Squibb, serve un grande Marzorati nell'assalto alla Coppa Campioni di Gianni Menichelli

Squibb, serve un grande Marzorati nell'assalto alla Coppa Campioni Basket: la squadra di Cantò domani a Colonia in finale contro il Maccabi Squibb, serve un grande Marzorati nell'assalto alla Coppa Campioni La gente di Cantù, dalle tribune del «Pianella», continua a invocarlo col nomignolo di Pie rio.» o il diminutivo di Pierino, balzando in piedi inorridita ogni volta che un avversario poco rispettoso si azzarda a maltrattare questo etemo «bambino d'oro». Afa gli anni passano e l'ingegner Pierluigi Marzorati, classe 1952, bambino non è più. E' il capitano della Squibb, è un atleta maturo, con alle spalle una carriera lunga e una stanza di trofei piena di gloriosi soprammobili: una medaglia olimpica, due medaglie europee, due scudetti, tre' Coppe Korac, quattro Coppe delle Coppe. Un solo traguardo Marzorati non ha mai tagliato da vincitore: quello della Coppa dei Campioni, il più prestigioso del trofei internazionali per i club?, l'unico che Cantù non sia mai riuscito a fare proprio: eliminata nei quarti nel '69. con Stakovic in panchina e ^Siringa» Lynn a far ridere in campo; fuori in semifinale nel 76, quando la strada fu sbarrata dal colosso Mobllgirgi e da un velenoso arbitraggio dello svedese Eriksson al Pabellon di Madrid. Cantù e Marzorati hanno domani a Colonia l'occasione per colmare la lacuna. Per la Squibb (cioè Aldo Allievi, la sua famiglia «tuttobasket», Lello Morbelli, Alfredo Broggl, Bianchini, la squadra, la città) è questione di togliersi uno sfizio lussuoso, di cancellare uno zero che ormai pesa come un incubo sulla coscienza orgogliosa di uno del clubs per il resto più vincenti del continente. Per capitan Marzorati è forse qualcosa di più. Come non tutti sanno, l'ingegnere è da sempre il giocatore più amato e meno amato d'Italia. Venerato dai suoi tifosi, ammirato da tutti, ma criticato e deprezzato spietatamente da chi troppo spesso l'ha visto eclissarsi, nascondersi, forse arrendersi quando proprio la marcia in più del playmaker-leader avrebbe potuto o dovuto fare la differenza. Il dilemma insomma è in¬ credibilmente ancora aperto: a trent'anni, avendo vinto -quasi» tutto, avendo dimostrato in tutto il mondo di saper fare nel basket «quasi» tutto, Piero Marzorati ha ancora da spigarci — per dirla in parole brute — se dovrà passare alla storia come un condottiero vincente in assoluto o come un favoloso talento mai espressosi compiutamente. Domani l'ingegnere può spazzare via anche questo interrogativo, forse irriguardoso, cancellando quei «quasi», dimostrando di sapere anche vincere una Coppa del Campioni. Ognuno ha ancora negli occhi il primo tempo del match di Cantù di qualche settima- na fa fra Squibb e Maccabi: Marzorati scatenato, la partita subito saldamente nelle sue mani, gli israeliani travolti dal suo contropiede, dal suo tiro, dalla sua regìa ma soprattutto da uno spirito vincente, aggressivo, che troppo spesso l'ingegnere occulta nelle pieghe di un animo da bravo giovane ordinato e riflessivo. La Sport Halle di Colonia, domani, vedrà in campo un Maccabi certamente diverso da quello di Cantù, un Maccabi impegnato alla conquista della sua terza Coppa nel nome di tutto un popolo, per la gioia di tutte le comunità ebraiche d'Europa, che saranno massicciamente rappresentate anche a Colonia, come a Strasburgo un anno fa. A questo Maccabi, la Squibb dovrà contrapporre la sua personalità tecnica superiore, la sua difesa, la sua organizzazione offensiva, i suoi Flowers, Kupec, Innocentin, Riva, magari un pizzico dell'esperienza di Bariviera. rien trato dopo tre mesi d'assenza. E la maturità psicologica di una squadra che di finali di Coppa ne ha già giocate otto, vincendone sette. Ma anche e forse soprattutto un Marzorati super, un Marzorati leader, un Marzorati simbolo. Il ricco basket d'Italia non è campione d'Europa da sei anni: è tempo di tornare a gioire. Gianni Menichelli