Peci torna in aula per accusare i suoi di Lorenzo Del Boca

Peci torna in aula per accusare i suoi Domani in assise d'appello alle Vallette processo al capo e alla colonna torinese Br Peci torna in aula per accusare i suoi Tornano in corte d'assise per il processo d'appello I soldati e i marescialli della colonna delle Brigate rosse di Patrizio Peci, r giudici della seconda sezione (presidente Isnardl) in via Bologna si occupano oggi del gruppo di Giuseppe Mattioli e Andrea Col (sette persone); la prima sezione (presidente Rioca-Barberis) deve ridiscutere da domani, alle Vallette, la posizione dei 72 imputati del «processoneche si è svolto l'anno scorso fra maggio e giugno. Si tratta di due dibattimenti distinti per ragioni burocratiche ma le accuse e il contesto in cui sarebbero avvenuti i reati sono identici: avere ricostruito i ranghi delle «bierre», in Piemonte, dopo la prima débàcle del terrorismo avvenuta con l'arresto dei capi storici Curdo, Francescani e compagni. Alla sbarra cinque anni di storia dell'eversione armata dal 1975 al 1980. Il terrorismo aveva già segnato la sua strada di sangue e di morte. I carabinieri del generale Dalla Chiesa — a fine gennaio 1979 — tanno irruzione in un alloggio di via Industria 20. E' un covo-base dell'organizzazione: vengono conservati documenti e armi ma, soprattutto, serve per ospitare i «soldati» che devono nascondersi. Ci sono, infatti, Rosaria Biondi e Nicola Valentino «emigrati» dal Sud al Nord con una condanna all'ergastolo per la strage di Patrica. Secondo gli inquirenti erano nel «commando» che ha massacrato il procuratore di Frosmono Fedele Calvosa e le sue guardie del corpo. Con loro c'è una tedesca di Francoforte, Ingeborg Kitzler, a Torino per lavorare come interprete alla Gondrand. L'appartamento risulta affittalo da Andrea Coi, ingegnere, militare di-leva ad Arezzo. Ed è in caserma che viene arrestato. Di lui gli inquirenti non sanno ancora nulla ma è personaggio tutt'eltro che secondario. Sarebbe stato lui a occuparsi dell «istruttoria « raccogliendo le notizie utili all'organizzazione per preparare l'agguato al vicedirettore de «La Stampa» Carlo Casalegno. Ma l'organizzatore della «cellula» sarebbe Giuseppe Mattioli, sar do di Bonarva trapiantato a Firenze che dal «comitato rivoluzionario toscano^ passa, non si sa per quale strada, al comando delle «bierre». Arriva a Torino per lavorare alla liliale della Roller (roulottes) di lungo Dora Siena ma la professione di rappresentante lo Interessa poco. L'attività cui dedica la maggior parte del suo tempo è l'organizzazione dei servizi «sedentari» doliti Brigate rosse. In corso Regina dirige la stamperia dalla quale escono I documenti dei terroristi. E custodisce l'arsenale de: killer spostando le armi da un «covo» all'altro per sfuggire ai carabinieri. Lo catturano in un alloggio di via Rossini, un palazzo anonimo, sulla strada che sbuca alla periferia di Nichelino. Con lui c'è la «maestrina» Angela Vai e Carmela Di Cecco che he stipulato il contratto d'affitto. Mattioli è un «capo» cui vengono riconosciute grandi capacità di organizzatore. Ma è anche un distratto oltre il consentito. Dice Palizio Peci: «Era remico del cuore di una delle sorelle Ca deddu, Carmela, e nella casa della donna na portato.un nastro su cui erano state registrate le chiamate della polizia» quando è stato scoperto il delitto degli agenti Lanza e Porceddu, assassinati mentre erano in servizio sul pulmino davanti alle «Nuove». Aggiunge Peci: «Ha dimenticato quella cassetta dalla Cadeddu. Ha fatto molto male e per questo si é beccato un rimprovero ufficiale del comando "bierre". DI fatto, sono finite nel guai le Cadeddu che con Il terrorismo non c'entravano per niente». Al processo di primo grado Claudia Cadeddu è assolta per insufficienza di prove; la sorella Carmela è condannata a sei anni per «partecipazione a banda armata». Due anni e 4 mesi e due anni e sei mesi per la Biondi e Valentino; 8 anni alla Kitzler; 9 anni e mezzo a Col, dieci a Mattioli. Al processo d'appello che inizia oggi sono difesi dall'avvocato Aldo Perla. Gli inquirenti catturano capi e gregari del terrorismo. In piazza Vittorio bloccano Patrizio Peci, marchigiano di San Benedetto del Tronto, a Torino per comandare i killer delle «bierre». Quando cade Raffaele Fiore diventa II coman¬ dante della colonna piemontese. E' il primo terrorista che si decide a svuotare II sacco e dal primo aprile 1980 comincia a riempire pagine su pagine di verbali. Racconta dell'organizzazione e dei suoi uomini, manda in galera decine di soldati», Il Inchioda tutti, uno dopo l'altro, indicando quale è stato il ruolo di ciascuno per ogni attentato. Le «Brigate rosse» perdono quel senso di mistero che aveva accompagnato la loro nascita e la loro crescita nel terrore. Al «processone» che va in appello da domani II personaggio principale è lui: va in aula per accusarsi e accusare. Lo condannano a 4 anni, un mese e 15 giorni di carcere. La sentenza sembra troppo pesante per un «pentito» del suo calibro. Degli altri 71 imputati sette (fra cui l'avvocato Sergio Spazzali), vengono assolti con motivazioni diverse, 5 non sono punibili in applicazione dell'articolo 309 per chi si è dissociato dalla lotta armata prima della cattura, gli altri subiscono condanne da un anno e mezzo a 17 anni di carcere. Lorenzo Del Boca