In crisi il «cimitero» delle navi Due i cantieri chiusi a La Spezia di Bruno Marchiaro

In crisi il «cimitero» delle navi Due i cantieri chiusi a La Spezia Il settore delle demolizioni sta perdendo colpi dall'estate scorsa In crisi il «cimitero» delle navi Due i cantieri chiusi a La Spezia LA SPEZIA — Questo è 11 golfo dove le navi vengono a morire, il cimitero di superbi transatlantici, Imponenti petroliere, arditi scafi da guerra, fatti a pezzi nel cantieri di demolizione. Sei cantieri che costituiscono l'60 per cento del settore In Italia: circa 500 operai, oltre 1000 occupati, considerando l'indotto. E non va dimenticato 11 florido commercio del mobile navale, che ruota attorno alle demolizioni, e degli oggetti di recupero. .Un settore1; quindi, QUellp della demolizione navale, che ha un suo peso nell'economia spezzina e una tradizione che è un po' 11 vanto di questa città a vocazione marinara. E ora questa importante fonte di reddito è in crisi. Due cantieri sono già chiusi, con 120 dipendenti in cassa Integrazione a zero ore; gli altri, hanno scorte di lavoro per due, tre mesi al massimo. Le cause sono parecchie, lontane e vicine: a cominciare dalla forte salita del dollaro, dalla recessione Intemazionale, sino alla crisi della siderurgia nazionale, al costo del lavoro, a un vuoto legislativo che attualmente interessa pesantemente 11 settore navale. L'alto prezzo del dollaro ci toglie la possibilità di essere competitivi sul mercato mondiale della demolizione, le navi in disarmo finiscono nel cantieri dell'Estremo Oriente. •Le navi vanno a morire dove le pagano di più — dice Luclano Lotti, presidente dell'unione Italiana demolitori navali —."Noi offrendo 50 dollari la tonnellata, non possiamo certo essere competitivi, perdiamo tutto, perfino le nostre navi». Ma c'è un motivo più vicino e Immediato alla base della crisi de! settore, ed è il mancato rinnovo della legge che fissava contributi per la demolizione di vecchie navi e la costruzione di nuove. La normativa è scaduta 11 31 dicembre 1080, nel gennaio di quest'anno è stato proposto un nuovo disegno di legge ma 11nora non è stato approvato. «/ primi sintomi della crisi si sono avvertiti la scorsa estate — dice Luciano Lotti — la mancanza di agevolazioni statali ci ha impedito acquisti di navi in disarmo; qualche cantiere è andato avanti con le scorte ma ormai siamo alla fine. La crisi coinvolge tutto il settore della marineria: i costruttori, gli armatori e noi demolitori. Le navi americane e russe e)ie venivano a morire nel golfo di La Spezia, vanno a morirà nel porti cinesi e giapponesi». Possiamo aggiungere fra le cause della crisi anche qualche inefficienza tecnica e organizzativa del cantieri di demolizione? •Siamo all'avanguardia come tecnologia — precisa Raffaele Marciano, presidente dell'associazione piccola e media Industria — e possiamo anche dire che nei nostri cantieri la macchina non ha sostituito l'uomo. La tecnologia ha reso possibile una maggiore e migliore produttività, se il settore è in crisi lo si deve alla situazione gene-, rale del nostro Paese e alla mancanza di leggi protettive». La tradizione del cantieri di demolizione di La Spezia risale agli inizi del secolo, ma 11 «lancio, del settore è avvenuto subito dopo la fine dell'ultima guerra. «Siamo favoriti perché vicini al grandi centri di consumo dell'acciaio — dice Marciano — e possiamo contare su una manodopera specializzata cresciuta in casa, nei nostri cantieri». Qui sono venute a morire le più prestigiose navi passeggeri e da guerra del mondo: la portaerei francese Bearn, la corazzata Richelleu, 1 nostri Incrociatori Duca degli Abruzzi e Montecuccoll, le corazzate Duilio, Dorla, Vittorio Veneto e Littorio, 1 transatlantici Llberté, Biancamano, Conte Grande e Giulio Cesare e ora 11 gigante Leonardo da Vinci. Bruno Marchiaro

Persone citate: Biancamano, Conte Grande, Leonardo Da Vinci, Luciano Lotti, Luclano Lotti, Marciano

Luoghi citati: Estremo Oriente, Italia, La Spezia, Vittorio Veneto