I gesuiti, padre Arrupe, il richiamo del Pontefice Obbedire al Papa e servire i poveri

I gesuiti, padre Arrupe, il richiamo del Pontefice Obbedire al Papa e servire i poveri I gesuiti, padre Arrupe, il richiamo del Pontefice Obbedire al Papa e servire i poveri Padre Pedro Arrupe, il generale «impedito» dei Gesuiti, era a Nagasaki quando vi fu sganciata la seconda atomica. Era il 6 agosto 1945, e la linea del futuro «papa nero» si confermò (come lui stesso ammise poi più volte) in quella terribile circostanza, nella scelta «sociale» sia personale che della Compagnia di Gesù che sarebbe stato molti anni dopo chiamato a guidare: una linea molto socializzata e anche politicizzata: l'impegno dell'Ordine a stare sempre dalla parte dei più oppressi. Il 7 agosto scorso padre Arrupe ha dovuto fare i conti con un'altra piccola ma determinante «atomica»: la trombosi cerebrale che gli ha impedito di continuare a guidare i 26 mila gesuiti di tutto il mondo. Trombosi che suggerì — motivata da indubbi eccessi di alcuni gesuiti progressisti singoli e a gruppi — la nomina di un vice Arrupe, anche se questi non fu sostituito subito nel suo ruolo. La terza «atomica», con Arrupe, l'hanno affrontata i gesuiti più avanzati (si dice siano almeno numericamente la maggioranza dell'Ordine) proprio sabato scorso, quando papa Wojtyla ha solennemente ratificato sia la guida dell'Ordine affidata a padre Paolo Dezza, un sicuro esecutore dei desideri del Papa, sia la «svolta» imposta già da tempo dal Pontefice ad un Ordine che resta comunque il più vivace, credibile e impegnato della Chiesa sia sul versante della cultura ecclesiale e no, che su quello della scelta sociale e politica, soprattutto nel Terzo Mondo. E' probabile che anche se padre Arrupe non fosse stato colto dalla trombosi, un Papa, tanto sicuro e drastico nel ripristino della disciplina interna della Chiesa quanto comprensivo e accattivante negli incontri con le masse di tutto il mondo qual è Wojtyla, non avrebbe avuto esitazioni di sorta a creare un argine al presunto slittamento a sinistra della Compagnia. Il Papa ha chiesto e imposto la svolta, molto opportunamente, in nome e nello spirito del Concilio. Essere fedeli al Papa — al quale i gesuiti, come si sa, sono vincolati da un «voto speciale» d'obbedienza — sta nell'essere fedeli al Vaticano II. Né troppo avanti, cioè, ha detto papa Wojtyla, né troppo indietro; né integralismi progressisti né immobilismi reazionari. Dopo sedici anni di governo Arrupe, la Compagnia, pur obbedendo al Papa disciplinarmente, resta comunque divisa fra progressisti, moderati e conservatori — anche se le definizioni sono di comodo e imperfette — con una netta divisione di scelte più radicali, e finora anche con una conflittualità maggiore che negli altri Ordini religiosi. Dopo il Concilio non furono pochi i gesuiti, fra i più autorevoli, colti e prestigiosi, che abbandonarono l'Ordine. Si ripeterà il fenomeno anche adesso, e nelle stesse proporzioni di numero e di qualità? E' assai improbabile. Molta acqua è passata anche sotto i ponti del Concilio, c sempre meno resiste quella tensione lontana dell'Ordine gesuita, le più volte ricca parimenti di rischi, di fede e di libertà. L'obbedienza dettata da Sant'Ignazio, quella del «perinde ac cada ver», del «bianco che è nero se lo dice la Chiesa», sembra tornare d'obbligo per molli religiosi animosi e generosi, gesuiti e no. Al Papa bisogna obbedire sempre e comunque, questo è scontato. Occorre trovare tuttavia anche il modo di obbedire sempre e comunque ai poveri. Per obbedire ai poveri e al Vangelo insieme, soprattutto nell'America Latina, nodo emblematico da sempre del progressismo gesuita più illuminato e radicale, una quindicina di gesuiti sono stati negli ultimi anni assassinati appunto per questa obbedienza evangelica alla Chiesa dei poveri. Vi sarà, da ambo le parti, fede sufficiente e umiltà per riuscirvi ancora? Per molti aspetti era necessario che il Papa chiudesse più d'una finestra della Compagnia di fronte a non pòchi eccessi ed abusi. L'importante è che qualcuno ora non lo scavalchi. N Fbbtti Gesto significativo verso Nazareno Fabbretti o la Compagnia di Gesù

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