Bukowski: «Sono il più grande assieme a Dostoevskij e Celine»

Bukowski: «Sono il più grande assieme a Dostoevskij e Celine» LA TELEVISIONE di Ugo Buzzo la n Bukowski: «Sono il più grande assieme a Dostoevskij e Celine» Qualcosa si muove nella produzione di telefilm italiani? La settimana scorsa abbiamo visto »Freddo da morire», un poliziesco niente male. Stasera è la volta di una serie umoristica. In entrambi i casi la finanziatrice è la Rai, e il lavoro è stato realizzato da case cinematografiche con la direzione di registi cinematografici (per il thriller Mario Cajano, per la serie umoristica Vittorio De Sisti). Famiglia «pazxerellona» — /( ciclo di stasera sulla rete I è Casa Cecilia, al quarto episodio. Protagonista è una famiglia borghese un po' eccentrica, incasinata, di idee aperte, senza problemi finanziari (!) in quanto il padre si permette dt fare soltanto lo scrittore di libri gialli-ma in compenso la madre fi la dentista e guadagna un sacco di soldi. Ci sono tre figli, una signorina, un giovanotto e un ragazzino pestifero. Non manca la domestica fedele, e Invece, grave lacuna, manca il cane o il gatto. Il quadretto di base è piuttosto ingenuo e convenzionale e ricorda la famiglia tipo di quei telefilm americani che si abbattono a raffica sulla Rai e sulle tv private. Però bisogna dire che gli autori del testo. Lidia Ravera ed Emanuele Vacchetto, riescono di quando in quando ad immettere nello stantio cliché battute che vanno a segno e situazioni parodistiche che funzionano. L'episodio di stasera si incentra sul fidanzamento della figlia con un nobile italo-tedesco figlio di un industriale; t guai esplodono nell'incontro con gli arroganti conti magnati che sono di un reazionario abominevole e affermano: mi comunisti che ci piacciono sono quelli morti». E' chiaro che le intenzioni non sono quelle di ritrarre la realtà di un nucleo borghese di oggi. Anche sull'umoristico, la musica sarebbe ben diversa. C'è l'intenzione di entrare in concorrenza con la produzione leggera straniera, spesso mediocre, opponendo un prodotto nostrano dignitoso, un telefilm tradizionale di consumo ma con un qualcosa in più. Levigata la regia; si richiederebbe maggiore ritmo e un taglio piti secco. Corretta la recitazione; un elogio a Delia Scala che ha saputo passare con sciolta autorevolezza al ruolo dt madre. Per conclude¬ re, ripeto quello che ho detto del thriller di Cajano: ci manca l'esperienza, ma siamo sulla strada buona; se cinema e tv troveranno duraturi accordi, il telefilm sarà anche italiano. Ubriacone e sporcaccione — Bukowski, l'autore di 'Storie di ordinaria follia» è comparso a Mixer in un servizio .girato in America. Con gli occhi semi-chiusi, il naso spugnoso, la faccia segnata di cicatrici, il bicchiere in mano, Bukowski, che si è definito pessimista, misantropo e sporcaccione, si è limitato a raccontare quello che si legge nei suoi libri e si è preoccupato di recitare la parte dello scrittore maledetto che beve e scrive, scrive e beve, diviso tra il frigorifero dove sta la birra e il water dove vomitarla. Ha di- chlarato di essere il più grande scrittore del mondo assieme a Dostoevskij e Celine... Uno sketch firmato Bukowski. Per il resto Mixer si è sferrato nel suo veemente galoppo alternando cose divertenti, cose non accettabili o così e così. Diverten te — per il personaggio: un rotondo e grave signore che si qualifica gaudente *senza esibizionismi» — l'intervista al ministro De Michette; non accettabile l'opinione politica di un minuto e mezzo che non ha detto nulla e non ha spiegato nulla; non accettabile la sbrigativa statistica sull'onestà dei commercianti; e cosi e cosi {Inchiesta, troppo affastellata, sull'educazione sessuale nelle scuole, argomento che meritava un'altra grinta.

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