Un musical con i pensieri di Mao
Un musical con i pensieri di Mao Opere sorprendenti presentate nella rassegna «Ombre elettriche» Un musical con i pensieri di Mao «Il porto» (de! '72) è un film che risale al periodo delia rivoluzione culturale della Cina Popolare TORINO — Ci si butta golosamente — almeno a giudicare dalle prime positive reazioni del pubblico alla mostra delle Ombre Elettriche — sulla più recente produzione cinese. I reperti del muto, i classici del realismo Anni Trenta, persino le trascinanti opere rivoluzionarie che vanno dalla clandestinità al dopo-liberazione si direbbero già viste, già assimilate in lunghi anni di letture, di programmi televisivi, di sbirciatine in occasione di festival internazionali. Oggi interessa sapere «Silenzio, siamo in onda» ovvero teatro di lusso dedicato ai ragazzi che cosa si filma nella Cina d'oggi. Perciò grande interesse per Landa selvaggia di Ling Zi (1981), con una figura di donna amante d'un bandito e in lotta contro le convenzioni. Ancora grande interesse per Sakura: ciliegio di Zhan Xiangchi e Han Xiaolei (1979), che tocca temi sentimentali considerati ambigui e reazionari ai tempi della non lontana Rivoluzione culturale. Un fratello e una sorella si sono separati durante la guerra mondiale e la rivoluzione rossa: lei in Giappone, lui in Cina. Passano vent'anni e la donna si riscuote. Affronta un lungo viaggio e torna nel villaggio della sua infanzia. Riconosce la madre senz'avere l'animo di rivelarlesi, crede di avere troncato con le memorie. Invece troverà gente comprensiva che l'aiuterà nelle ricerche e un giorno tutta la famiglia sarà nuovamente una cosa sola. Una critica maligna sostiene che quando gli attori non sono impegnati a inondare lo schermo di lacrime, la vicenda non è malaccio. Una critica serena colpisce magari gl'incerti movimenti di macchina, la pervicace ricerca del colpo di scena (la protagonista in incognito lascia in casa della madre il braccialetto che ne ebbe in dono da bambina). In ogni modo i sentimenti esplodono schietti e i linguaggi onesti, privi di falsità e di enfasi. Ma qual è dunque il buio che per contrasto mette in risalto opere anche semplici? Naturalmente è la Rivoluzione culturale, con la brusca interruzione delle riprese negli studi e il penoso varo d'una cinematografia propagandistica. Certo nell'82 è facile, sia per i cinesi che per gl'italiani, scagliarsi contro Chang Qing e la banda dei quattro che soffocavano la libera espressione del pensiero. Alcuni titoli aiutano a capire l'involuzione. Bisogna ammettere che i burocrati della Repubblica Popolare non hanno mostrato complessi di sorta nel mandare per esempio Il porto (1972) alla grande rassegna organizzata dalla Regione Piemonte-Assessorato Cultura e sponsorizzato dalla Barbero-Spumanti e liquori. Il film di Xie Tleii e Xie Jin, girato in interni con le modalità d'un musical, è un'operazione fideistica talmente scoperta da non suscitare neppure riprovazione. Si sente la famosa promessa di smuovere i monti grazie allo studio del marxismo-leninismo e del Mao Zedong-pensiero, si paragona fi Partito al vento che spinge le navi e al faro che le guida. I capitalisti impediscono ai popoli d'Africa di coltivare il riso, i sabotatori mettono nelle balle di cereali la fatale paglia di vetro, i tifoni fanno i capricci e minacciano d'inondare il raccolto sul molo. Da queste brutte situazioni il Partito uscirà guidando la lotta di classe mondiale tra i gorgheggi dei suoi attivisti e le piroette dei suoi iscritti. 311 sguardi leali dei proletari maoisti si arrestano contro la fragilità dello schermo. Piero Perona
Persone citate: Chang Qing, Ling, Mao, Piero Perona, Zhan
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