Il teatro teme per il suo futuro E' già ferma la legge della prosa

Il teatro teme per il suo futuro E' già ferma la legge della prosa Ripensamenti nelle ultime ore - Il punto di vista del settore privato Il teatro teme per il suo futuro E' già ferma la legge della prosa ROMA — Il via libera all'esame in commissione, della legge per il teatro di prosa (esame che precede il dibattito nelle aule di Palazzo Madama e di Montecitorio) ha subito un imprevisto rinvio. La commissione Pubblica Istruzione del Senato non ha nei giorni scorsi affrontato l'argomento, nonostante fosse prevista l'esposizione della nuova legge da parte del relatore, sen. Boggio, che ha presieduto per più di due anni i lavori per la compilazione dell'attuale testo concordato, tra l'altro, con gli esperti culturali dei partiti della maggioranza e l'avallo (non unanime) dei comunisti. Questo rinvio ha suscitato preoccupazione dietro le quinte dell'«industria teatro», non per niente 11 Giornale dello Spettacolo organo dell'Agis, dedica allo slittamento un articolo il cui titolo sintetizza le perplessità dei teatranti: «C/ii non vuole la legge sulla prosa?». Raggiunto a Vercelli, il sen. Boggio ci ha detto: 'Lordine del giorno per la seduta di mercoledì prossimo della "Commissione" è già stato fatto dal presidente sen. Bussi e tra i vari argomenti c'è la legge per il teatro. Se ne parlerà certamente anche se l'esame di questa legge-quadro non potrà esaurirsi in una sola seduta-. -Effettivamente — aggiunge il senatore democristiano — nelle ultime ore ho avuto sentore di ripensamenti che ritengo dovuti soprattutto a malintesi. C'è, tra l'altro, chi vorrebbe die la legge ignorasse l'attività amatoriale die, invece, deve essere tutelata e sostenuta dalle Regioni d'intesa con gli Enti locali. Questa è sì una legge per il teatro dei professionisti, ma prima di tutto deve essere la legge del' teatro italiano, e l'attività amatoriale rappresenta una componente imprescindibile». Dopo Ivo Chiesa, autorevole esponente dell'attività teatrale a gestione pubblica, abbiamo sentito su questa nuova situazione e sulla legge il parere di Lucio Ardenzl recentemente nominato presidente dell'Unione dei teatri privati. ■■Questa legge sta vivendo un momento critico. E l'aspetto assurdo è che tutti i problemi affiorati nelle ultime ore non sono così importanti da metterla In crisi. Non si tratta di scontri ideologici o politici, ma di semplici questioni con- cernenti "aree d'influenza". C'è in noi, del settore privato, la sensazione che non ci si renda conto della reale condizione di salute del teatro italiano. Se si analizzano le varie istituzioni, private e pubbliche, si scopre che gli aspetti negativi sono provocati dal difficile rapporto con lo Stato. Rinviare la legge significa bloccare l'attività futurar. •Siamo chiari — osserva Ardenzl —, il nostro timore è che l'interpretazione puramente formale sulla differen¬ ziazione in "municipali" e in: "regionali"degli attuali teatri a gestione pubblica, prevista, dalla legge, possa provocareuna spaccatura. Teatralmente la differenza non esiste.. Perché "municipali" sono quei teatri che hanno la possibilità di avere grandi conti-' nultà di repliche nella stessa, città, mentre i "regionali" non. hanno questa possibilità percui devono girare nell'ambitoi locale. «Non escludo l'opportunità di ritoccare la formulazione di qualche articolo, ma ribadisco che l'elencazione dei teatri municipali, dei teatri regionali e l'elezione del "Piccolo" al rango di "teatro' d'interesse nazionale" non sono motivi validi per fermare una legge che attendiamo da trent'annU. Per quanto riguarda il rai>porto fra il teatro privato e la legge, Lucio Ardenzi dice: «Con la nuova legge il teatro privato che finora è riuscito a sopravvh>ere proficuamente "alla giornata" potrà finalmente cominciare ad imjtostare una programmazione a medio termine come qualsiasi altra impresa seria. Nella legge ci sono ì presupposti perché il teatro abbia la possibilità di fiorire e di produrre "cose" nuove. E' una legge che tiene conto' dell'esistente, senza nulla precludere all'avvenire». Il teatro italiano ha oggi una sua identità politica. Il partito socialista è storicainqnte considerato il <■ padre» del teatro pubblico mentre la de ha adottato negli ultimi anni il teatro privato. «Non esageriamo — aggiunge Ardenzi —, l'alta professionalità\ artistica e imprenditoriale del settore privato ci è riconosciuta da tutti i partiti, compreso quello comunista. Non si può ignorare la nostra funzione». Ernesto Baldo

Persone citate: Ardenzi, Boggio, Ernesto Baldo, Ivo Chiesa, Lucio Ardenzi, Lucio Ardenzl

Luoghi citati: Roma, Vercelli