Braccio di ferro fra i cardiologi al centro Pianelli di Daniela Daniele

Braccio di ferro fra i cardiologi al centro Pianelli Tre consiglieri de hanno presentato un'interpellanza sulla vicenda del laboratorio di emodinamica Braccio di ferro fra i cardiologi al centro Pianelli Un dipartimento troppo piccolo per servire tre divisioni - Il professor Angelino: «Non ha mai funzionato» - Il Tar ha accolto il ricorso del professor Casaccia - L'università rivendica il diritto di avere una sala a disposizione per la didattica La storia è complicata e ha origini lontane. E per saperne di più, i consiglieri comunali democristiani Valente, Nardullo. Campolonghl, Falletti e Alberton hanno presentato un'interpellanza al presidente dell'Usi 1-23, ovverò l'assessore alla Sanità Aldo Olivieri. Oggetto del dibattito: il laboratorio di emodinamica, alias Centro Pianelli, sito nei sotterranei delle Molinette. Una struttura ormai troppo piccola per servire tre divisioni di cardiologia e contesa da più parti, tra pasticci amministrativi e malumore per tutti. Il professor Angelino, da parte sua, rileva come il dipartimento di cardiologia non sia, in realtà, mai stato attivato. «Uno dei nuclei che avrebbe dovuto coagulare il dipartimento — afferma — era proprio l'emodinamica. Ma nel frattempo non s'è tenuto conto dei diritti maturati dal dirigente di questo reparto, il dottor Casaccia. Lo stesso Consiglio di gestione del reparto, formato da elementi di tutte le divisioni di cardiologia, in questa situazione ha potuto muoversi male. Di qui rinvii e lunglie attese per i malati e ricorso, sovente, alle cure all'estero». L'Università rivendica il di- ritto, inconfutabile, ad avere una sala di emodinamica a sua disposizione per fini didattici. Il professor Angelino rivendica lo stesso diritto. «Senza voler assolutamente entrare in lizza con l'Univefsità la cui necessità di autonomia riconosco pienamente — ribatte il primario, ma aggiunge —. La mia divisione è quella preposta all'urgenza cardiologica (per verificare basta chiedere al pronto soccorso dove vengono mandati i pazienti) e non può, quindi, fare a meno dell'emodinamica. Sono in progetto lavori di ampliamento della sala che si sposterebbe al quarto piano, ma, tralasciando il particolare che. tali lavori non sono ancora incominciati, sarà bene chiarire chi dovrà dirigere e chi dovrà essere responsabile del reparto, visto die il dipartimento, come ho detto, non è stato attivato». In questa intricata vicenda entra, fin dall'Inizio, un altro medico: Michele Casaccia. Arriva a Torino da Milano: è il 1972. Da quel momento sente parlare di «potenziamento e ampliamento» dell'emodinamica, ma né sotto l'amministrazione Martini (de) né sotto l'amministrazione Poli (pei), i progetti diventano realtà. «Ricordo — spiega Casaccia — che per far sostituire un importante pezzo di uno strumento furono necessarie le firme di tutti i responsabili delle varie cardiologie. Allora era appena arrivato il cardiochirurgo Casarotto e i risultati ottico-fotografici di certi esami erano così scadenti che Casarotto preferiva non lavorare in quelle condizioni». Ognuno ha le sue esigenze e l'emodinamica, tre stanze in tutto, veniva stiracchiata co- me un fazzoletto e si logorava sempre più. Nel 1972 il Consiglio di amministrazione deliberava l'autonomia del reparto. A questo punto occorreva avere un dirigente responsabile e il dottor Casaccia aveva maturato i titoli per ricoprire l'Incarico. «Tuttavia — racconta — questo concorso non si faceva mai e incontrava mille intoppi. Finalmente, il 23 dicembre 1980, riuscii a sedermi davanti alla commissione esaminatrice e mi wnne riconosciuto il titolo». Ma, nel trattempo (ti gennaio 1978), il Consiglio di amministrazione del San Giovanni, delibera la costituzione del dipartimento di cardiologia. S'inizia la lottizzazione dell'emodinamica con conseguente disagio per i responsabili delle varie cardiologie. Michele Casaccia, dirigente del reparto, di fatto non ha personale, ha un «aiuto» a mezzo servizio (soltanto li giovedì, poiché il giorno dopo diventa aiuto di un altro prillarlo), sta ..rinchiuso» in un ufficio che e tale solo di nome (quattro pareti interrotte dalla porta e senza finestre, con la luce elettrica tutto il giorno). «Ci sono giorni — dice il cardiologo — nei quali il reparto è vuoto: quando sono di turno io. Gli altri primari non mi mandano i pazienti. Altro che dipartimento...». Il medico, per fare valere i propri diritti, ricorre al Tribunale amministrativo regionale. Il collegio di magistrati si pronuncia favorevolmente: Casaccia ha diritto a tutto ciò che gli viene negato. Deve dirigere il reparto. La motivazione della sentenza, emessa U 2 dicembre scorso, non lascia dubbi in proposito. La delibera del novembre '80. che regolava ti funzionamento dividendo in lotti l'emodinamica, non è valida. «Con la deliberazione impugnata — scrivono 1 magistrati del Tar — il Consiglio di amministrazione dell'Ente San Giovanni muovendo dalla constatazione per cui le tre divisioni cardiologiche dell'ospedale (Angelino. Brusca, Zardini, ndr) non disponevano di un proprio laboratorio di emodinamica e richiamando asserite disfunzioni organizzative dell'emodinamica quale servizio autonomo, approvava una nuova organiszazione del laboratorio». La nuova organizzazione prevede un sistema di turni fra le cardiologie (il responsabile del reparto. Casaccia, può lavorare solo 11 giovedì) e la responsabilità del laboratorio è affidata al primario «o all'aiuto caposervizio in corrispondenza dei turni». Il Tar, esaminando le delibere, riscontra «eccesso di potere per sviamento, ingiustizia, illogicità, perplessità, contraddittorietà, inesistenza dei presupposti di fatto e di diritto», elencandone i motivi: 1) la delibera non era stata preceduta dal parere obbligatorio del Consiglio sanitario centrale ; 2) non sarebbe stata sentita la commissione della Convenzione Università-o¬ spedale; 3) la delibera, pur mantenendo attivo (un giorno alla settimana) il servizio autonomo di emodinamica lo svuoterebbe di ogni contenuto funzionale, «privando il dirigente del servizio delle proprie attribuzioni»; 4) la delibera, infine, si pone in contrasto con il modello dipartimentale previsto al fine ..di superare la rigida autonomia delle singole unità ospedaliere», ma favorendo, invece, «un'espressione unilaterale delle divisioni cardiologiche a scapito del servizio autonomo». Morale della favola: il dipartimento di cardiologia, secondo Casaccia e secondo il Tar. non esiste. «Tengo a precisare — dice il cardiologo — die riconosco all'Università il diritto all'autonomia per scopi didattici, ma die non ritengo si debba lottizzare l'emodinamica ospedaliera ». Il Consiglio di amministrazione, dopo la sentenza del Tar, ha emesso altre due delibere che ricalcano quella impugnata e che sono ora all'esame del Coreco (Comitato regionale di controllo). Il dottor Casaccia ha presentato un esposto per bloccarle. Anche 11 professor Angelino afferma che il dipartimento, di fatto, non funziona. Il presidente Poli e la Sovrintendenza sanitaria, invece, dicono il contrario e hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato che si dovrà pronunciare ira pochi mesi. Nel frattempo i rapporti fra gli addetti ai lavori si sono fatti più tesi, i pazienti sono costretti a lunghe attese, i lavori di ampliamento non sono ancora incominciati. In tutta la storia, sicuramente, qualcuno ha detto bugie: a chi si allungherà il naso? Daniela Daniele

Luoghi citati: Milano, Torino