenta opera di trasformazione dei millenni. Ma, aggiunge Eliade, l'avverarsi di questa intrapresa faustiana ha un suo risvolto drammatico: la scienza ha desacralizzato la Natura, ha pagato le.sue conquiste con la rinuncia alla dimensione liturgica che rendeva il lavoro sopportabile. Persa la dimensione sacra, l'uomo demiurgo ha conquistato i suoi obiettivi, ma avverte il lavoro come angoscia, come tragica, insensata vanità Gli ermetici e i «filosofi chimici» preparano una ri-, forma generale di tutte le istituzioni, a partire dal sapere: tipica in questo senso è l'impresa dei misteriosi Rosa-Croce, che avrebbero voluto trascinare i dotti d'Europa nell'esaltante intrapresa di una renovatio globale. Poco sensibili agli stimoli Intellettuali, principi e re continuano a inseguire la chimera dell'oro artificiale, esponendosi ingenuamente a imbrogli colossali. Basterà ricordare per tutte, le imprese dèi napoletano Domenico Gaetano, un ex garzone orafo che si spacciava per conte, e truffò le corti di mèzza Europa prima di finire impiccato da Federico I di Prussia su una forca d'oro. Di trucchi e di imbrogli parlava già uno dei Racconti di Canterbury e l'Alchimista di Ben Jonson; ma il regno di Federico doveva illustrarsi per virtù guerriere, non certo culturali. L'alchimia aveva consolidato le proprie fortune con le magniloquenti invenzioni teatrali di Paracelso, e con attestati al di sopra d'ogni sospetto. «L'ars alchimica mi interessa molto — aveva confidato Lutero —. La apprezzo ver le sue numerose possibilità di utilizzazione pratica ma anche per il suo valore allegorico». La sintesi di scienze naturali e tradi¬ Ernesto Ferrerò

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