Dai baffi di Gable al ciuffo di Presley di Luciano Curino

Dai baffi di Gable al ciuffo di Presley Dai baffi di Gable al ciuffo di Presley Mettete l'album di famiglia nelle mani dei ragazzi e le fotografie giovanili dei nonni li divertono. Dicono i ragazzi che 1 nonni erano buffi. 8e, per un po' di riguardo, non lo dicono, lo pensano. Ma, come vuole 11 giro delle generazioni, toccherà a loro fare sorridere i nipoti. Il tempo è impietoso con le mode e coni bel tipi. Nelle vecchie fotografie color seppia il nonno ha il volto grave e pallido del bel tenebroso. E' buffo con i capelli all'umberla e i balfonl all'insù, irrigiditi dalla pomata ungherese, con il monocolo. Precede di qualche anno 1 belli e dannati di Fitzgerald e gli aviatori di Liala. Ma qui slamo già a una nuova generazione, che i capelli 11 ha lunghi, alla Mascagni, o tirati lucidi con la brillantina. Dal taschino della giacca del bel tipo spunta il pettinino di tartaruga o di celluloide. Niente baffoni, al massimo baifetti alla Menjou o alla Clark Gable. Clark Gable è un modello. Forte, volitivo, rude, ma sotto la dura scorza c'è il cucciolone. Alex Raymond disegna Flash Gordon, Hemingway crea personaggi che bevono parecchio, sono sradicati, dicono: «Senti ragazzo, io credo che me la batto». Un altro modello di questi anni è Robert Taylor, che piange e fa piangere sul Waterloo Bridge, amando e piantando una piccola Mara. Finché un nuovo modello caccia tutti gli altri: Humphrey Bogart, cinico e romantico nella giusta dose, con l'aria di chi è venuto su dalla strada, beve whisky ricordando Parigi e un vecchio amore mentre il negro pianista gli suona As Time Coes by. Viene il momento di James Dean, tormentato da problemi esistenziali, un ribelle che fa tenerezza. E 11 tempo di Elvls Presley, con ciuffo e camicia a quadretti e jeans, con chitarra elettrica a tracolla, che Impone il modello del ragazzotto di paese o di periferia. Poi. per un paio di anni, ci sono i poster del «Che». Il tipo femminile si evolve partendo da La Vie Parisienne dove, all'inizio del secolo, le donne sono disegnate piuttosto floride, arrotondate, abbondanti. In genere, sprofondate nel letti o nei divani, immerse nelle vasche da bagno. Ma viene l'ordine di diventare magre o apparire tali e, mentre i romanzi raccontano amori quasi in un'atmosfera di agonia o di convalescenza, la donna appare languida e sospirosa, «tipo cavalla stanca, dal petto piatto e dalle braccia magre, dagli occhi bistrati e dalla bocca scontenta», come ricorderà Orio Vergani. Il francese Victor Margueritte celebra un nuovo modello femminile in un romanzo che diventa subito popolare, e la donna assume per sé il titolo del libro, La Garconne: capelli corti tagliati col rasoio, torso di efebo e occhiate dìscole, gonna al ginocchio e perfino un po' sopra, calze di seta che dopo qualche anno saranno di rayon. La «garconne» suscita contrasti e scandalo, ma si impone. , Dopo la guerra il cinema americano propone altri modelli: Rita Hayworth e Betty Grable, Ava Gardnen e Jane Mansfield e Marilyn Monroe. Ne propone il cinema italiano: Gina Lollobrlgida e Sophia Loren, quello francese: Brigitte Bardot. Sono assai diverse dalle «vamp». Le vamp di adesso sono le «conigliette» di Playboy, e il loro inventore. Hugh Hefner, dice: «La vamp basta in carta patinata. E' più misteriosa, più docile e soprattutto meno pericolosa che una vamp reale». Nel dopoguerra c'è stata la proposta di Dior, che sapeva di «restaurazione», di «revival». La realtà ha corretto in pochi anni l'integralismo del sarto parigino, anche perché, ha scritto allora un cronista di costume, «incomincia ad affacciarsi alla ribalta una nuova categoria umana con la quale, finora, la moda non aveva fatto 1 conti: 1 giovani». Luciano Curino

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