La moglie di Taliercio: «E ora Savasta deve dirmi come ha ucciso mio marito»

La moglie di Taliercio: «E ora Savasta deve dirmi come ha ucciso mio marito» Si riapre il dramma del direttore del Petrolchimico assassinato dalle Br La moglie di Taliercio: «E ora Savasta deve dirmi come ha ucciso mio marito» «Dovrà chiedermi perdono», dice la donna, madre di cinque figli - Vuole andare a raccontare nelle scuole la sua tragica esperienza perché «i ragazzi si rendano conto degli errori, della follia del terrorismo» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MESTRE — « Tra dieci anni — aveva detto — il suo assassino terrà a chiedere perdono.. Era il 1 luglio del 1981 Gabriella Taliercio, quel giorno, si stava recando al funerali del marito, Giuseppe, direttore del Petrolchimico di Marghera, ucciso dalle Brigate rosse dopo un mese e mez zo di prigionia. Da quel giorno sono passati appena otto mesi e la profezia di Gabriella Taliercio si è già quasi avverata. Antonio Sa vasta, l'assassino, si è «penti to». Ha raccontato tutti i particolari, terribili, di quella e altre vicende. Per la famiglia Taliercio è stata, insieme, una liberazione e un rinnovarsi dell'agonia. Le notizie pubbli' cate sui giornali questa settimana hanno fatto ripiombare Gabriella e i suoi cinque figli nel clima di quei giorni. Adesso, come allora, al telefono risponde un'amica; gentile, ma ferma nello sviare ogni tentativo di rompere la privacy della famiglia. E' un momento difficile anche per gente forte come loro. Ma non durerà a lungo. Questo è certo. Gabriella Taliercio si è già impegnata ad andare in alcune scuole per raccontare la sua esperienza, per descrivere la figura del marito. ..Vuole parlare ai rogassi, spiegare che cosa si prova in momenti come quelli. Vuole che si rendano conto degli errori, della follia del terrorismo. E' un atto di prevenzione, perché nessuno ricada in quella stradam. Don Franco De Pieri parla di queste cose appoggiato all'altare, nella penombra della sua chiesa. Qui, domani, tra gli altri fedeli, vi sarà anche la moglie dell'ing. Taliercio. Gabriella e 1 suoi cinque figli sono cristiani praticanti, cosi come lo era anche il marito. Don Franco racconta che, quando si diffuse la notizia del delitto, si precipitò nell'alloggio di via Milano, dove i Taliercio vivono Li trovò tutti in preghiera. .E' una famiglia forte, la fede li lia aiutati a superare quel dramma. Hanno ripreso a vivere in modo quasi normale, anche se Bianca, la figlia che durante il sequestro lesse ad una tv privata un accorato appello alle Brigate rosse, ha v sogni popolati dalla figura del padre. Chi ne ha risentito di più, forse, è Antonio, il figlio minore, che oggi frequenta la seconda media dai salesiani e che il padre aiutava ancora a fare i compiti. Tutti, però, hanno reagito in un modo stupendo. E' una famiglia cresciuta a immagine e somiglianza del padre, gentile ma incrollabile. Si fanno forza l'un l'altro. Non si capisce se sono i figli a sostenere la madre o viceversa». Un amico dei ragazzi li definisce -quadrati, di ferro». Durante il sequestro, racconta, Cesare, che oggi ha vent'anni, si è diplomato alla maturità scientifica: 60/60, il massimo. Si era rifiutato di spostare la data dell'esame. Tre giorni dopo il delitto, Elda, la primogenita, di 25 anni, ha avuto la forza di dare la tesi di laurea in scienze biologiche all'Università di Padova. Si era lamentata che negli ultimi tempi non riusciva più a studiare. Ora sta per sposarsi. Ha trovato lavoro presso una ditta farmaceutica. Sta cercando casa. Anche la secondogenita, Lucia, 24 anni, lavora. Bianca e Cesare sono all'Università. I vicini dicono che hanno caratteri diversi. Alcuni sono estroversi, comunicativi, come la madre. Altri assomigliano di più al padre, sono riservati, danno confidenza solo agli amici. A Mestre non hanno parenti. 1 Taliercio sono originari di Marina di Carrara. In Toscana è sepolto il padre nella tomba di famiglia e là sono gli zìi, i cugini. Attorno a loro, a Mestre, si è stretta la comunità cristiana, neocatecumenale, di cui la madre e una delle figlie fanno parte. Dopo l'assassinio, qualcuno aveva consigliato di lasciare il Veneto. Troppi ricordi, troppo dolore. Gabriella non ha voluto: «Sarebbe come arrendersi, tornare indietro». E ha mandato 1 ragazzi ai vari meetings dei giovani cristiani, lei stessa si è recata in alcune comunità Intorno a Mestre per parlare della sua vicenda. Quando Giuseppe Taliercio fu ucciso si disse che le Brigate rosse avevano voluto punire la fermezza dell'uomo ohe non ai sentiva colpevole e che non aveva ceduto. Svanite le speranze, al familiari rimase solo 11 desiderio di sapere come avesse passato gli ultimi giorni, le ultime ore. ■Ha sofferto papa?», fu l'unica domanda che pose, allora, la figlia Lucia. E' un desiderio che è vivo ancora oggi e che le ultime rivelazioni del «pentiti» non hanno soddisfatta Ora vogliono sapere tutto, anche se costerà di nuovo lacrime. Sul bollettino della loro comunità cristiana don Franco si è fatto portavoce di questo desiderio: .La vita dell'ino. Taliercio è una vita limpida, chiarissima, dove niente e da nascondere perché lui è sempre vissuto alla luce del sole, nella chiarezza della fede. L'unico punto oscuro, l'unica cosa che di lui non conosciamo, è la sua morte. Dovete raccontarcela. Sono certo che sarà una nuova lezione. E' un diritto sapere come è morto chi ti ha dato e insegnato la vita, l'amore». Tra i desideri mal espressi pubblicamente da Gabriella Taliercio, vi è anche quello di un incontro con l'uomo che le ha ucciso il marito, con Antonio Savasta. «Sara una prova dura — dicono 1 membri della sua comunità cristiana — mail calice va bevuto fino in fondo. Per i figli, invece, è diverso. Loro, forse, non accetteranno mai. Hanno perdonato, ma neppure la fede, a volte, basta a cancellare il disagio, il dolore. Vogliono sapere, ma che almeno sia, risparmiata loro quest'ultima prova». Silvano Costanzo Venezia. L'ing. Taliercio, con la famiglia, pochi giorni prima del rapimento

Luoghi citati: Carrara, Mestre, Toscana, Veneto, Venezia